Anche Franco Alfano (all'epoca dei fatti giornalista di GBR, la TV romana che fu artefice delle uniche riprese sul luogo del ritrovamento del cadavere di Moro, commenta e, a suo modo, smentisce.
Il giornalista di GBR. Quando, il 9 maggio del 1978, gli artificieri aprirono gli sportelli della R4 parcheggiata in via Caetani e scoprirono il cadavere di Aldo Moro, erano 'circa le 14'. Lo afferma Franco Alfano, giornalista di GBR, che era lì, con il suo operatore. «Nonostante i trentacinque anni trascorsi dal quel giorno, ho chiarissimi i particolari, compresi gli orari, che hanno scandito quelle tragiche ore. Particolari ed orari supportati peraltro dalle immagini incontrovertibili del ritrovamento del corpo dello statista democristiano che abbiamo girato con il nostro operatore della GBR -dice-. Prima l'attenta ricerca degli artificieri intorno alla Renault rossa di cui era stata segnalata la presenza con il corpo di Moron via Caetani dalla telefonata del brigatista Morucci al prof. Tritto. Quindi l'apertura degli sportelli laterali e poi del portellone posteriore dell'auto, sempre da parte degli artificieri». Prosegue: erano «presenti l'allora ministro dell'interno Cossiga, il suo capo di Gabinetto, numerosi funzionari della Polizia e ufficiali dei Carabinieri, uno degli antisabotatori sollevò delicatamente il lembo di una coperta che copriva il corpo di Moro. Solo allora si ebbe la certezza che si trattava del Presidente della DC. Erano circa le 14»
Ma questa sembra la notizia del secolo, non vi pare?
E chi ha mai dubitato che l'apertura di sportelli e portellone sia avvenuta attorno alle 14? Gli artificieri dicono un'altra cosa. Che a loro era stato richiesto l'intervento prima delle 11 del mattino e che Raso, poco dopo, aveva spostato la coperta (da dentro la macchina) e aveva trovato il corpo di Moro. E aveva informato Cossiga & C. che non sembrarono sorpresi.
Non facciamo rientrare i fatti nel gioco della "grande confusione deviante". Non bussiamo a coppe per rispondere a denari. Non giochiamo alle tre carte, non funziona. Noi abbiamo raccolto dei fatti e credo che se si vogliono criticare o smentire siano necessarie due condizioni, semplici semplici:
1) leggere l'inchiesta e magari approfondire 2) trovare dei dati oggettivi che smentiscano tre dichiarazioni convergenti (di persone che c'erano, intendo, non dichiarazioni alla >Macaluso<, per intenderci...)
Lei è un giornalista, Alfano. E' il suo mestiere. Legga, con calma. Non c'è fretta.
Dopo la pubblicazione dell'inchiesta su via Caetani, le prime reazioni politiche sono contrastranti.
Da un lato l'interrogazione parlamentare dell'On. Marco Carra (PD), che trovate in calce, la dichiarazione dubbiosa (giusto per essere ottimisti) dell'On. Emanuele Macaluso, uno dei dirigenti dell'ex PCI.
Commenta Macaluso: Roma, 29 giu. (Adnkronos) - La tesi ricostruita in un libro secondo la quale il cadavere di Aldo Moro sarebbe stato ritrovato in via Caetani oltre un'ora prima della telefonata delle Br non convince neanche un po' Emanuele Macaluso, senatore del Pci per diverse legislature. "Perche' queste cose vengono tirate fuori quando Cossiga e' morto? Non si potevano dire prima?", obietta Macaluso.
La risposta, caro Onorevole, è semplice, diremmo banale.
Circhetta e Raso sono stati due servitori dello Stato rispettivamente fino al '92 e fino al '98. Fin quando sono stati in servizio, avrebbero potuto parlare del loro operato solo davanti ai magistrati. E nessun magistrato ha mai pensato di andarli a sentire...
Andati in pensione, hanno qualche libertà in più. E Raso ha scritto un libro nel quale racconta tutto per filo e per segno ma omette la questione più importante. A che ora avviene il tutto? Un qualsiasi giornalista serio, sarebbe saltato sulla sedia e lo avrebbe chiamato. E io, che giornalista non sono, l'ho fatto. La stessa cosa ha fatto, paralleleamente, Paolo Cucchiarelli. Non è che abbia avuto problemi a parlare, ma ci ha fatto capire che non andava in cerca di gloria e quindi non voleva che se ne parlasse. Poi abbiamo avuto la possibilità di parlare con il suo capo Maresciallo Circhetta, che ci ha confermato la versione di Raso e, soprattutto, ha aggiunto i suoi ricordi.
E neanche lui, superati gli 80 anni ha mai mostrato, in tanti incontri, manie di protagonismo. Anzi si è mostrato sorpreso che qualcuno fosse andato a trovarlo. E non avendo fatto nulla di male, non ha avuto difficoltà a raccontare la sua esperienza di quella mattina.
Per concludere, caro Macaluso, le diremmo che se si vuole trovare qualcosa prima occorre cercarla.
********************************** Caso Moro: Carra (Pd), Procura di Roma indaghi su nuove rivelazioni
29 giugno 2013 - "Gli elementi emersi dall'inchiesta dell'Ansa e del sito www.vuotoaperdere.org sulla dinamica dei fatti avvenuti la mattina del 9 maggio 1978 meritano di essere adeguatamente valutati in sede investigativa all'interno di una quadro unitario che possa rivelare finalmente quanto accaduto nelle ore immediatamente precedenti l'assassinio di Moro. La Procura di Roma ha già aperto qualche settimana fa un nuovo fascicolo in seguito alla pubblicazione del libro del senatore Imposimato, ci auguriamo che queste nuove rivelazioni possono confluirvi ed essere oggetto dell'analisi degli inquirenti". Così Marco Carra, deputato Pd.
C'è voluto un anno di lavoro assieme a Paolo Cucchiarelli per ricollocare nello spazio-tempo corretto ciò che accadde in via Caetani la mattina del 9 maggio '78, dopo che le BR abbandonarono la R4 con a bordo il cadavere dell'On. Moro.
Tante interviste, tanti riscontri, tanti focus su documenti di archivio che alla luce dei nuovi riscontri, non quadravano affatto. Di materiale di lavoro ne abbiamo raccolto tanto e il risultato è stato la costruzione di un interessante dossier che rimette insieme alcun elementi di un mosaico che appare più chiaro.
Non è vero che lo Stato seppe attraverso la telefonata al prof. Tritto, ma era al corrente di tutto e si recò sul posto molte ore prima della ricostruzione giudiziaria.
La domanda è: perchè?
Se il 18 aprile si ebbe una gran fretta nell'annunciare al mondo l'avvenuta esecuzione di Aldo Moro, come mai il 9 maggio calò un sipario di omertà che fermò lo spazio-tempo in via Caetani? Forse quella mattina lo Stato si attendeva una soluzione diversa ma qualcosa andò storto e fu necessario del tempo per capire e riordinare i pezzi del puzzle per ricostruire un quadro politicamente non destabilizzante? O forse era necessario assicurarsi il silenzio di qualcuno che sarebbe stato poi ampiamente ricompensato in futuro per evitare una débâcle politica?
Dare risposta a queste domande non è compito nostro, ovviamente. Ma un'osservazione va fatta, anzi, è d'obbligo.
Se le cose stavano come effettivamente ci è stato fatto credere e cioè che ci fu un "muro contro muro" e le uniche aperture si erano rivelate l'inziativa del PSI e il presunto intervento di Fanfani all Direzione della DC, la scoperta del cadavere non sarebbe stata affatto un problema. Dal punto di vista politico sarebbe stato il perfetto alibi per millantare una piccola concessione che, però, non sarebbe stata raccolta dai brigatisti.
E invece no. Ci fu la necessità di sequestrare il cadavere di Aldo Moro per avere il tempo di mettere a posto qualcosa che non aveva funzionato, un inghippo che mandò all'aria un'operazione che era pronta a scattare (un blitz per la liberazione di Moro? Lo scambio dietro una contropartita che, a quel punto, andava fermata?).
Ripartiamo da qui. E chi ne ha la possibilità, ragioni a ritroso. Come disse Moro "le cose saranno chiare. Saranno chiare presto"
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Un regalo aggiuntivo: la telefonata con l'On. Claudio Signorile del 4 maggio 2013 nella quale si parla proprio di quella mattina del 9 maggio e della sua visita al Ministro Cossiga. Il colloquio è avvenuto durante la presentazione del libro "La zona franca" di Alessandro Forlani del quale e con il quale abbiamo avuto già avuto modo di parlare qui
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