Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
I deputati del PD Giuseppe Fioroni e Gero Grassi hanno scritto una lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini, per chiedere ''la liberalizzazione di tutti gli atti e i documenti relativi al rapimento e all'omicidio di Aldo Moro".
Fioroni e Grassi hanno recentemente promosso l'istituzione di una commissione d'inchiesta sul delitto del presidente della Dc alla luce dei nuovi elementi emersi da alcune inchieste giornalistiche, invitano inoltre la presidente Boldrini ad adoperarsi affinché il Ministero degli Interni renda consultabile la documentazione archiviata all'epoca dei fatti dall'allora servizio segreto civile, il Sisde, e conservata presso quella che l'ex presidente della Commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, definì la ''segreteria speciale del Ministero degli Interni'' .
Nella lettera, un passaggio specifico, fa comprendere come si possa realmente mostrare la volontà di trovare la verità, con un gesto semplice e rapido. Senza attendere i lunghi tempi di una commissione parlamentare. ''In attesa che la Camera possa discutere la nostra proposta di legge ed avviare l'iter per l'avvio di una nuova Commissione d'inchiesta, chiediamo un'operazione di trasparenza - spiegano Grassi e Fioroni - per avviare un processo di conoscenza ed approfondimento in grado di determinare, noi auspichiamo quanto prima, la verità storica sul rapimento e sull'omicidio di Aldo Moro. Il raggiungimento della verità storica è un atto di giustizia nei confronti della famiglia Moro e di tutti gli italiani che credono nella libertà e nella democrazia''.
Sono 35 anni che in ogni anniversario ascoltiamo le solite parole. Un paio di anni fa il Presidente Napolitano si appellò addirittura a complicità internazionali. E forse la soluzione era in un archivio da egli stesso custodito quando era al Viminale...
Ieri è stata presentata al Senato la proposta di istituire una Commissione Parlamentare bicamerale sul caso Moro, firmatari i senatori Luigi Compagna (Gal), Miguel Gotor (Pd) ed Emma Fattorini (Pd). >Leggi<
Leggo oggi sull'Huffington Post una dichiarazione di Gotor sulle motivazioni che giustificherebbero, anzi renderebbero necessaria, l'istituzione di una nuova Commissione d'Inchiesta. In primo luogo la possibilità di accedere a nuovi documenti provenienti dagli archivi custoditi oltre cortina, in secondo luogo perchè
"La commissione deve avere un dublice obiettivo, a mio parere. Da un lato penso sia un obbligo morale e civile fare il possibile per raggiungere una verità storica credibile, lo dobbiamo all'opinione pubblica, alla famiglia, alla Repubblica. C'è poi una seconda utilità civica: diradare le nebbie della dietrologia e provare a restituire credibilità alle Istituzioni"
Sembra di intravedere il vecchio ritornello che vuole uno Stato "bello e impossibile" alla mercè di potenze cattive dell'est che hanno manipolato un branco di eterodiretti prezzolati che per oltre un decennio hanno fatto finta di fare la rivoluzione.
E poi una cosa, sinceramente, non la capisco. Ma sarà colpa mia che sono limitato. Una Commissione dovrebbe provare ad acquisire nuovi elementi e magari provare a rispondere a delle nuove domande: ma perchè mai queste risposte dovrebbero "restituire credibilità alle Istituzioni"? Dipende. Potrebbero anche generare l'effetto opposto.
A meno che la ricerca non sia condotta teleguidandola verso un obiettivo "politico". E allora sarebbe inutile spendere soldi pubblici per arrivare ad una conclusione che si può raggiungere in una riunione dei capigruppo.
Ma siamo in Italia e di questi tempi tocca accontentarsi.
Sarò un illuso ma mi chiedo: ma perchè mai andare a trovare le risposte negli archivi lontani quando basterebbe poter leggere le nostre, di carte?
Cominciamo a desecretare i documenti che nell'inchiesta sugli orari del 9 maggio '78 sono stati trovati nei nostri archivi di Stato (provenienti dal Ministero dell'Interno) e poi ne riparliamo.
Chiunque proponga di avvicinarsi alla verità, parta da qui. Sarebbe già un bel passo avanti.
Stamattina nel corso della trasmissione Mix24 in onda su Radio24, GiovanniMinoli ha itnervistato Steve Pieczenick, il consulente americano esperto diterrorismo e di mediazioni in caso di rapimento di ostaggi che fece da consigliere personale al Ministro dell'Interno Cossiga nella gestione della crisi dei 55 giorni del rapimento Moro.
Sostanzialmente ribadisce le cose che ebbe modo di raccontare al giornalistafrancese Emmanuel Ammarà che pubblicò un libro in Francia nel 2007 e che poi il successivo anno fu tradotto in italiano da Nicola Biondo ed uscì per Cooper.
Di per se non mi sembra vi siano sconvolgenti novità. Ricordo anche che neldocumentario francese si vede Ammarà che fa visionare il DVD della registrazione delle parole di Pieczenick a Francesco Cossiga chiedendogli un commento. E l'emerito, con uno sguardo molto serio, disse che era tutto vero. Ma non successe nulla. Come sempre.
Nei lanci di agenzia si legge che il PM Palamara avrebbe chiesto alla DIGOSdi acquisire l'intervista da Radio 24. Sorrido perchè l'audio di queste grossetestate è reperibile facilmente online grazie ai podcast (ed infatti nell'area riservata di Vuoto a perdere c'è già da un paio di ore) e quindi immagino i solerti funzionari della Polizia che si recano presso la sede dell'emittente per chiedere un "nastro" che è di pubblico dominio...
Ma quello che mi ha colpito di più è l'articolo di >Lettera43< che fa riferimento alle altre vicende sulle quali Palamara è impegnato a cercare di fare chiarezza. In primis sulla questione degli orari delritrovamento del cadavere di AldoMoro. E Lettera 43 fa un riferimento specificoall’intervista a Piera Degli Esposti che fu mandata in onda dal TG5 nella prima settimana di luglio, qualche giorno dopo l’uscita dell’inchiesta. L’attrice ha raccontato di essere stata tutta la mattina in via Caetani (e sottolineo tutta perché dice diessersi alzata presto, di aver fatto colazione nei pressi di via Caetani e di essere andata via pochi minuti prima del rinvenimento della R4), per molto tempo addirittura appoggiata sulla Renault rossa e di non aver mai visto né artificieri tantomeno uomini politici in via Caetani.
Questa cosa, secondo me, inizia ad essere seria e a lasciar intravedereconnotati molto più pesanti di quanto apparirebbe a prima vista, e cioè un semplice dettaglio. Non dimentichiamo che Vito Raso ha detto di aver visto versole 11, nei pressi della R4 una ragazza vestita in modo alternativo, alta, capelli neri non corti che si avvicinò e gli chiese: “E’ vero che in quella macchina c’è il cadavere di Moro?”
Io direi che può davvero valer la pena approfondire, anche perché nelracconto dell’attrice almeno due cose non tornano per nulla e, casualmente, entrambe hanno a che fare con il fattore tempo. Per carità, la memoria può fare brutti scherzi a distanza di 35 anni e capisco che alcuni dettagli Piera Degli Esposti non possa contestualizzarli in maniera così precisa dopo tanto tempo.
Ma lasciatemi una riflessione: Raso racconta di un particolare importante (perchéla ragazza fa riferimento a Moro) e nessuno lo coglie. Dopo pochi giorni però una donna (ragazza all’epoca) nel TG più importante di Mediaset smentisce la versione di due artificieri sull’orario del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro.
E’ tutto frutto di sola casualità?
A scanso di equivoci: non voglio concludere (anche perchè non lo penso) che Piera Degli Esposti fosse la ragazza vista da Vito Raso verso le 11 in via Caetani, o che l'attrice abbia detto il falso. Dico solo che c'è un passaggio che mi sfugge, considerando che a quel particolare raccontato da Vito Raso per me e per Paolo Cucchiarelli non è stata data la giusta importanza...
|