1) Avv. Biscotti, lei che è stato parte civile degli
ultimi processi contro le Brigate Rosse, oggi parlando di BR si fa riferimento
spesso a Nuove Brigate Rosse così come trent'anni fa si parlava di "sedicenti"
Brigate Rosse. Dai riscontri processuali come è opportuno definirle: nuove,
vecchie o, semplicemente, Brigate Rosse?
Beh, forse trent'anni fa la parola "sedicenti" era da
considerarsi più una valutazione "politica" di chi come nel PCI pur sapendo non
voleva vedere e riconoscere che le azioni delle Brigate Rosse erano compiute da
soggetti culturalmente formatisi a sinistra. Le BR di Lioce, Galesi e Morandi
comunemente definite Nuove Brigate Rosse, hanno comunque origini profonde e non
necessariamente legate alle prime azioni dei nuclei comunisti combattenti del
1992 e del 1994 nel momento in cui si sono strutturate come gruppo di
avanguardia rivoluzionaria. Molto probabilmente l'attività di contiguità alla
lotta armata da parte di questi soggetti trova piccoli riscontri sin dal 1986
quando durante le indagini per l'omicidio dell'ex Sindaco di Firenze Lando
Conti, sia la Lioce che Morandi furono oggetto di perquisizione da parte degli
investigatori. Ricordo che per quell'omicidio furono condannati i Brigatisti
Cappello e Ravalli che a mio giudizio debbono considerarsi i leaders delle BR
della metà degli anni '80 (omicidio Hunt, Tarantelli, Conti e Ruffilli). E dal
loro arresto è seguita una fase di riorganizzazione fino alla nascita dei nuclei
comunisti combattenti che, con l'esplicita approvazione delle loro azioni da
parte dei leaders di cui parlavo, irriducibili in carcere, diventano Brigate
Rosse Partito Comunista Combattente con l'omicidio D'Antona. La mia opinione è
che questo filo di continuità arriva fino alle Brigate Rosse storiche e
probabilmente l'anello di congiunzione tra le vecchie BR (fino al 1983) e quelle
di Cappello e Ravalli potrebbe essere Barbara Balzarani che dalle gabbie due
giorni dopo l'uccisione di Conti è l'unica a rivendicarne l'omicidio.
2) E' opinione comune che il filone toscano sia
rimasto sostanzialmente inesplorato nella vicenda delle Brigate Rosse degli anni
'70. E sembra che un legame di continuità territoriale con le Brigate Rosse
attuali veda effettivamente protagonista la Toscana. Cosa c'e' di vero e,
soprattutto, quale e' stato il ruolo del Comitato Rivoluzionario Toscano nella
vicenda delle Brigate Rosse?
Diciamo che l'area toscana delle Brigate Rosse ancorchè
oggetto di un importante processo celebrato a metà degli anni '80 ha lasciato
qualche zona dove non è stato possibile fare piena chiarezza. Non è certamente
una coicidenza che il rigenerarsi dell'organizzazione delle Brigate Rosse ha
avuto come punto di riferimento l'area toscana. Come è ormai noto nella
letteratura sull'argomento, il Comitato Rivoluzionario Toscano, nella vicenda
delle Brigate Rosse, ha avuto un ruolo di grande rilievo soprattutto durante il
sequestro Moro perchè, è pacificamente ammesso, il comitato esecutivo durante la
prima fase del sequestro si riuniva proprio a Firenze in una base messa a
disposizione dal Comitato Rivoluzionario Toscano.
3) Si riferisce all'abitazione che ospitò vertici
delle BR nei 55 giorni, quella di via Barbieri di disponibilità dell'arch.
Giampaolo Barbi?
Questo è quello che sembra essere emerso dagli atti
della Commissione Parlamentare presieduta dal Senatore Pellegrino all'esito
delle audizioni del Dott. Tindari Baglioni e del Dott. Chelazzi dove si afferma
che fino all'epoca del sequestro Moro l'unico covo a disposizione fosse proprio
quello di Via Barbieri (quello di Corso Unione Sovietica è successivo).
Io ritengo che fino all'epoca del sequestro Moro
esisteva un altro appartamento a Firenze nella disponibilità delle BR che
potrebbe avere le stesse caratteristiche descritte da Moretti. Ora le dico
un'assoluta novità in merito che ho riscontrato e che sicuramente meriterà
grande attenzione da parte degli studiosi per tutti i risvolti che ne comporta.
Gallinari nel suo ultimo libro "Un contadino nella
metropoli" racconta che per ragioni di organizzazione fino all'autunno del '77
viveva insieme alla Brioschi e al "Rossino" (Bonisoli) in un appartamento a
Firenze messo a disposizione da Giovanni, e nella nota del testo su questo
passaggio, specifica che Giovanni era Senzani e che di fatto era il padrone di
casa. Questo appartamento si trovava in una via a lato del costruendo Carcere di
Sollicciano (zona che non ha niente a che vedere con Via Barbieri). Lascio
immaginare ai più attenti cosa ciò può significare. Onde evitare querele mi
limito soltanto ad evidenziare quanto emergerebbe dalle dichiarazioni di
Gallinari: prima di tutto che Senzani era in relazione di fatto, sin
dall'autunno del '77, con un membro del Comitato Esecutivo (Bonisoli) e con un
membro del commando di Via Fani oltre che carceriere di Moro (Gallinari) e che
esisteva un covo BR a Firenze dove si riunivano brigatisti di primissimo ordine,
di cui Senzani era il padrone di casa, certamente fino all'autunno del '77. Non
essendoci alcuna notizia della sua scoperta anche successivamente, ciò
lascerebbe pensare che questo covo potrebbe essere stato attivo anche dopo
l'autunno del '77, proprio alle soglie dell'operazione Moro.
4) Nell'ambito delle sue ricerche ha avuto modo di
portare un'importante novità relativa alle registrazioni degli interrogatori di
Moro. Ha evidenziato come le audiocassette contenenti gli interrogatori
potrebbero essere tra quelle sequestrate in via Gradoli. Dal dicembre 2005 (data
della pubblicazione di un articolo su Panorama) che lei sappia, qualcuno e'
andato a verificare se tra i reperti esiste ancora traccia di quelle 18 cassette
presenti nel verbale? Si e' tentato di recuperarne il contenuto? Insomma, come
e' andata a finire?
Sul punto io mi sono limitato soltanto a far emergere la
circostanza che a mio giudizio ritenevo e ritengo comunque utile, qualunque
potesse essere il contenuto di quei passaggi registrati in una di quelle 18
cassette. So che in qualche modo è stato portato all'attenzione formale alla
Procura di Roma ma al momento non so altro. La circostanza di questa cassetta
con la "voce maschile che parla con compagni di alcuni articoli" è molto
suggestiva, ma vi rimando ad una mia lunga
intervista a Radio radicale* in sono sono spiegati tutti i dettagli.
5) Lei sta preparando un libro nel quale racconterà
le sue riflessioni legate all'analisi dei documenti processuali. Quali elementi
di novità, a grandi linee, secondo lei emergono da una lettura attenta ed
approfondita che solo l'occhio di un avvocato può fare delle carte dei
Tribunali? Sia in relazione al caso Moro che, più in generale, sulla vicenda
complessiva delle BR?
Una novità sul caso Moro ve l'ho già anticipata, e vi
assicuro, e lei certamente ben lo saprà, che non è facile argomentare sul caso
Moro senza rischiare di essere male interpretati. Io ritengo che una lettura
attenta degli atti sia processuali (ed è ciò che più piace) che parlamentari
possa ancora oggi far emergere nuove circostanze, anche importanti. Io sono
convinto che il caso Moro deve essere riaperto, solo la verità completa può
portare alla vera giustizia.
6) Lei ha potuto osservare la vicenda delle BR
certamente da un punto di vista diretto. Che idea si è fatto dell'autenticità
del fenomeno e, in particolare, dello scenario che vide le BR protagoniste del
rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro?
Anche qui il discorso sarebbe lungo e complesso, però
ritengo che le BR siano un fenomeno comunque del tutto italiano senza
etero-estero-direzioni. Certo, non vi è dubbio che sia l'est che l'ovest non
"stravedessero" per Moro e che di fatto sussisteva una loro accondiscendenza più
o meno tacita al tragico sviluppo del rapimento.
7) Rispetto alla chiusura degli anni di piombo lei si
è sempre dichiarato contrario perchè è ancora necessario fare piena luce su
quelle vicende. Secondo lei quali soggetti devono ancora raccontare tutto e,
soprattutto, cosa devono ancora raccontare al Paese?
Come dicevo prima soltanto tutta la verità può portare
alla giustizia sostanziale per tutto quello che è accaduto nei c.d. Anni di
Piombo. Ci sono però ancora tante zone oscure e anche tanti soggetti coinvolti
che non hanno mai pagato perchè mai individuati e che probabilmente possono aver
contribuito a fare delle Brigate Rosse l'unica organizzazione terroristica che
ha saputo rigenerarsi negli ultimi trent'anni. E ci sono anche tanti soggetti
che ancora sanno e non parlano.
E qui il pensiero di tutti deve andare alle vittime del
terrorismo e al loro sacrificio perchè sono gli unici che ancora sopportano,
troppo spesso in silenzio, il peso del piombo di quegli anni. Il loro sacrificio
ha consentito alla democrazia di questo paese di tenere dritta la schiena e non
esito a definirli come nuovi padri della patria.
8) Il Ministro Amato ha recentemente lanciato un
allarme terrorismo sia in relazione agli arresti di febbraio sia delle minacce
indirizzate a molteplici destinatari. Secondo lei esistono le condizioni per un
allarme sociale e per l'introduzione di misure speciali di repressione?
Il clima, purtroppo, è sostanzialmente identico a quello
dell'inizio degli anni '70, anche gli slogan sono gli stessi (e ahimè anche gli
uomini dato che Maurizio Ferrari, brigatista che ha scontato trent'anni di
carcere era lì tra i più acclamati del corteo de L'Aquila). Non me la sento di
escludere che nella vasta area di "insofferenza" prima o poi qualcuno potrebbe
"scavalcare il fosso" facendosi di fatto arruolare dagli spezzoni ancora in vita
(e ce ne sono) delle Brigate Rosse. Il clima si sta facendo molto molto pesante.
Ovviamente spero di sbagliarmi.
* L'intervista dell'Avvocato Valter Biscotti è
stata pubblicata sul sito di RadioRadicale
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