Lo Stato alle 11 in via Caetani. Perché porsi solo la più cretina delle domanda : <<perché ora? >>
Sembra il refrain di un successo dell’estate, il tormentone del ballo di San Pietro e Paolo… <<Ma perché solo adesso, dopo 35 anni e dopo che sia Cossiga che Andreotti non possono più replicare?>>. Semplicemente perché due persone si sono chieste come mai il primo anti-sabotatore giunto in Via Caetani sosteneva in alcune interviste (anche Tv) di essere arrivato davanti alla R4 alle 11 quando la telefonata delle Br è delle 12.13.
Prima di dare una risposta, può essere utile sottolineare un paradosso dell’informazione italiana. Esce una notizia importante (al di la delle verifiche che poi la magistratura farà) e il dibattito su cosa si incentra?
Sulla credibilità della notizia? No Sulle conseguenze che potrebbe avere su un problema aperto? Nemmeno. Su ulteriori elementi che si possono agganciare alla notizia? Neppure. E dove va a concentrarsi, invece? Sul perché è uscita la notizia solo adesso…
Siamo italiani, verrebbe da commentare.
E fa un certo effetto stamani alla rassegna stampa della terza rete radio sentire il Professor Sabbatucci, alfiere della schiera degli anti-dietriologi porsi la più cretina delle osservazioni: perché ora? Lo spieghiamo a lui e a tutti gli altri: perché nessuno è mai andato a parlare con gli anti-sabotatori che per primi arrivarono in Via Caetani. Perché nessuno li ha interrogati. Perché - da uomini dello Stato - si aspettavano che fosse questo a porsi il problema delle stridenti contraddizioni orarie. Entrambi gli artificieri ci hanno parlato negli stessi termini. Eravamo militari, eseguivamo gli ordini, non abbiamo mai fatto niente di male, siamo stati onesti e ligi nel nostro lavoro. Parentesi. E hanno rischiato di saltare in aria diverse volte per salvare altre vite. Chiusa parentesi. Non era loro compito andare dai giornalisti a parlare delle loro operazioni. Il problema se lo sarebbe dovuto porre qualcun altro.
Nello specifico. Raso fino all’intervista non era nemmeno al corrente del fatto che la telefonata delle BR fosse delle 12.13. Lui era convinto che alla segreteria di Moro (in realtà ad un assistente universitario) avessero telefonato la mattina presto. Tanto è vero che in un' intervista a Barbara Landi (Corriere Del Mezzogiorno 15 ottobre 2012) Raso parla delle 11 come orario di arrivo della volante 23 e delle 11.30 come arrivo in via Caetani. E in un commento su http://booklauncher.it/blog/?p=115 Vito Raso scrive testualmente <<non ero a conoscenza che la mattina di buon ora c’era stata la telefonata delle BR alla segreteria di Moro dove annunciavano di avere lasciato la Renault/4 con il corpo senza vita di Moro>>. Queste cose Raso le ha dette anche in tv senza che nessuno gli chiedesse: scusi alle 11? Ma se le Br chiamano per segnalare della R4 alle 12.13 come faceva lei ad essere li a quell'ora? Che fine hanno fatto i giornalisti il 16 ottobre del 2012? E ancora prima, nella primavera dello stesso anno, quando è uscito “La bomba umana”? Vito Raso, quando ha scritto il suo libro una volta andato in pensione, ha parlato di quella mattina ma dedicando poche pagine rispetto al racconto globale della sua vita. Semplicemente perché non sapeva.
Circhetta, invece, non si è mai posto il problema dell’orario perché di mestiere faceva altro e con grande professionalità (tra l’altro è stato il primo al mondo a disinnescare una lettera bomba perché nessuno aveva capito come funzionasse il congegno). E nel suo verbale non ha specificato nessun orario proprio perché per lui era una situazione di <<pubblico dominio>>. Al nostro primo incontro era molto stupito. Quando gli abbiamo detto che Raso ci aveva raccontato del suo intervento e del fatto che fosse il primo a essere andato sul luogo in quanto di turno, lui ha risposto: <<E’ vero, confermo>>. Poi gli abbiamo chiesto dell’orario. <<Lo ricordo perfettamente. Erano le 11>>. E ha aggiunto. <<Ma perché vi interessa tanto?>>. Abbiamo capito che non sapeva: <<Perché la telefonata di rivendicazione è arrivata alle 12.13…>>. E lui alzando le sopracciglia <<Allora c’è un problema>>. Quando poi gli abbiamo chiesto se aveva dei ricordi da aggiungere e ci ha accennato a dei fogli sui sedili che sembravano delle lettere (lui ne era convinto) forse neanche lui era consapevole di cosa stesse dicendo.
Raso e Circhetta per molti anni, in occasione delle indagini e dei vari processi, si aspettavano una chiamata da parte dei magistrati, se non altro per il fatto di essere stati testimoni diretti. Finché si sono rassegnati e non ci hanno pensato più. Se a pochi anni di distanza fossero stati ascoltati da qualcuno e avessero, con la stessa naturalità con cui lo hanno detto a noi, parlato dell’orario del loro intervento non sarebbe cambiato nulla rispetto alle modalità con cui hanno parlato adesso, a 35 anni dai fatti. Perché quindi? Perché nessuno glielo ha chiesto!!!!
Come è nata e si è sviluppata l’inchiesta? Nel 2008 Paolo Cucchiarelli intervistò l’On. Claudio Signorile con l’intento di chiedergli delle ultime 48 ore, perché già nel 2008 s’era intuito che uno dei problemi erano proprio gli ultimi due giorni. Perché Cossiga il 7 maggio dice all’On. Cazora (che gli porta una concreta possibilità di liberare Moro con un blitz) di farsi i fatti propri perché tanto <<martedì ce lo ridanno vivo?>> Nel corso dell’intervista emerse questa novità interessante dell’orario, ma eravamo consapevoli che sarebbe stato difficile trovare dei riscontri. Questo fino al maggio 2012 quando, contattando Raso che aveva appena pubblicato il suo libro, emerse un altro tassello. E’ stato solo allora che ci siamo messi a cercare gli altri presenti quella mattina: abbiamo rintracciato Giovanni Circhetta e le foto di quella mattina per controllare se era vero che loro erano presenti sul luogo e se era vero che erano entrati nella R4 dalle porte laterali lasciando l'apertura del portellone posteriore solo come <<ultimo atto>> davanti alla telecamera di Gbr. E se persone che non si vedono dal 1986 (Raso lasciò il nucleo anti-sabotatori e nel ’92 Circhetta andò in pensione) confermano le stesse cose, ignari delle implicazioni, la cosa è da approfondire o no? Mettiamoci anche che abbiamo più volte risentito Claudio Signorile per chiedergli conferma (l’ultima il 4 maggio 2013) e che lui ha sempre ripetuto <<tra le 10 e le 11 si prende il caffè, alle 12 l’aperitivo” forse la faccenda acquista un significato in più? Sia Raso sia Circhetta sono stati due servitori dello Stato ligi al proprio dovere che non sono mai stati in cerca di gloria. E non lo sono tutt’ora. E non vogliono nemmeno esserlo. L’uno si è trasferito da Roma e vive a Viareggio dove si è risposato, l’altro si alterna tra Roma e Poggiardo (paese di origine dove dice di ricaricarsi) e passano la vita tra amici, bar e famiglia.
Non facciamo rientrare i fatti nel gioco della <<grande confusione deviante>>. Non bussiamo a coppe per rispondere a denari. Non giochiamo alle tre carte, non funziona. Noi abbiamo raccolto dei fatti e crediamo che se si vogliono criticare o smentire siano necessarie due condizioni, semplici semplici:
1) leggere l'inchiesta e magari approfondire 2) trovare dei dati oggettivi che smentiscano tre dichiarazioni convergenti oltre alle foto di quella mattinata.
Il resto è fuffa da <<bar dello sport>> che lasciamo a chi direttamente o indirettamente teme di confrontarsi con la più destabilizzante delle domande: perché?
Anche Franco Alfano (all'epoca dei fatti giornalista di GBR, la TV romana che fu artefice delle uniche riprese sul luogo del ritrovamento del cadavere di Moro, commenta e, a suo modo, smentisce.
Il giornalista di GBR. Quando, il 9 maggio del 1978, gli artificieri aprirono gli sportelli della R4 parcheggiata in via Caetani e scoprirono il cadavere di Aldo Moro, erano 'circa le 14'. Lo afferma Franco Alfano, giornalista di GBR, che era lì, con il suo operatore. «Nonostante i trentacinque anni trascorsi dal quel giorno, ho chiarissimi i particolari, compresi gli orari, che hanno scandito quelle tragiche ore. Particolari ed orari supportati peraltro dalle immagini incontrovertibili del ritrovamento del corpo dello statista democristiano che abbiamo girato con il nostro operatore della GBR -dice-. Prima l'attenta ricerca degli artificieri intorno alla Renault rossa di cui era stata segnalata la presenza con il corpo di Moron via Caetani dalla telefonata del brigatista Morucci al prof. Tritto. Quindi l'apertura degli sportelli laterali e poi del portellone posteriore dell'auto, sempre da parte degli artificieri». Prosegue: erano «presenti l'allora ministro dell'interno Cossiga, il suo capo di Gabinetto, numerosi funzionari della Polizia e ufficiali dei Carabinieri, uno degli antisabotatori sollevò delicatamente il lembo di una coperta che copriva il corpo di Moro. Solo allora si ebbe la certezza che si trattava del Presidente della DC. Erano circa le 14»
Ma questa sembra la notizia del secolo, non vi pare?
E chi ha mai dubitato che l'apertura di sportelli e portellone sia avvenuta attorno alle 14? Gli artificieri dicono un'altra cosa. Che a loro era stato richiesto l'intervento prima delle 11 del mattino e che Raso, poco dopo, aveva spostato la coperta (da dentro la macchina) e aveva trovato il corpo di Moro. E aveva informato Cossiga & C. che non sembrarono sorpresi.
Non facciamo rientrare i fatti nel gioco della "grande confusione deviante". Non bussiamo a coppe per rispondere a denari. Non giochiamo alle tre carte, non funziona. Noi abbiamo raccolto dei fatti e credo che se si vogliono criticare o smentire siano necessarie due condizioni, semplici semplici:
1) leggere l'inchiesta e magari approfondire 2) trovare dei dati oggettivi che smentiscano tre dichiarazioni convergenti (di persone che c'erano, intendo, non dichiarazioni alla >Macaluso<, per intenderci...)
Lei è un giornalista, Alfano. E' il suo mestiere. Legga, con calma. Non c'è fretta.
Dopo la pubblicazione dell'inchiesta su via Caetani, le prime reazioni politiche sono contrastranti.
Da un lato l'interrogazione parlamentare dell'On. Marco Carra (PD), che trovate in calce, la dichiarazione dubbiosa (giusto per essere ottimisti) dell'On. Emanuele Macaluso, uno dei dirigenti dell'ex PCI.
Commenta Macaluso: Roma, 29 giu. (Adnkronos) - La tesi ricostruita in un libro secondo la quale il cadavere di Aldo Moro sarebbe stato ritrovato in via Caetani oltre un'ora prima della telefonata delle Br non convince neanche un po' Emanuele Macaluso, senatore del Pci per diverse legislature. "Perche' queste cose vengono tirate fuori quando Cossiga e' morto? Non si potevano dire prima?", obietta Macaluso.
La risposta, caro Onorevole, è semplice, diremmo banale.
Circhetta e Raso sono stati due servitori dello Stato rispettivamente fino al '92 e fino al '98. Fin quando sono stati in servizio, avrebbero potuto parlare del loro operato solo davanti ai magistrati. E nessun magistrato ha mai pensato di andarli a sentire...
Andati in pensione, hanno qualche libertà in più. E Raso ha scritto un libro nel quale racconta tutto per filo e per segno ma omette la questione più importante. A che ora avviene il tutto? Un qualsiasi giornalista serio, sarebbe saltato sulla sedia e lo avrebbe chiamato. E io, che giornalista non sono, l'ho fatto. La stessa cosa ha fatto, paralleleamente, Paolo Cucchiarelli. Non è che abbia avuto problemi a parlare, ma ci ha fatto capire che non andava in cerca di gloria e quindi non voleva che se ne parlasse. Poi abbiamo avuto la possibilità di parlare con il suo capo Maresciallo Circhetta, che ci ha confermato la versione di Raso e, soprattutto, ha aggiunto i suoi ricordi.
E neanche lui, superati gli 80 anni ha mai mostrato, in tanti incontri, manie di protagonismo. Anzi si è mostrato sorpreso che qualcuno fosse andato a trovarlo. E non avendo fatto nulla di male, non ha avuto difficoltà a raccontare la sua esperienza di quella mattina.
Per concludere, caro Macaluso, le diremmo che se si vuole trovare qualcosa prima occorre cercarla.
********************************** Caso Moro: Carra (Pd), Procura di Roma indaghi su nuove rivelazioni
29 giugno 2013 - "Gli elementi emersi dall'inchiesta dell'Ansa e del sito www.vuotoaperdere.org sulla dinamica dei fatti avvenuti la mattina del 9 maggio 1978 meritano di essere adeguatamente valutati in sede investigativa all'interno di una quadro unitario che possa rivelare finalmente quanto accaduto nelle ore immediatamente precedenti l'assassinio di Moro. La Procura di Roma ha già aperto qualche settimana fa un nuovo fascicolo in seguito alla pubblicazione del libro del senatore Imposimato, ci auguriamo che queste nuove rivelazioni possono confluirvi ed essere oggetto dell'analisi degli inquirenti". Così Marco Carra, deputato Pd.
C'è voluto un anno di lavoro assieme a Paolo Cucchiarelli per ricollocare nello spazio-tempo corretto ciò che accadde in via Caetani la mattina del 9 maggio '78, dopo che le BR abbandonarono la R4 con a bordo il cadavere dell'On. Moro.
Tante interviste, tanti riscontri, tanti focus su documenti di archivio che alla luce dei nuovi riscontri, non quadravano affatto. Di materiale di lavoro ne abbiamo raccolto tanto e il risultato è stato la costruzione di un interessante dossier che rimette insieme alcun elementi di un mosaico che appare più chiaro.
Non è vero che lo Stato seppe attraverso la telefonata al prof. Tritto, ma era al corrente di tutto e si recò sul posto molte ore prima della ricostruzione giudiziaria.
La domanda è: perchè?
Se il 18 aprile si ebbe una gran fretta nell'annunciare al mondo l'avvenuta esecuzione di Aldo Moro, come mai il 9 maggio calò un sipario di omertà che fermò lo spazio-tempo in via Caetani? Forse quella mattina lo Stato si attendeva una soluzione diversa ma qualcosa andò storto e fu necessario del tempo per capire e riordinare i pezzi del puzzle per ricostruire un quadro politicamente non destabilizzante? O forse era necessario assicurarsi il silenzio di qualcuno che sarebbe stato poi ampiamente ricompensato in futuro per evitare una débâcle politica?
Dare risposta a queste domande non è compito nostro, ovviamente. Ma un'osservazione va fatta, anzi, è d'obbligo.
Se le cose stavano come effettivamente ci è stato fatto credere e cioè che ci fu un "muro contro muro" e le uniche aperture si erano rivelate l'inziativa del PSI e il presunto intervento di Fanfani all Direzione della DC, la scoperta del cadavere non sarebbe stata affatto un problema. Dal punto di vista politico sarebbe stato il perfetto alibi per millantare una piccola concessione che, però, non sarebbe stata raccolta dai brigatisti.
E invece no. Ci fu la necessità di sequestrare il cadavere di Aldo Moro per avere il tempo di mettere a posto qualcosa che non aveva funzionato, un inghippo che mandò all'aria un'operazione che era pronta a scattare (un blitz per la liberazione di Moro? Lo scambio dietro una contropartita che, a quel punto, andava fermata?).
Ripartiamo da qui. E chi ne ha la possibilità, ragioni a ritroso. Come disse Moro "le cose saranno chiare. Saranno chiare presto"
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Un regalo aggiuntivo: la telefonata con l'On. Claudio Signorile del 4 maggio 2013 nella quale si parla proprio di quella mattina del 9 maggio e della sua visita al Ministro Cossiga. Il colloquio è avvenuto durante la presentazione del libro "La zona franca" di Alessandro Forlani del quale e con il quale abbiamo avuto già avuto modo di parlare qui
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