Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Che in Italia si fosse divisi su tutto, lo si sapeva dal '48. Da allora c'è sempre stato un clima da curva nord contro curva sud. E fino agli anni '80 non si poteva dire che il nostro fosse un caso isolato: la "guerra fredda" era combattuta da due schieramenti che formalmente non hanno acceso fuochi devastanti ma le cui scintille hanno innescato parecchi fuocherelli in ogni angolo del Mondo. Uno di questi fuochi sembra sia ancora ardente nel nostro Paese, unico caso sul pianeta dove la "guerra fredda" è continuata ignorando i cambiamenti (spesso drammatici) della storia.
Eppure non siamo stati gli unici ad essere devastati dalle contestazioni, dalla violenza e dai lutti.
Anche la Germania e la Francia, con matrici ed in forme diverse, hanno registrato fenomeni molto simili. Eppure non credo che a un qualsiasi leader politico francese o tedesco colpito da una sentenza della magistratura (giusta o sbagliata che sia) possa venire in mente di associare la sua vicenda a tragiche storie del passato. Cosa succederebbe, ad esempio, se un tedesco accostasse la sua immagine alla triste foto di Hanns Martin Schleyer e la sbandierasse in piazza?
Non so quale sarebbe la reazione dell'opinione pubblica, ma di certo so che la cosa non potrebbe accadere. Per quale motivo? Perchè in Germania (così come in Francia) hanno avuto il coraggio, istituzioni e società, di misurarsi con la loro storia, di contestualizzare gli anni della lotta armata confinandoli all'interno di un recinto nel quale ciascuno ha fatto un mea-culpa, ciascuno si è assunto la sua parte di responsabilità. Non sarebbe stato possibile, altrimenti, realizzare film come Anni di piombo e La banda Badeer Mainhoff.
Invece da noi quei tragici eventi sono serviti per fare i conti con gli avversari politici, strumentalizzare il futuro sapendo che ognuno ha una parte da tutelare. Un segreto condiviso che permette a ciascuno di attribuire colpe all'avversario politico impedendo, di fatto, di confrontarsi sul problema politico attuale.
Quale è la differenza? Molta. Solo per fare degli esempi recenti possiamo ricordare chi manda le lettere anonime ad assessori che gli hanno negato una concessione edilizia o del professore che, sul lunotto posteriore della sua auto, espone un appello alle Brigate Rosse. Perchè nessuno di loro sa il perchè una fetta di una generazione prese le armi e perchè il loro progetto politico fallì. Oppure degli imbecilli che, per eccessivo uso della memoria, sfilano fino alla ex sede del MSI di Padova e con cerimoniale degno di un celebroleso urlano: "Camerata Graziano Giralucci. Presente" (con annesso saluto romano, come ripreso dal bel documentario di Silvia Giralucci 'Sfiorando il muro'.
O come, per stare sulla cronaca di queste ore, hanno pensato bene di fare altrettanti imbecilli politici esponendo in strada davanti a Palazzo Grazioli (quindi un luogo istituzionale) un fotomontaggio della famosa polaroid che ritraeva Aldo Moro nella sua lunga prigionia: Silvio Berlusconi con lo stendardo delle BR sullo sfondo e in primo piano la scritta "prigioniero politico". Non è la prima volta che i servi del cavaliere utilizzano questi termini (>Qui un altro caso del 2011<) e non sarà l'ultimo.
Credo che il terreno di scontro dei prossimi mesi, sarà proprio questo.
Lo spettro del terrorismo è stato già troppe volte evocato invano. Se non è successo nulla è perchè non può succedere nulla, dato che le condizioni sono infinitamente diverse rispetto a 30 anni fa. Paradossalmente c'è più crisi, ma non fu la crisi a far intraprendere a tanti giovani la strada della violenza come strumento per fare politica. Fu la convinzione che un altro futuro era possibile, l'idea che la società potesse volare e che era necessario rompere le catene.
Oggi chi ha più il pensiero rivolto al futuro? Chi vuol togliere le catene? Chi vuole più volare?
Non essendoci fenomeni da strumentalizzare, non resta che strumentalizzare il passato, il che fa sempre un certo effetto.
Non succederà nulla di terribile, se non che la politica si allontanerà sempre più dalla gente ed il dibattito si abbasserà scendendo ancora di livello.
La commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati ha dato il via libera per l'istituzione di una nuova Commissione d'inchiesta sul caso Moro. Si tratta, a mio avviso, di un'iniziativa diversa dalle precedenti e che proprio per le sue caratteristiche distintive, potrebbe essere efficace.
In primo luogo non ha la pretesa di affrontare un argomento così complesso in tutta la sua vastità. Dovendosi occupare esclusivamente della fase finale della vicenda (cosa ha determinato la decisione in extremis delle BR di uccidere il prigioniero) può concentrare le sue forze su pochi eventi ma andare più a fondo. Ad esempio, senza dover andare a cercare troppo lontano ad esempio >negli archivi della STASI<, potrebbe bastare chiedere la desecretazione di oltre un centinaio di faldoni sul caso Moro tutt'ora secretati al Ministero degli Interni. E credo che ne uscirebbero delle belle. Ad esempio mi piacerebbe sapere cosa c'era scritto di tanto compromettente su quella mappa di via Caetani che è stata secretata oppure in quella lettera del dirigente del I Distretto di Polizia (quello che intervenne in la mattina del 9 maggio) al Ministro dell'Interno. Prima di spendere soldi per cercare risposte improbabili lontano da casa, spostiamo i tappeti di casa nostra...
In secondo luogo, la Commissione si è data un arco temporale molto breve (solo 18 mesi) ed un budget molto ridotto: 30.000 euro, diviso i 18 mesi, fa circa 1.666 euro/mese, poco più dei rimborsi benzina per chi farà le indagini.
E' vero, abbiamo speso molti soldi in passato e nonostante la maggiore vicinanza degli eventi non è emerso nulla di sconvolgente rispetto a quanto appurato in fase processuale. Ma stavolta ci sono elementi nuovi che possono, almeno in parte, permetterci di chiarire meglio il ruolo dello Stato nel determinare la morte di Moro.
Intendiamoci. Probabilmente nessuno andrà più in galera, forse qualcuno resterà deluso da un nuovo pezzo di verità forse difficile da digerire per chi ha difeso fino ad oggi ad oltranza la linea della fermezza. Nei discorsi celebrativi tutti parlano di volersi impegnare per conoscere le zone d'ombra che ancora ci sono: non perdiamo questa occasione, per le vittime, per i familiari e per l'intero Paese.
Questo il lancio ANSA del 17 Ottobre:
Moro: Grassi, la verità non é ancora questione di storici Politica, cioé coscienza del Paese, faccia i conti con passato (ANSA) ROMA, 17 OTT – “La commissione Affari costituzionali della Camera prosegue l'esame della proposta di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sul Caso Moro, la prossima settimana é atteso il primo via libera per il voto dell'Aula”. Lo spiega il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Gero Grassi, il quale aggiunge che “La proposta, condivisa da tutti i gruppi, prevede che i lavori della commissione, composta da trenta deputati, siano conclusi entro diciotto mesi dal suo insediamento, la presentazione di una relazione sulle risultanze delle indagini, e quantifica le spese per il suo funzionamento in 30.000 euro l'anno, ponendole a carico del bilancio interno della Camera: per i commissari nessun contributo aggiuntivo. Spero che questo metta a tacere le fragili polemiche sui costi di questo organismo parlamentare”. “Come ha spiegato il relatore del provvedimento, Gianclaudio Bressa, i 55 giorni del sequestro di Moro si sono trasformati in un ‘luogo paradossale’ della memoria italiana. Da allora si sono celebrati cinque processi, sono state istituite due commissioni parlamentari d'inchiesta, si é accumulata una sterminata produzione di testi, studi, ricerche, libri. Ma oggi sono emersi elementi di novità che riguardano azioni e omissioni e che ruotano sul sospetto, sempre più connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. É tempo di definire una verità credibile sulla vicenda: e prima che tutto questo diventi materia solo degli storici é bene che la politica, cioé la coscienza del paese, cerchi ulteriori possibilità di poter fare i conti con il passato”.
Un caro amico che vive in america mi ha segnalato una perla del consulente (?) americano che è recentemente tornato alla ribalta dopo l'intervista a Radio24 nella nuova trasmissione di Minoli.
Si tratta di un necrologio molto particolare scritto poco dopo la morte di Gallinari ed a lui dedicato. Non sono i contenuti che lasciano perplessi, almeno quelli nei riguardi dell'ex brigatista, quanto una serie di considerazioni a margine sulla politica e sui politici italiani, pesanti insulti contro Aldo Moro e una buona parola anche per Silvio Berlusconi.
Ed anche la forma. Appare un vomitare di bile, di odio represso per 35 anni che, frnacamente, da uno che colleziona best-seller non ci saremmo aspettati. almeno io.
In questo >PDF< trovate un mio articolo di analisi del testo ed il link dell'originale.
Stamattina nel corso della trasmissione Mix24 in onda su Radio24, GiovanniMinoli ha itnervistato Steve Pieczenick, il consulente americano esperto diterrorismo e di mediazioni in caso di rapimento di ostaggi che fece da consigliere personale al Ministro dell'Interno Cossiga nella gestione della crisi dei 55 giorni del rapimento Moro.
Sostanzialmente ribadisce le cose che ebbe modo di raccontare al giornalistafrancese Emmanuel Ammarà che pubblicò un libro in Francia nel 2007 e che poi il successivo anno fu tradotto in italiano da Nicola Biondo ed uscì per Cooper.
Di per se non mi sembra vi siano sconvolgenti novità. Ricordo anche che neldocumentario francese si vede Ammarà che fa visionare il DVD della registrazione delle parole di Pieczenick a Francesco Cossiga chiedendogli un commento. E l'emerito, con uno sguardo molto serio, disse che era tutto vero. Ma non successe nulla. Come sempre.
Nei lanci di agenzia si legge che il PM Palamara avrebbe chiesto alla DIGOSdi acquisire l'intervista da Radio 24. Sorrido perchè l'audio di queste grossetestate è reperibile facilmente online grazie ai podcast (ed infatti nell'area riservata di Vuoto a perdere c'è già da un paio di ore) e quindi immagino i solerti funzionari della Polizia che si recano presso la sede dell'emittente per chiedere un "nastro" che è di pubblico dominio...
Ma quello che mi ha colpito di più è l'articolo di >Lettera43< che fa riferimento alle altre vicende sulle quali Palamara è impegnato a cercare di fare chiarezza. In primis sulla questione degli orari delritrovamento del cadavere di AldoMoro. E Lettera 43 fa un riferimento specificoall’intervista a Piera Degli Esposti che fu mandata in onda dal TG5 nella prima settimana di luglio, qualche giorno dopo l’uscita dell’inchiesta. L’attrice ha raccontato di essere stata tutta la mattina in via Caetani (e sottolineo tutta perché dice diessersi alzata presto, di aver fatto colazione nei pressi di via Caetani e di essere andata via pochi minuti prima del rinvenimento della R4), per molto tempo addirittura appoggiata sulla Renault rossa e di non aver mai visto né artificieri tantomeno uomini politici in via Caetani.
Questa cosa, secondo me, inizia ad essere seria e a lasciar intravedereconnotati molto più pesanti di quanto apparirebbe a prima vista, e cioè un semplice dettaglio. Non dimentichiamo che Vito Raso ha detto di aver visto versole 11, nei pressi della R4 una ragazza vestita in modo alternativo, alta, capelli neri non corti che si avvicinò e gli chiese: “E’ vero che in quella macchina c’è il cadavere di Moro?”
Io direi che può davvero valer la pena approfondire, anche perché nelracconto dell’attrice almeno due cose non tornano per nulla e, casualmente, entrambe hanno a che fare con il fattore tempo. Per carità, la memoria può fare brutti scherzi a distanza di 35 anni e capisco che alcuni dettagli Piera Degli Esposti non possa contestualizzarli in maniera così precisa dopo tanto tempo.
Ma lasciatemi una riflessione: Raso racconta di un particolare importante (perchéla ragazza fa riferimento a Moro) e nessuno lo coglie. Dopo pochi giorni però una donna (ragazza all’epoca) nel TG più importante di Mediaset smentisce la versione di due artificieri sull’orario del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro.
E’ tutto frutto di sola casualità?
A scanso di equivoci: non voglio concludere (anche perchè non lo penso) che Piera Degli Esposti fosse la ragazza vista da Vito Raso verso le 11 in via Caetani, o che l'attrice abbia detto il falso. Dico solo che c'è un passaggio che mi sfugge, considerando che a quel particolare raccontato da Vito Raso per me e per Paolo Cucchiarelli non è stata data la giusta importanza...
Ieri è stata presentata al Senato la proposta di istituire una Commissione Parlamentare bicamerale sul caso Moro, firmatari i senatori Luigi Compagna (Gal), Miguel Gotor (Pd) ed Emma Fattorini (Pd). >Leggi<
Leggo oggi sull'Huffington Post una dichiarazione di Gotor sulle motivazioni che giustificherebbero, anzi renderebbero necessaria, l'istituzione di una nuova Commissione d'Inchiesta. In primo luogo la possibilità di accedere a nuovi documenti provenienti dagli archivi custoditi oltre cortina, in secondo luogo perchè
"La commissione deve avere un dublice obiettivo, a mio parere. Da un lato penso sia un obbligo morale e civile fare il possibile per raggiungere una verità storica credibile, lo dobbiamo all'opinione pubblica, alla famiglia, alla Repubblica. C'è poi una seconda utilità civica: diradare le nebbie della dietrologia e provare a restituire credibilità alle Istituzioni"
Sembra di intravedere il vecchio ritornello che vuole uno Stato "bello e impossibile" alla mercè di potenze cattive dell'est che hanno manipolato un branco di eterodiretti prezzolati che per oltre un decennio hanno fatto finta di fare la rivoluzione.
E poi una cosa, sinceramente, non la capisco. Ma sarà colpa mia che sono limitato. Una Commissione dovrebbe provare ad acquisire nuovi elementi e magari provare a rispondere a delle nuove domande: ma perchè mai queste risposte dovrebbero "restituire credibilità alle Istituzioni"? Dipende. Potrebbero anche generare l'effetto opposto.
A meno che la ricerca non sia condotta teleguidandola verso un obiettivo "politico". E allora sarebbe inutile spendere soldi pubblici per arrivare ad una conclusione che si può raggiungere in una riunione dei capigruppo.
Ma siamo in Italia e di questi tempi tocca accontentarsi.
Sarò un illuso ma mi chiedo: ma perchè mai andare a trovare le risposte negli archivi lontani quando basterebbe poter leggere le nostre, di carte?
Cominciamo a desecretare i documenti che nell'inchiesta sugli orari del 9 maggio '78 sono stati trovati nei nostri archivi di Stato (provenienti dal Ministero dell'Interno) e poi ne riparliamo.
Chiunque proponga di avvicinarsi alla verità, parta da qui. Sarebbe già un bel passo avanti.
I deputati del PD Giuseppe Fioroni e Gero Grassi hanno scritto una lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini, per chiedere ''la liberalizzazione di tutti gli atti e i documenti relativi al rapimento e all'omicidio di Aldo Moro".
Fioroni e Grassi hanno recentemente promosso l'istituzione di una commissione d'inchiesta sul delitto del presidente della Dc alla luce dei nuovi elementi emersi da alcune inchieste giornalistiche, invitano inoltre la presidente Boldrini ad adoperarsi affinché il Ministero degli Interni renda consultabile la documentazione archiviata all'epoca dei fatti dall'allora servizio segreto civile, il Sisde, e conservata presso quella che l'ex presidente della Commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, definì la ''segreteria speciale del Ministero degli Interni'' .
Nella lettera, un passaggio specifico, fa comprendere come si possa realmente mostrare la volontà di trovare la verità, con un gesto semplice e rapido. Senza attendere i lunghi tempi di una commissione parlamentare. ''In attesa che la Camera possa discutere la nostra proposta di legge ed avviare l'iter per l'avvio di una nuova Commissione d'inchiesta, chiediamo un'operazione di trasparenza - spiegano Grassi e Fioroni - per avviare un processo di conoscenza ed approfondimento in grado di determinare, noi auspichiamo quanto prima, la verità storica sul rapimento e sull'omicidio di Aldo Moro. Il raggiungimento della verità storica è un atto di giustizia nei confronti della famiglia Moro e di tutti gli italiani che credono nella libertà e nella democrazia''.
Sono 35 anni che in ogni anniversario ascoltiamo le solite parole. Un paio di anni fa il Presidente Napolitano si appellò addirittura a complicità internazionali. E forse la soluzione era in un archivio da egli stesso custodito quando era al Viminale...
Ritorna alla ribalta la vicenda del rapimento di Roberto Peci, fratello del primo pentito delle BR Patrizio. Questa volta a parlare è direttamente Giovanni Senzani, leader di quelle BR-PG che gestì l’operazione. In un’intervista su liberatv (> vedi< ) parla in maniera piuttosto esplicita delle motivazioni che portarono le BR a rapire ed uccidere il “fratellino” dei Peci: "Non uccidemmo Peci per vendetta" "Dell'esecuzione esiste solo un'immagine polaroid ed era finalizzata a far conoscere la conclusione del sequestro. C'è, precedente, il filmato dell'interrogatorio. Il resto è invenzione. Con le Br sono responsabile, e condannato, per quel sequestro e quell'esecuzione. Ma la nostra iniziativa non era ispirata alla vendetta, bensì alla volontà di far emergere i lati oscuri di una vicenda complessa legata all'arresto di Patrizio Peci, alla morte dei quattro compagni di via Fracchia a Genova, ai ruoli dalle persone coinvolte nella vicenda". Quando nel 2009 scrissi un > post< per ricordare come di quella vicenda non se ne conoscano ancora i risvolti reali, e lo feci dopo essermi informato da Giorgio Guidelli un giornalista serio che ha attinto informazioni dai protagonisti diretti, Roberta Peci (figlia di Roberto, nata dopo la morte del padre) mi insultò invitandomi a stare zitto ed informarmi meglio. Adesso ne parla anche Senzani, che in 32 anni di questa vicenda non ne ha mai parlato neanche con se stesso. E di cosa parla? Di lati oscuri legati all’arresto di Patrizio Peci e la conseguente strage operata dai Carabinieri di Dalla Chiesa in via Fracchia. Nei suoi documentari, Roberta Peci racconta di aver scritto a Senzani senza ricevere rispose alle sue lettere. In un video documentario “ La via di mio padre” incontra Alberto Franceschini (che fu uno di quelli in carcere che si espresse per la morte di Roberto Peci ed il Partito Guerriglia guidato da Senzani altri non era che l’espressione della linea dei brigatisti detenuti, Franceschini e Curcio in primis) e gli chiede se può essere importante insistere nell’incontrare Senzani per parlare di ciò spinse le BR a compiere quell’atroce delitto (minuto 3.40 circa). La risposta dell’ex brigatista suona più o meno così: “ Sarebbe fondamentale se tu riuscissi a parlargli. Io temo che lui farà di tutto per non incontrarti, però tu devi fare di tutto per potergli parlare perché lui ti deve delle cose, ha un debito morale. Poi dica quello che deve dire, non è che uno voglia imporgli delle cose… Se ti devo dire la verità, non lo conosco ma la persona non mi sta simpatica per niente. Non è mai stato un personaggio molto rispettato o amato.” A parte il solito show di Franceschini che continua a vedere tradimenti in tutti i leader brigatisti che vennero dopo di lui, l’invito è chiaro. Ha il dovere di dirti, ma non ti aspettare che dica cose imposte dalla verità ufficiale. Oggi Senzani ha accennato qualcosa, senza che nessuno glielo imponesse. E non parla delle solite menate della versione ufficiale. Dalle sue parole si intuisce che c’è di più. Molto di più. Non sono abituato alle dietrologie, ma in certi casi mi piace fare ipotesi di fantapolitica. Ad esempio si potrebbe pensare che le BR di Senzani rapiscono Roberto per svelare cosa c’era dietro all’arresto di Patrizio (con conseguenti contropartite per tutti) e dare così un colpo letale alla legge sui pentiti che avrebbe creato molti danni (come fu) all’Organizzazione. Il rapimento era dimostrativo, era un modo per avvisare lo Stato che potevano far saltare un po’ di teste. Ma Roberto parla e le BR pensano di poter sfruttare fino in fondo la loro arma. A questo punto lo Stato si tira indietro e adotta la linea dura e alle BR non resta altro che ammazzare un prigioniero che se liberato avrebbe potuto determinare delle situazioni di instabilità. Ad essere maligni si potrebbe anche pensare che nell’accordo trovato con i servizi per la liberazione dell’allora assessore ai Lavori Pubblici della Campania Ciro Cirillo (24 luglio, con un riscatto miliardario intascato da Senzani) rientrasse la necessità di assicurarsi il silenzio sia delle BR che del loro “pericoloso” prigioniero. Questa è sicuramente fantapolitica, ma ciò che tutt'ora sappiamo di questa orribile vicenda, non si può certo definire realtà.
E' da poco uscita su tutte le agenzia la notizia che tutti i capigruppo e una novantina di parlamentari hanno fatto richiesta di istituire una nuova Commissione d'Inchiesta sul caso Moro. Parrebbe l'ennesimo atto burocratico, la classica perdita di tempo che nel tentativo di far luce su una vicenda così complessa inonda gionalisti, storici, magistrati di nuove acquisizioni che contribuiscono a sollevare il polverone. E invece, parrebbe proprio di no. Dalle parole del comunicato: " Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul 'caso Moro'. Sembrano emergere rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata." Ragion per cui, se questa Commissione si farà, e con tutti i capigruppo firmatari la cosa appare quasi scontata, l'oggetto d'indagine sarebbe molto preciso e limitato nel tempo. Ciò che è, o non è, stato fatto per evitare la morte del Presidente della DC. E cioè verificare se ci siano state delle omissioni che hanno contribuito ad accelerare o addirittura a spingere i brigatisti ad assassinare Moro. Non mi sembra una novità da poco perchè questa volta, a differenza delle altre, sotto i riflettori non ci saranno i brigatisti ma uomini dello Stato. Perchè è evidente che le azioni ed omissioni si riferiscano a chi avrebbe potuto (o dovuto) salvare Moro. A questo punto la questione degli orari riveste importanza vitale perchè, come abbiamo sottolineato nell'inchiesta, non c'era motivo di nascondere alla nazione il ritrovamento del cadavere di Moro ben prima delle risultanze ufficiali. Se è stato rapito anche il cadavere di Moro, deve essere stato per un qualcosa di molto prossimo alla "ragion di Stato". Manlio Castronuovo e Paolo Cucchiarelli I testi delle agenzie.MORO:PROPOSTA PER ISTITUIRE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA (AGI) - Roma, 5 ago. - "Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione di Aldo Moro e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente". E' una delle 'spinte' alla base della proposta di legge per l'istituzione di una Commissione Parlamentare d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, che ha come primi firmatari gli onorevoli Giuseppe Fioroni e Gero Grassi, e porta anche la firma dei capigruppo del PD Speranza, PDL Brunetta, SEL Migliore, Scelta Civica Dellai, Fratelli d 'Italia Meloni, Centro Democratico Pisicchio, del Vicecapogruppo della Lega Nord Pini, e poi di Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati in rappresentanza di tutti i gruppi.(AGI) red/Gim (Segue) 051227 AGO 13 MORO:PROPOSTA PER ISTITUIRE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA (2) (AGI) - Roma, 5 ago. - "Il 16 marzo 1978, giorno del rapimento dell'on. Aldo Moro e dell'omicidio della scorta e il 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del cadavere di Moro in via Caetani, sono - affermano i promotori - date indelebili nella memoria degli italiani. A 35 anni di distanza il caso Moro e' ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Per accompagnare questa inesauribile sete di verita', per cercare di fare luce su aspetti inediti, emersi anche recentemente per iniziativa di alcune Procure ed infine per il dovere che come parlamentari sentiamo nei confronti della nostra storia e nei confronti delle generazioni future, chiediamo l 'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sulcaso Moro. Sembrano emergere – proseguono Fioroni e Grassi - rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verita' e' uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilita' delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verita' vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la liberta' e proprio per questo non temono la verita'". "Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull'evento, ancora oggi - sottolineano - esiste una reticenza generale a discutere del Caso Moro , di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e 9 maggio".(AGI) red/Gim Moro: Fioroni-Grassi, istituire commissione inchiesta. Proposta firmata da 6 capigruppo e 90 deputati (ANSA) - ROMA, 5 AGO - Istituire una commissione di inchiesta sul caso Moro, per chiarirne ''i misteri e gli enigmi''. L'iniziativa e' dei deputati del Pd Giuseppe Fioroni e Gero Grassi: la loro proposta di legge ha avuto un larghissimo sostegno: e' stata sottoscritta dai capigruppo del PD Speranza, PDL Brunetta, SEL Migliore, Scelta Civica Dellai, Fratelli d'Italia Meloni, Centro Democratico Pisicchio, dal vice capogruppo della Lega Nord Pini, da Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati. "A 35 anni di distanza - sostengono Fioroni e Grassi – il caso Moro e' ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul 'caso Moro'. Sembrano emergere rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verita' - aggiungono -e' uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilita' delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verita' vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la liberta' e proprio per questo non temono la verita'". "Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull'evento, ancora oggi esiste una reticenza generale a discutere del 'Caso Moro', di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e 9 maggio. Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione dello statista Dc e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente", concludono.(ANSA). 05-AGO-13 12:27 MORO. COMMISSIONE INCHIESTA, TUTTI FIRMANO PDL GRASSI-FIORONI (DIRE) Roma, 5 ago. - La proposta di legge: "Istituzione di una Commissione Parlamentare d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro", primi firmatari gli onorevoli Giuseppe Fioroni e Gero Grassi, e' stata firmata dai capigruppo del Pd Speranza, Pdl Brunetta, SEL Migliore, Scelta Civica Dellai, Fratelli d 'Italia Meloni, Centro Democratico Pisicchio, dal Vicecapogruppo della Lega Nord Pini, da Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati in rappresentanza di tutti i gruppi. In una nota i due esponenti del Pd spiegano che "il 16 marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro e dell'omicidio della scorta e il 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del cadavere di Moro in via Caetani, sono date indelebili nella memoria degli italiani. A 35 anni di distanza il "caso Moro" e' ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Per accompagnare questa inesauribile sete di verita', per cercare di fare luce su aspetti inediti, emersi anche recentemente per iniziativa di alcune Procure ed infine per il dovere che come parlamentari sentiamo nei confronti della nostra storia e nei confronti delle generazioni future, chiediamo l 'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul 'caso Moro'". "Sembrano emergere rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verita'- aggiungono Gero Grassi e Beppe Fioroni- e' uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilita' delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verita' vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la liberta' e proprio per questo non temono la verita'. Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull'evento, ancora oggi esiste una reticenza generale a discutere del 'Caso Moro', di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e 9 maggio. Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione dello statista Dc e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente. La verita' sulla storia di un popolo ne rafforza l'identita' e lo proietta nel futuro saldamente ancorato alla liberta' e alla democrazia". (Rai/ Dire) 12:06 05-08-13
Questo è un comunicato con cui Vito Raso spiega meglio la sua decisione di chiudere la porta a discutere della sua testimonianza al di fuori delle sedi competenti. La scelta è stata dettata dal pessimo comportamento di alcuni rappresentanti della stampa che hanno causato anche dei seri problemi personali.
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Ho raccontato la mia esperienza di anti-sabotatore in un libro per far capire anche agli altri cosa vuol dire uscire al mattino con l’obiettivo di salvare la vita di gente innocente. E, questo, negli anni ’70, quando i residui bellici inesplosi erano ancora numerosissimi e gli attentati politici riempivano le pagine dei giornali. Ho partecipato con attenzione al lavoro di approfondimento di Cucchiarelli e Castronuovo fornendo loro ogni informazione in mio possesso per trovare riscontri al fatto che il mio intervento di artificiere fu richiesto sicuramente prima delle 11 del mattino. Ho dedicato del tempo, fatto ricerche e sacrificato la mia famiglia come è già capitato in passato quando si trattava di questioni di lavoro importanti. Perché quando ho saputo che i conti degli orari non tornavano, ho pensato fosse giusto dare il mio contributo. In questi giorni ho sentito di tutto. Che ero stato pagato, e passi. Che ho mentito, e passi pure questo. Che l’ho fatto per smania di protagonismo. E va bene, ho le spalle larghe. Ma di fronte al comportamento disgustoso di alcuni giornalisti che hanno perseguitato me e la mia famiglia, con quell’arroganza e quella maleducazione dalle quali ho sempre mantenuto le distanze in tutta la mia vita. A queste condizioni, io non ci sto. Non esiste un personaggio Vito Raso, esiste ciò che ho detto. E’ scritto li, nero su bianco. Io sono stato un uomo dello stato e lo sarò fino a quando il signore mi darà vita. E non voglio fare di tutta l'erba un fascio perché, ne sono sicuro, anche nella categoria dei giornalisti ci sono persone capaci ed educate, come mi hanno dimostrato in questi giorni.
E’ per questo che intendo comunicare il mio silenzio stampa immediato non avendo altro da aggiungere rispetto a quanto fin qui scritto. Naturalmente resto a disposizione delle autorità competenti con le quali ho sempre collaborato nel mio lavoro e alle quali darò tutto il supporto che mi potrà essere richiesto. Nulla toglie che tornerà il sereno e potremmo ricominciare a parlarne con la massima serietà e serenità. Insomma chi ricorda quella poesia che dopo la tempesta torna il sereno e anche le galline fecero festa? Grazie comunque a tutti
Vito Raso
E' una bella notizia che, evidentemente, consolida quello che nel post precedente avevo sottolineato essere il vero elemento di novità dell'inchiesta. Ora l'augurio è che i magistrati possano raccogliere degli elementi a supporto delle dichiarazioni di Raso e Circhetta. Questi i due lanci ANSA ROMA, 03 LUG - La procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo alle dichiarazioni di due artificieri che spostano alle 11 l'ora del ritrovamento della Renault 4 con il cadavere di Aldo Moro e la presenza dell'allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga, in via Caetani. (ANSA). TB 03-LUG-13 17:15 NNNN 03-07-13 1716 (Ansa) MORO: ALTRO FASCICOLO PM, SU ORARIO RITROVAMENTO CORPO (2) (ANSA) - ROMA, 3 LUG - La telefonata con cui le Br annunciarono l'uccisione dello statista era delle 12,30. Il fascicolo, affidato al pm Luca Palamara, e' connesso a quello aperto recentemente sulla base di un esposto di Ferdinando Imposimato in base al quale la morte dell'allora presidente della Dc poteva essere evitata. Il nuovo procedimento e' stato avviato d'ufficio ed ha preso spunto da notizie diffuse a proposito della versione dei due ex antisabotatori. Questi ultimi potrebbero essere convocati a breve a piazzale Clodio per essere sentiti come testimoni. La loro versione e' tuttavia smentita dal giornalista Franco Alfano, che all'epoca dei fatti, 35 anni, lavorava per GBR, e per primo arrivo' con il suo operatore in via Caetani. Secondo il giornalista la Renault fu aperta dagli artificieri alle 14. (ANSA). Y13-TB 03-LUG-13 17:23 NNNN 03-07-13 1724
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