Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il primo degli otto appuntamenti che vedranno protagonisti gli anni '70 e che ho voluto chiamare " Riparliamo degli anni '70 - Rassegna storico-divulgativa per conoscere la storia degli anni di piombo" ( scarica locandina) è stato, per livello di partecipazione e per contenuti, davvero ad alta intensità. Confesso che non ci aspettavamo (assieme alla testata giornalistica Brundisium.net) tanto entusiasmo e un pubblico attento e molto competente. Il Gen. Vincenzo Manca (Senatore nella XIII legislatura, vice Presidente della Commissione Stragi dal 1996 al 2001 ed autore di svariati saggi sulle principali tragedie nazionali) ha trasmesso tutta la sua determinazione e passione ad un pubblico puntualissimo ed esigente.
Tante domande, anche molto tecniche, tanti ricordi da parte di chi Moro ha avuto l'onore di conoscerlo e due testimonianze di eccezione.
Lilli D'Amicis, che ha moderato la serata, che ha partorito a La Spezia mentre il marito COMSUBIN era impegnato (quasi clandestino) nella ricerca della prigione di Moro. Aggiungo io: ed era uno dei capo-squadra dell'Operazione Smeraldo. L'ing. Luigi Ferlicchia , allievo politico di Moro ed oggi Presidente della Federazione dei Centri Studi "Aldo Moro e Renato dell’Andro", ha raccontato della telefonata che in sua presenza, Renato Dell'Andro fece alla Signora Moro per informarla che il Ministro della Giustizia Paolo Bonifacio aveva firmato la grazia per Paola Besuschio e che adesso mancava solo la firma del Presidente Leone. Credo sia una nuova dimostrazione che, anche se complicati, tragici, lontani, difficili da capire, gli anni di piombo siano attraversati da un desiderio comune: quello di voler capire e voler chiudere. Ma a giudicare dalle divisioni politiche e dal clima acceso che contraddistingue il dibattito politico, non credo che vi siano i presupposti istituzionali per poterli superare. Semplicemente, perché non lo si vuole fare, perché non conviene né alla destra, né alla sinistra. Eccovi il video con un estratto della serata che é durata, complessivamente, oltre due ore.
Nell’ambito della rassegna culturale “ RIPARLIAMO DEGLI ANNI ’70” si terrà venerdì 24 aprile alle ore 18.00 presso la sede della testata giornalistica online Brundisium.net in via Colonne 46 la presentazione del libro “Operazione Peci, storia di un sequestro mediatico” di Giorgio Guidelli, giornalista de “Il Resto del Carlino”, giovane studioso del fenomeno eversivo. In un’epoca mediatica come quella in cui viviamo, Guidelli è stato il primo che a distanza di 24 anni dai fatti, ha ricordato un evento così tragico denunciando l’elemento spettacolare ricercato e voluto a tutti i costi da Giovanni Senzani, artefice e mente dell’azione. Diretta web a questo link L’ossessione dei mass media ed il tentativo di piegare i mezzi di comunicazione di massa ai propri obiettivi hanno fatto si che l’azione contro il fratello del pentito numero uno si tramutasse in barbarie indiscriminata, sintomo di una degenerazione ormai fuori controllo. Con il suo lavoro Giorgio Guidelli ha fatto riemergere il ricordo sbiadito di fatti che tutte le TV avevano rifiutato persino di narrare per un recupero del passato sentito come esigenza del presente. Una serata importante per saper guardare e interpretare i fatti di ieri mantenendo sempre un occhio di riguardo per quello che sarà. Il rapimento di Roberto Peci è contestualizzato nella vicenda che ha come protagonisti i “fratelli Peci”, due ragazzi marchigiani che partendo dalle lotte sociali della loro provincia decidono di fare le prime azioni dimostrative contro obiettivi politici. I più eclatanti sono una irruzione nella sede della CONFAPI ed una nella sede della DC di Ancona. Patrizio, il fratello più grande, fa il salto e si trasferisce a Torino diventando brigatista a tutti gli effetti, uno del vertice. Benché abbia scritto un libro recentemente riedito ( Io, l’infame) i dubbi sulla sua figura non sono ancora del tutto svaniti. Stefano Grassi, nel suo “ Dizionario sul caso Moro”, ricorda come Patrizio Peci abbia svolto il servizio militare nei Carabinieri, i dubbi sulla teoria del “doppio arresto” e del suo utilizzo come infiltrato dal 15 dicembre 1979 al 19 febbraio 1980 (data ufficiale del suo arresto) non sono stati chiariti anche a causa del fatto che le versioni raccontate dai protagonisti sulla dinamica dell’arresto, non coincidono. E poi nella tragedia di Roberto Peci c’è Giovanni Senzani, le cui coincidenze nei contatti con persone riconducibili ai Servizi Segreti sono state ricordate nella stessa sentenza per il Processo per il rapimento di Roberto Peci.. Insomma. Ce ne sarà per parlare di altri meccanismi particolarmente “intoccabili” di quegli anni.
Il secondo incontro della rassegna " Riparliamo degli anni '70" è andato abbastanza bene. Purtroppo la contemporanea mostra su Fellini ha sottratto un po' di persone che via mail avevano dato conferma della loro presenza. Il ringraziamento per l'amico Giorgio Guidelli non ha confini. L'ho già detto in sede di presentazione dell'evento. Ha fatto una follia, un tour de force che forse non si farebbe neanche per una "morosa". Una faticaccia che però ha offerto a tutti noi la possibilità di conoscere ed ascoltare un grande divulgatore, uno che per passione ruba le notti al proprio sonno perché, quando al giornale ha terminato l'ultimo articolo di cronaca per l'edizione del giorno dopo, spesso passa la notte in redazione a cercare nell'archivio o a scrivere per i suoi lavori sugli anni '70. Ed il grazie va anche per una clamorosa bomba che ci ha portato sul caso Peci, una di quelle che se fosse stata detta al TG1, il direttore sarebbe stato costretto alla pensione anticipata Il sempre presente e propositivo Pino De Luca ha ben immortalato la giovane immagine di Giorgio in un post per il suo blog Diario di bordo. Io credo che Giorgio Guidelli avrà apprezzato e ci avrà perdonati se il non numeroso pubblico non è stato all'altezza di altre occasioni, ma la competenza e la dialettica che è derivata dall'incontro mi auguro lo abbiano ripagato. Naturalmente l'invito per tutti è di restare "sintonizzati" sulle sue parole seguendo il suo seguitissimo blog Parole di piombo sul sito del giornale per il quale lavora. Avremo modo di sentirlo ancora e di avere notizia del suo prossimo, esplosivo lavoro.
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Terzo appuntamento con la rassegna " Riparliamo degli anni '70". Un nome, una garanzia: Giuseppe Ferrara, un sovversivo rompiballe per un potere che non vuol parlare dei suoi problemi (mafia, P2, storia irrisolta, affari loschi) ma preferisce farci credere che il grande dramma italiano siano gli extracomunitari (basta guardarli per essere derubati o stuprati) o il pericolo islamico. Se Ferrara è sempre stato un sovversivo, la cosa ridicola (o tragica) è che lo è stato sia per i governi degli anni '70, sia per quelli degli anni '80-90, sia per quelli odierni, tanto da non far uscire un film come " Guido che sfidò le Brigate Rosse" forse perché, come dice Ferrara, "lo Stato sta dalla parte delle Brigate Rosse". Questo mi suona più strano e quasi quasi mi fa pensare che alla fine "la marca" può anche cambiare ma lo stabilimento di produzione è sempre lo stesso. Scusatemi il paragone markettaro (nel senso di persona di marketing...) Ferrara ci ha fatto vedere l'ultima mezz'ora del film e l'atmosfera in sala è stata toccante. Un anziano spettatore (e per questo più saggio di noi) che è giunto a Brindisi da Matera (wow) non ha trattenuto le lacrime nonostante pensava dopo tanti anni di poter guardare gli avvenimenti con maggiore freddezza. Il dibattito è stato meno lungo del solito, anche perché il film è stato eloquente, ha dato molte risposte e il pubblico ha voluto approfondire le vicende artistiche di un Maestro come Ferrara. Peccato per la defezione all'ultimo momento di Leo Caroli, la sua presenza avrebbe portato un contributo diretto per capire meglio anche come il sindacato ha affrontato in questi anni la vicenda e come si pone di fronte ai nuovi simpatizzanti dei brigatisti di trent'anni fa (definirli eredi mi sembra davvero azzardato). Ferrara ci ha parlato di un suo nuovo lavoro che definisce il "Gomorrino", perché parlerà di camorra. E ne parlerà a modo suo come ha già fatto per la mafia in "Giovanni Falcone" e "Cento giorni a Palermo". Il film ha un solo problema. I finanziamenti. Certo per chi può contare sui contatti giusti, è facile trovare i soldi per realizzare un mediocre film su cose note e stranote (basta leggere i libri e le interviste dei protagonisti che quelle stesse persone che prendono i soldi per fare il film vorrebbero far zittire). Per uno come Ferrara, però, le cose sono diverse perché quando si è contro, si è contro. Io sono pronto a scommettere che i soldi per il suo progetto sulla camorra non li troverà mai. E se li troverà succederà come per il film su Guido Rossa. Dovrà organizzarsi un suo giro di proiezioni, contanto su tanti (per fortuna) amici disposti a veicolare il suo verbo. Anche questo è il nostro strano Paese.
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Quarto appuntamento con la rassegna " Riparliamo degli anni '70" dedicato al caso Moro. Il pretesto è stato quello di parlare di Vuoto a perdere nell'anniversario della morte dello statista democristiano e della seconda giornata dedicata alle vittime del terrorismo. In realtà è stata l'occasione per ascoltare due punti di vista diversi: quelli di Marco Cazora (figlio dell'On. democristiano Benito) e di Alessandro Forlani (giornalista RAI che per il GRParlamento ha curato molte interviste sia in occasione del 25° che del 30° anniversario della vicenda Moro. Di fronte ad una platea molto attenta, come già è stato per le precedenti occasioni, il collegamento audio con Roma è stato il centro della serata. Cazora ci ha parlato delle informazioni raccolte dal padre ed offerte agli inquirenti e al ministro dell'Interno Cossiga, informazioni precise e inedite che però furono sottovalutate e messe da parte. Non sapremo mai se per superficialità o dolo. Forlani, invece, ci ha fornito un importante quadro cronicistico per approcciarsi alla vicenda e per lavorare sui fatti e sulle ipotesi. Insomma, una serata diversa, nella quale non si è parlato di misteri e di aspetti "tecnici" ma si è cercato di fornire dei punti di vista più complessivi che riguardano le trattative e le difficoltà per la ricerca di quei pezzi di verità cui tutti chiedono ma per i quali in molti non muovono un dito pur potendo... Spero che la scelta di non parlare del libro (se non nei brevi momenti di "caduta della linea per problemi tecnici") e di non allinearsi al coro dei misteri o presunti tali sia stata apprezzata dai presenti e da coloro che ascolteranno il tutto online. Colgo l'occasione per ringraziare molto l'amico Pino De Luca che sta rendendo queste serate più interessanti grazie al suo punto di vista ed alle sue graffianti osservazioni. Non è l'età, caro Pino, che ci rende differenti (come tu dici nel tuo blog) nei punti di vista e nelle "etichette". Credo che la cosa sia molto più complicata e spero di poterne parlare con te molto presto. Se poi in presenza anche di altri nostri amici, ancora meglio. Comunque grazie, e anche se ti definisci rompic*****ni ti assicuro che la tua presenza è quella necessaria dose di additivo per rendere tutto più stimolante.
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Per scaricare il file MP3, qui Per chi volesse approfondire la vicenda politica e professionale di Benito Cazora, può ascoltare la trasmissione Pagine in frequenza di Alessandro Forlani ( qui) del 18 aprile 2008
Quinto appuntamento con la rassegna " Riparliamo degli anni '70" dedicato al bel libro di Gabriele Paradisi "Periodista, di la verdad!". Partendo da un blog nel lontano 2005, Paradisi ha realizzato un lavoro di analisi dell'informazione relativamente alla vicenda di Litvinenko, la cui morte a causa dell'avvelenamento da Polonio, ha rappresentato l'opportunità per i mezzi di informazione per "colpire" i lavori della Commissione d'Inchiesta sull'archivio Mitrokhin e sul suo presidente Paolo Guzzanti. Una serata molto intensa, che dopo un'attenta lettura dei fatti narrati nel testo, si è arricchita con molti interventi del pubblico, alcuni anche molto critici nei confronti dell'autore e della reale esistenza di una campagna "non basata sui fatti" di denigrazione della validità dell'operato della Mitrokhin. Paradisi ha condiviso con i presenti molte riflessioni e tutti noi abbiamo avuto la possibilità di conoscere il metodo che lo ha portato a vedere quelle piccole crepe nell'informazione che, se si ha il coraggio di scrutare da vicino, sono in grado di allargarsi e rivelare veri e propri misfatti accuratamente cammuffati e fatti passare come fatti indiscutibili. Credo che tutti abbiano apprezzato i contenuti profondi e piacevoli se l'incontro è durato oltre due ore e mezza. Purtroppo, l'ultima mezz'ora il mio MP3 ha deciso che lo spazio su disco era terminato. Ma le oltre due ore "on the air" potete "gustarle" come i prodotti brindisini che al termine di queste serate abbiamo avuto il piacere di condividere con i nostri ospiti.
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Ieri sera si è chiusa la rassegna " Riparliamo degli anni 70" con un appuntamento che ha incollato alle sedie gli intervenuti per oltre due ore e mezzo. Massimo Veneziani ci ha parlato di come è nato il libro, di come si è evoluto e anche alcuni retroscena legati alle critiche che il testo ha sollevato nella critica. Nicola Biondo non è riuscito a raggiungerci per impegni sopraggiunti e per il complicato spostamento Sicilia-Puglia che di certo non consente dei viaggi lampo. Al telefono abbiamo avuto il piacere di ascoltare tanti interessanti contributi. Aldo Giannuli ci ha raccontato della difficoltà di ricercare e muoversi tra i documenti Rita Di Giovacchino ha spiegato ci ha chiarito il ruolo che la Banda della Magliana ha giocato nella Roma degli anni '70. Stefania Limiti, infine, ha esposto con chiarezza la logica che ha contraddistinto una struttura clandestina dello Stato chiamata Anello con il compito di riferire esclusivamente al Presidente del Consiglio. A tutti e tre il mio infinito ringraziamento, anche per aver sottratto loro preziosi minuti di un sabato semi-estivo. Le mie scuse, invece, all'Avvocato Licia D'Amico che avrebbe dovuto sostituire l'intervento telefonico di Rosita Pecorelli che, purtroppo, ha dovuto rinunciare per un forte mal di gola. L'Avv. D'Amico ci avrebbe parlato della figura di Mino Pecorelli e della capacità del giornalista di acquisire informazioni a tutti i livelli caratteristica, questa, che probabilmente ne determinò l'uccisione. L'ultimo ringraziamento va a Brundisium.net e all'infaticabile Valerio Gatti (editore) che si è impegnato nella condivisione dell'iniziativa ed alla sua diffusione. Ad Oreste Pinto ed Angela Gatti, sempre dello staff di Brundisium.net. Ed al pubblico, che ha gradito gli argomenti ed i contenuti, ed ha seguito con grande interesse e partecipazione le serate. Un ciclo si è chiuso, ma non è che l'inizio. In autunno ne vedremo delle belle.
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