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Caro Augias... cosa non mi sarei perso!
Di Manlio (del 11/01/2009 @ 22:33:37, in Pensieri liberi, linkato 1802 volte)
Ieri sera sono andato a vedere lo spettacolo teatrale scritto da Corrado Augias e Vladimiro Polchi "Aldo Moro: Una tragedia italiana" a Lecce, presso i Cantieri Teatrali Koreja.

Lo spettacolo è in tour dalla scorsa primavera, occasione del trentennale del rapimento del Presidente della DC.

Non me ne avevano parlato bene, ma nonostante ciò sono andato al teatro, anche con entusiasmo e convinzione.

La mia delusione non è stata dettata dalla qualità dei contenuti, che reputo eccellente. E del resto la firma di Augias in tal senso era una garanzia assoluta.

No. Quello che mi ha deluso sono state le scelte relative all'approccio politico e all'idea drammaturgica.

Mi spiego.

La scelta politica è davvero riduttiva. La narrazione degli eventi, infatti, confluisce nella domanda finale sul "Polis o Pietas" mutuata dall'Antigone di Sofocle. Ripercorrendo gli avvenimenti e le lettere di Moro nelle diverse fasi della prigionia sembra, secondo Augias, che davvero l'essenza di tutto sia la contrapposizione tra fermezza e trattativa.
Ormai non ci crede più nessuno che non vi furono trattative. Le trattative ci furono eccome, a diversi livelli e tra diversi interlocutori. Il problema è che qualcuno rincorreva le trattative per boicottarle. E al termine prevalse la forza di chi, una volt che pensava di essersi liberato di  Moro, non aveva nessuna intenzione di ritrovarselo vivo.

La scelta drammaturgica, invece, mi ha lasciato sconcertato. Lo spettacolo inizia con un'abbondante serie di filmati che riguardano l'agguato di via Fani. Prosegue con una voce narrante che illustra gli eventi al pubblico. Tra voce narrante e immagini, si inserisce la figura di Aldo Moro che legge le lettere più significative.
Se fosse stata una puntata di Enigma, sarebbe stata da antologia. Una specie di "La notte della Repubblica" di Zavoli in un bignami che scandisce perfettamente gli avvenimenti e li contestualizza nella vicenda.

Ma diavolo, siamo al teatro, non in TV! La comunicazione teatrale è diversa, la gente non va al teatro per un'opera di divulgazione, ma per cogliere la rappresentazione artistica di un evento. Le possibilità di comunicazione del teatro sono state completamente ignorate (e qui la colpa non può essere di Augias ma di chi si è occupato della trasposizione del testo in forma teatrale) e ne è venuto fuori un "programma di divulgazione di alto livello" che se fosse andato sulla terza rete sarebbe rimasto un pezzo da antologia.
Sarebbe bastato inserire dei dialoghi, ad esempio un brigatista che comunciava a Moro cosa avveniva all'esterno e Moro che commentava e cercava di stendere le sue lettere dando indicazioni al suo interlocutore brigatista affinchè l'effetto del messaggio fosse il più efficace possibile.

Mah. Non vorrei essere stato troppo severo. Forse sono condizionato da un coinvolgimento nella vicenda che eleva di molto le mie aspettative, forse non era serata. Ma mi piacerebbe avere il parere di altri che hanno assistito allo spettacolo.

Mentre ero seduto, anche se non mi annoiavo (come qualcun altro mi ha detto di se a fine serata), ho pensato al bellissimo monologo di Giorgio Gaber "Cosa non mi sono perso". Per godere delle cose che si perdono, è necessario sapere in anticipo quanto si soffre.