Ritorna alla ribalta la vicenda del rapimento di Roberto Peci, fratello del primo pentito delle BR Patrizio.
Questa volta a parlare è direttamente
Giovanni Senzani, leader di quelle BR-PG che gestì l’operazione. In un’intervista su liberatv (>
vedi< ) parla in maniera piuttosto esplicita delle motivazioni che portarono le BR a rapire ed uccidere il “fratellino” dei Peci:
"Non uccidemmo Peci per vendetta"
"Dell'esecuzione esiste solo un'immagine polaroid ed era finalizzata a far conoscere la conclusione del sequestro. C'è, precedente, il filmato dell'interrogatorio. Il resto è invenzione. Con le Br sono responsabile, e condannato, per quel sequestro e quell'esecuzione. Ma la nostra iniziativa non era ispirata alla vendetta, bensì alla
volontà di far emergere i lati oscuri di una vicenda complessa legata all'arresto di Patrizio Peci, alla morte dei quattro compagni di via Fracchia a Genova, ai ruoli dalle persone coinvolte nella vicenda".
Quando nel 2009 scrissi un >
post< per ricordare come di quella vicenda non se ne conoscano ancora i risvolti reali, e lo feci dopo essermi informato da
Giorgio Guidelli un giornalista serio che ha attinto informazioni dai protagonisti diretti, Roberta Peci (figlia di Roberto, nata dopo la morte del padre) mi insultò invitandomi a stare zitto ed informarmi meglio.
Adesso ne parla anche Senzani, che in 32 anni di questa vicenda non ne ha mai parlato neanche con se stesso. E di cosa parla? Di lati oscuri legati all’arresto di Patrizio Peci e la conseguente strage operata dai Carabinieri di Dalla Chiesa in via Fracchia.
Nei suoi documentari, Roberta Peci racconta di aver scritto a Senzani senza ricevere rispose alle sue lettere. In un video documentario “
La via di mio padre” incontra Alberto Franceschini (che fu uno di quelli in carcere che si espresse per la morte di Roberto Peci ed il Partito Guerriglia guidato da Senzani altri non era che l’espressione della linea dei brigatisti detenuti, Franceschini e Curcio in primis) e gli chiede se può essere importante insistere nell’incontrare Senzani per parlare di ciò spinse le BR a compiere quell’atroce delitto (minuto 3.40 circa).
La risposta dell’ex brigatista suona più o meno così:
“
Sarebbe fondamentale se tu riuscissi a parlargli. Io temo che lui farà di tutto per non incontrarti, però tu devi fare di tutto per potergli parlare perché lui ti deve delle cose, ha un debito morale. Poi dica quello che deve dire, non è che uno voglia imporgli delle cose… Se ti devo dire la verità, non lo conosco ma la persona non mi sta simpatica per niente. Non è mai stato un personaggio molto rispettato o amato.”
A parte il solito show di Franceschini che continua a vedere tradimenti in tutti i leader brigatisti che vennero dopo di lui, l’invito è chiaro. Ha il dovere di dirti, ma non ti aspettare che dica cose imposte dalla verità ufficiale.
Oggi Senzani ha accennato qualcosa, senza che nessuno glielo imponesse. E non parla delle solite menate della versione ufficiale. Dalle sue parole si intuisce che c’è di più. Molto di più.
Non sono abituato alle dietrologie, ma in certi casi mi piace fare ipotesi di fantapolitica.
Ad esempio si potrebbe pensare che le BR di Senzani rapiscono Roberto per svelare cosa c’era dietro all’arresto di Patrizio (con conseguenti contropartite per tutti) e dare così un colpo letale alla legge sui pentiti che avrebbe creato molti danni (come fu) all’Organizzazione. Il rapimento era dimostrativo, era un modo per avvisare lo Stato che potevano far saltare un po’ di teste. Ma Roberto parla e le BR pensano di poter sfruttare fino in fondo la loro arma. A questo punto lo Stato si tira indietro e adotta la linea dura e alle BR non resta altro che ammazzare un prigioniero che se liberato avrebbe potuto determinare delle situazioni di instabilità. Ad essere maligni si potrebbe anche pensare che nell’accordo trovato con i servizi per la liberazione dell’allora assessore ai Lavori Pubblici della Campania Ciro Cirillo (24 luglio, con un riscatto miliardario intascato da Senzani) rientrasse la necessità di assicurarsi il silenzio sia delle BR che del loro “pericoloso” prigioniero.
Questa è sicuramente fantapolitica, ma ciò che tutt'ora sappiamo di questa orribile vicenda, non si può certo definire realtà.