Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E' da poco uscita su tutte le agenzia la notizia che tutti i capigruppo e una novantina di parlamentari hanno fatto richiesta di istituire una nuova Commissione d'Inchiesta sul caso Moro.
Parrebbe l'ennesimo atto burocratico, la classica perdita di tempo che nel tentativo di far luce su una vicenda così complessa inonda gionalisti, storici, magistrati di nuove acquisizioni che contribuiscono a sollevare il polverone.
E invece, parrebbe proprio di no.
Dalle parole del comunicato: "
Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul 'caso Moro'. Sembrano emergere rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata."
Ragion per cui, se questa Commissione si farà, e con tutti i capigruppo firmatari la cosa appare quasi scontata, l'oggetto d'indagine sarebbe molto preciso e limitato nel tempo. Ciò che è, o non è, stato fatto per evitare la morte del Presidente della DC. E cioè verificare se ci siano state delle omissioni che hanno contribuito ad accelerare o addirittura a spingere i brigatisti ad assassinare Moro.
Non mi sembra una novità da poco perchè questa volta, a differenza delle altre, sotto i riflettori non ci saranno i brigatisti ma uomini dello Stato. Perchè è evidente che le azioni ed omissioni si riferiscano a chi avrebbe potuto (o dovuto) salvare Moro.
A questo punto la questione degli orari riveste importanza vitale perchè, come abbiamo sottolineato nell'inchiesta, non c'era motivo di nascondere alla nazione il ritrovamento del cadavere di Moro ben prima delle risultanze ufficiali. Se è stato rapito anche il cadavere di Moro, deve essere stato per un qualcosa di molto prossimo alla "ragion di Stato".
Manlio Castronuovo e Paolo Cucchiarelli
I testi delle agenzie.MORO:PROPOSTA PER ISTITUIRE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA
(AGI) - Roma, 5 ago. - "Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione di Aldo Moro e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente". E' una delle 'spinte' alla base della proposta di legge per l'istituzione di una Commissione Parlamentare d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, che ha come primi firmatari gli onorevoli Giuseppe Fioroni e Gero Grassi, e porta anche la firma dei capigruppo del PD Speranza, PDL Brunetta, SEL Migliore, Scelta Civica Dellai, Fratelli d 'Italia Meloni, Centro Democratico Pisicchio, del Vicecapogruppo della Lega Nord Pini, e poi di Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati in rappresentanza di tutti i gruppi.(AGI) red/Gim (Segue) 051227 AGO 13
MORO:PROPOSTA PER ISTITUIRE COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA (2)
(AGI) - Roma, 5 ago. - "Il 16 marzo 1978, giorno del rapimento dell'on. Aldo Moro e dell'omicidio della scorta e il 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del cadavere di Moro in via Caetani, sono - affermano i promotori - date indelebili nella memoria degli italiani. A 35 anni di distanza il caso Moro e' ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Per accompagnare questa inesauribile sete di verita', per cercare di fare luce su aspetti inediti, emersi anche recentemente per iniziativa di alcune Procure ed infine per il dovere che come parlamentari sentiamo nei confronti della nostra storia e nei confronti delle generazioni future, chiediamo l 'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sulcaso Moro. Sembrano emergere – proseguono Fioroni e Grassi - rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verita' e' uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilita' delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verita' vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la liberta' e proprio per questo non temono la verita'". "Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull'evento, ancora oggi - sottolineano - esiste una reticenza generale a discutere del Caso Moro , di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e 9 maggio".(AGI) red/Gim
Moro: Fioroni-Grassi, istituire commissione inchiesta. Proposta firmata da 6 capigruppo e 90 deputati
(ANSA) - ROMA, 5 AGO - Istituire una commissione di inchiesta sul caso Moro, per chiarirne ''i misteri e gli enigmi''. L'iniziativa e' dei deputati del Pd Giuseppe Fioroni e Gero Grassi: la loro proposta di legge ha avuto un larghissimo sostegno: e' stata sottoscritta dai capigruppo del PD Speranza, PDL Brunetta, SEL Migliore, Scelta Civica Dellai, Fratelli d'Italia Meloni, Centro Democratico Pisicchio, dal vice capogruppo della Lega Nord Pini, da Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati. "A 35 anni di distanza - sostengono Fioroni e Grassi – il caso Moro e' ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul 'caso Moro'. Sembrano emergere rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verita' - aggiungono -e' uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilita' delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verita' vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la liberta' e proprio per questo non temono la verita'". "Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull'evento, ancora oggi esiste una reticenza generale a discutere del 'Caso Moro', di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e 9 maggio. Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione dello statista Dc e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente", concludono.(ANSA). 05-AGO-13 12:27
MORO. COMMISSIONE INCHIESTA, TUTTI FIRMANO PDL GRASSI-FIORONI
(DIRE) Roma, 5 ago. - La proposta di legge: "Istituzione di una Commissione Parlamentare d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro", primi firmatari gli onorevoli Giuseppe Fioroni e Gero Grassi, e' stata firmata dai capigruppo del Pd Speranza, Pdl Brunetta, SEL Migliore, Scelta Civica Dellai, Fratelli d 'Italia Meloni, Centro Democratico Pisicchio, dal Vicecapogruppo della Lega Nord Pini, da Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati in rappresentanza di tutti i gruppi. In una nota i due esponenti del Pd spiegano che "il 16 marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro e dell'omicidio della scorta e il 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del cadavere di Moro in via Caetani, sono date indelebili nella memoria degli italiani. A 35 anni di distanza il "caso Moro" e' ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Per accompagnare questa inesauribile sete di verita', per cercare di fare luce su aspetti inediti, emersi anche recentemente per iniziativa di alcune Procure ed infine per il dovere che come parlamentari sentiamo nei confronti della nostra storia e nei confronti delle generazioni future, chiediamo l 'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul 'caso Moro'". "Sembrano emergere rilevanti elementi di novita', che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre piu' connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verita'- aggiungono Gero Grassi e Beppe Fioroni- e' uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilita' delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verita' vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la liberta' e proprio per questo non temono la verita'. Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull'evento, ancora oggi esiste una reticenza generale a discutere del 'Caso Moro', di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e 9 maggio. Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione dello statista Dc e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente. La verita' sulla storia di un popolo ne rafforza l'identita' e lo proietta nel futuro saldamente ancorato alla liberta' e alla democrazia". (Rai/ Dire) 12:06 05-08-13
Ritorna alla ribalta la vicenda del rapimento di Roberto Peci, fratello del primo pentito delle BR Patrizio.
Questa volta a parlare è direttamente
Giovanni Senzani, leader di quelle BR-PG che gestì l’operazione. In un’intervista su liberatv (>
vedi< ) parla in maniera piuttosto esplicita delle motivazioni che portarono le BR a rapire ed uccidere il “fratellino” dei Peci:
"Non uccidemmo Peci per vendetta"
"Dell'esecuzione esiste solo un'immagine polaroid ed era finalizzata a far conoscere la conclusione del sequestro. C'è, precedente, il filmato dell'interrogatorio. Il resto è invenzione. Con le Br sono responsabile, e condannato, per quel sequestro e quell'esecuzione. Ma la nostra iniziativa non era ispirata alla vendetta, bensì alla
volontà di far emergere i lati oscuri di una vicenda complessa legata all'arresto di Patrizio Peci, alla morte dei quattro compagni di via Fracchia a Genova, ai ruoli dalle persone coinvolte nella vicenda".
Quando nel 2009 scrissi un >
post< per ricordare come di quella vicenda non se ne conoscano ancora i risvolti reali, e lo feci dopo essermi informato da
Giorgio Guidelli un giornalista serio che ha attinto informazioni dai protagonisti diretti, Roberta Peci (figlia di Roberto, nata dopo la morte del padre) mi insultò invitandomi a stare zitto ed informarmi meglio.
Adesso ne parla anche Senzani, che in 32 anni di questa vicenda non ne ha mai parlato neanche con se stesso. E di cosa parla? Di lati oscuri legati all’arresto di Patrizio Peci e la conseguente strage operata dai Carabinieri di Dalla Chiesa in via Fracchia.
Nei suoi documentari, Roberta Peci racconta di aver scritto a Senzani senza ricevere rispose alle sue lettere. In un video documentario “
La via di mio padre” incontra Alberto Franceschini (che fu uno di quelli in carcere che si espresse per la morte di Roberto Peci ed il Partito Guerriglia guidato da Senzani altri non era che l’espressione della linea dei brigatisti detenuti, Franceschini e Curcio in primis) e gli chiede se può essere importante insistere nell’incontrare Senzani per parlare di ciò spinse le BR a compiere quell’atroce delitto (minuto 3.40 circa).
La risposta dell’ex brigatista suona più o meno così:
“
Sarebbe fondamentale se tu riuscissi a parlargli. Io temo che lui farà di tutto per non incontrarti, però tu devi fare di tutto per potergli parlare perché lui ti deve delle cose, ha un debito morale. Poi dica quello che deve dire, non è che uno voglia imporgli delle cose… Se ti devo dire la verità, non lo conosco ma la persona non mi sta simpatica per niente. Non è mai stato un personaggio molto rispettato o amato.”
A parte il solito show di Franceschini che continua a vedere tradimenti in tutti i leader brigatisti che vennero dopo di lui, l’invito è chiaro. Ha il dovere di dirti, ma non ti aspettare che dica cose imposte dalla verità ufficiale.
Oggi Senzani ha accennato qualcosa, senza che nessuno glielo imponesse. E non parla delle solite menate della versione ufficiale. Dalle sue parole si intuisce che c’è di più. Molto di più.
Non sono abituato alle dietrologie, ma in certi casi mi piace fare ipotesi di fantapolitica.
Ad esempio si potrebbe pensare che le BR di Senzani rapiscono Roberto per svelare cosa c’era dietro all’arresto di Patrizio (con conseguenti contropartite per tutti) e dare così un colpo letale alla legge sui pentiti che avrebbe creato molti danni (come fu) all’Organizzazione. Il rapimento era dimostrativo, era un modo per avvisare lo Stato che potevano far saltare un po’ di teste. Ma Roberto parla e le BR pensano di poter sfruttare fino in fondo la loro arma. A questo punto lo Stato si tira indietro e adotta la linea dura e alle BR non resta altro che ammazzare un prigioniero che se liberato avrebbe potuto determinare delle situazioni di instabilità. Ad essere maligni si potrebbe anche pensare che nell’accordo trovato con i servizi per la liberazione dell’allora assessore ai Lavori Pubblici della Campania Ciro Cirillo (24 luglio, con un riscatto miliardario intascato da Senzani) rientrasse la necessità di assicurarsi il silenzio sia delle BR che del loro “pericoloso” prigioniero.
Questa è sicuramente fantapolitica, ma ciò che tutt'ora sappiamo di questa orribile vicenda, non si può certo definire realtà.