Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Oggi è il giorno in cui l’Italia (letteralmente) si fermo alle 9.05 di quel giovedi mattina del 1978.
Da allora, ogni 16 marzo, si susseguono manifestazioni, cerimonie, convegni, si allunga di una trentina di centimetri lo scaffale delle pubblicazioni dedicate al “caso Moro”. Giustamente, perché io ritengo sia una delle vicende cruciali della nostra storia, ma fu La vicenda.
Perché solo in quell’occasione l’attacco si era spinto così dentro le istituzioni. Non aveva mai raggiunto simili vette, non le raggiungerà più. E non si era preparati per nulla. Nessuno lo era. Le BR parlavano di “cuore dello Stato” ma io direi, per fare una metafora, che potesse trattarsi di un rene. Perché se uno stronca il cuore, il resto del corpo muore. Con un rene si vive lo stesso e un trapianto, nel tempo, è sempre possibile…
Ogni anno assistiamo alle solite parole chiave: misteri, verità, giustizia per le famiglie, silenzio per i brigatisti. C’è chi fa un fiume di interviste, chi si sbilancia in confronti pressoché inconsistenti. In genere le voci si levano ad invocare la parte di verità che ancora mancherebbe per far piena luce su questa ed altre tragedie del nostro vicino passato. La cosa si ripete il 9 maggio nell’ormai copia-incolla che di anno in anno si rinnova: discorsi, lacrimucce, premi per i familiari delle vittime, richieste di verità.
Salvo che poi quando si apre un barlume di speranza per acquisire qualche nuovo frammento, difficile oltretutto da sfruttare degnamente a così tanto tempo di distanza, il comportamento delle Istituzioni lascia perplessi. Come ha recentemente raccontato Pino Nicotri in un articolo di pochissimi giorni fa (>qui<).
Ma quest’anno non saranno accettati alibi. Una possibilità c’è. Ed è reale.
La prossima settimana dovrebbe essere istituita la nuova Commissione Parlamentare sul caso Moro. In molti parlano di inutilità, di sprechi, di ulteriori giochi di palazzo che poco o nulla potranno fare per aggiungere elementi non noti.
Io invece dico che una possibilità reale c’è. Perché nel 2007, nella legge n. 124 che ha riformato i servizi segreti, è stato finalmente affrontato il problema del segreto di Stato portando il periodo massimo di tempo con cui un documento può essere considerato top secret a 30 anni. Purtroppo manca il regolamento che deve regolamentare la desecretazione e quindi la legge non può essere applicata. Un leggerissimo “conflitto di interessi” mi parrebbe di intravederlo, ma che ne parlamo affà.
Ecco a cosa può servire realmente questa Commissione. Invece che andarli a cercare all’estero (come qualche senatore del PD suggerirebbe, indicando gli archivi della STASI come contenenti documenti importanti lasciando intendere bene dove si vuole andare a parare…) non sarebbe molto più semplice partire dalle nostre liste di documenti tutt’ora inaccessibili?
Ad esempio, qualcuno mi sa spiegare che ci fa una mappa di via Caetani sotto segreto di Stato? Oppure perché una lettera del dirigente del I Distretto di Polizia (quello che intervenne in la mattina del 9 maggio) al Ministro dell'Interno debba ancora essere un affare riservato?
Ecco, questo ritengo sia l’obiettivo minimo di una Commissione. Partiamo da ciò che abbiamo, poi ne riparliamo. Io non credo ai misteri in senso assoluto ma ritengo manchi un’importante fetta di verità che riguarda soprattutto il comportamento che ebbero gli uomini dello Stato e di chi utilizzò questi drammi nazionali per finalità politiche ed interessi di bottega.
Se la Commissione si farà, è questa l’opportunità che tutto il Paese ha. Dopo di che spero non si concedano più alibi a nessuno, quando nei prossimi anniversari le parole si sprecheranno e le lacrime torneranno a scorrere.
Perché di coccodrilli ne abbiamo già visti tanti.
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