E' passato una anno da quel 30 maggio in cui
Grazia Di Donna, giornalista dell'
ADNKronos è stata stroncata da un infarto a soli 49 anni. Persona speciale, davvero, per chi ha avuto il privilegio di conoscerla. Persona disponibile con tutti, al contrario di altri suoi colleghi che pur ricoprendo incarichi molto meno prestigiosi sono molto bravi nello sport nazionale del "chi se la tira di più".
Ma quando telefonai alla redazione dell'ADNKronos, nella quale lei lavorava dal 1980 e dove ricopriva l'importante ruolo di caposervizio della redazione Interni, mi fu passata senza problemi e fu pronta ad ascoltarmi. Poi lesse il mio libro, appena uscito (era il 2007), le piacque, discutemmo di molti aspetti, ci confrontammo ed ebbi la sensazione che mi stesse mettendo al suo stesso livello. Lei, che di esperienza ne aveva davvero ed io, che ero l'ultimo arrivato e lo sono tutt'ora.
Grazia e' stata per anni la cronista di punta dell'agenzia, seguendo i principali avvenimenti di cronaca giudiziaria e le maggiori inchieste sul terrorismo, (l'attentato al Papa, le Brigate Rosse, la strage di Ustica, Gladio, l'affaire Mitrokhin, l'inchiesta su Telekom Serbia, per citare solo le vicende più note al grande pubblico.
C'eravamo sentiti pochi giorni prima, con Grazia, perchè stavamo valutando assieme alcune analisi. Poi i miei impegni lavorativi mi avevano costretto a rimandare alcuni propositi e quando nel novembre scorso decisi di ricontattarla, prima di chiamarla telefonicamente mi feci un giro online per vedere se aveva scritto qualcosa di nuovo che mi era sfuggito. Fu così che appresi la notizia e, ricordo, il mio pomeriggio lavortivo finì li. Il resto fu un girovagare di pensieri, ricordi (piccoli) e immagini.
Il giorno dopo chiamai un amico comune per chiedere conferma e per sapere qualcosa di più. Non mi aveva avvisato perchè la cosa lo sconvolse molto a livello umano, era persona di cui si fidava e, mi disse "ora mi sento molto più solo".
Fu allora che realizzai davvero cosa avevamo perso.
E spero che da lassù possa provare un po' di quella felicità che per tutta la sua vita ha regalato alle persone che hanno avuto il dono della sua compagnia.