Questa sera nella trasmissione di Radio24 "Storiacce" condotta da Raffaella Calandra, è stata ospite
Licia Pinelli moglie del cittadino che entrato in Questura il 12 dicembre 1969 ne uscì morto il 15 dicembre da una finestra del quarto piano.
Non importa come (anche se la signora parla di "picchiato e creduto morto e buttato dalla finestra"). Quello che conta è che un cittadino innocente è entrato vivo in una Questura e ne sia uscito morto.
Il 9 maggio il Presidente
Napolitano ha celebrato la seconda giornata per le vittime del terrorismo ed ha invitato al Quirinale sia la
vedova Calabresi che la
vedova Pinelli. Se per Luigi Calabresi (commissario dalla cui stanza "volò" l'anarchico Pinelli) la storia parla di "morte per terrorismo", fino ad ora non si era mai avuto il coraggio di accostare la fine ddi Giuseppe Pinelli alla stessa causa. Con la conseguenza che se anche Pinelli deve essere considerato vittima del terrorismo, allora ad essere terrorista, per la prima volta, è stato riconosciuto lo Stato italiano.
Non è cosa da poco e credo che il gesto di Napolitano sia stato dettato dalla volontà di non farsi trovare impreparato alla imminente scoperta della verità su Piazza Fontana. Perchè lui sa, e sanno anche Cossiga, Andreotti, i vertici dei servizi. E allora, forse, è meglio iniziare ad invitare i colpevoli a dire la verità, che i tempi sono maturi.
Ma i tempi (come le pere) non maturano per caso. Se un albero si lascia senz'acqua, le pere seccano, ma se le si lasciano troppo tempo sul ramo va a finire che maturano e ti cascano in testa.
Qui sotto l'intervista a Licia Pinelli rilasciata a
Radio 24.
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