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"Quell'incontro con Piperno vicino alla sede dei
Carabinieri intitolata a mio marito"
Ci scrive la vedova di Domenico Ricci, deceduto in via Fani nel rapimento di
Aldo Moro
Gentile Direttore,
sono la vedova Ricci, vedova dell’app. CC Medaglia d’Oro al Valor Civile
Domenico Ricci, deceduto in via Fani il 16 marzo 1978, in occasione del
rapimento dell’Onorevole Aldo Moro e della terrificante trucidazione della sua
scorta.
Mi informa proprio oggi mio figlio Giovanni, ed è per questo che scrivo
proprio al vostro quotidiano, che viene dato ampio spazio su internet circa un
incontro che si svolgerà presso il teatro “Cotini” di Staffolo (AN), il prossimo
22 novembre, in cui l’ex terrorista e “cattivo maestro” Franco Piperno (penso
proprio che bisogna specificare tali definizioni come dice Marco Alessandrini)
presenterà il suo libro “ ’68. L’anno che ritorna”. Tale manifestazione
pseudo-culturale è patrocinata dalla Comunità Montana dell’Esino Frasassi,
sostenuta e promossa dal Comune di Staffolo che ha dato la disponibilità dei
locali e sarà introdotta da tale Alessandro Cartoni.
Sinceramente, lungi da me l’interesse di togliere a qualcuno la facoltà di
parlare o di tenere conferenze, l’Italia è un grande Paese di uomini talentuosi
seppur, nella propria vita, abbiano commesso degli sbagli, ed io sono la prima a
comprendere il processo rieducativo della pena come auspicava l’esimio Cesare
Beccaria, anche per chi, come il Piperno, ha latitato molti anni all’estero e
credo fermamente in una sorta di riabilitazione divina.
Tutto questo non mi lascerebbe mai perplessa, stante quanto già accaduto
negli scorsi anni, se non fosse che, ad non più di 100 metri in quel di Staffolo,
sia ubicata la sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri in Congedo
intitolata a mio marito, Medaglia d’oro, non tanto per riconoscimento al suo
eroico sacrificio, come peraltro avvenuto in centinaia di Comuni italiani, ma
perché proprio Staffolo è il Comune che gli ha dato i natali in quel lontano
1934, dove i suoi genitori sono nati ed anche i miei, e che poi, a causa del
fato ci ha fatto incontrare, tutti originari proprio di quel paese, dove io
stessa ho una casa e dove mi reco tutti i mesi per posare un fiore sulla tomba
(situata a pochi chilometri) dell’uomo, che ho tanto amato e che la
scelleratezza umana dei “brigatisti” mi ha precocemente portato via.
Vede, signor Direttore, nella vita tutti hanno il diritto di scrivere le
proprie esperienze o di pubblicare le proprie opere, come ha più volte affermato
Mario Calabresi, ma proprio che tale cosa avvenga a poche decine di metri da
dove si è più e più volte onorato mio marito come martire della patria e vicino
al luogo dove lui riposa in pace, proprio non ci sto (per usare un gergo coniato
dall’ex Presidente della Repubblica Scalfaro), sono disdegnata, rammaricata,
avvilita, sconfortata, anche e perché l’attuale giunta comunale, sino ad ora,
non ha avuto il minimo sentimento di volermi avvertire di quanto stava per
accadere (e pensare che sono in costante contatto con la mia famiglia).
Proprio lo scorso anno, per fare un esempio analogo, scrissi insieme ai
parenti dei caduti di via Fani una lettera aperta, pubblicata da Corrado Augias
sul quotidiano La Repubblica, inerente lo speciale di Studio Aperto dal titolo
"Il ritorno delle Brigate rosse", con un' intervista ad Alberto Franceschini,
fondatore storico del gruppo terroristico nel 1970 assieme a Renato Curcio. Un'
intervista girata sui “luoghi della memoria”, in via Fani, dove fu rapito Aldo
Moro e contemporaneamente massacrata la sua scorta.
Ebbene, in quell’occasione avemmo direttamente la risposta dell’attuale
Presidente della Repubblica Napolitano alla nostra lettera, inviata proprio a
quel quotidiano alcuni giorni dopo (cosa mai accaduta in precedenza). Il
Presidente della Repubblica comunicava in tal modo alla Nazione tutta le
seguenti profonde parole: “…Anche nel mio messaggio di fine anno volli esprimere
un chiaro richiamo al rispetto della memoria delle vittime del terrorismo e
dunque al rispetto - in tutte le sedi - del dolore dei loro famigliari. Rinnovo
perciò il mio fermo appello perché di ciò si tenga conto anche sul piano
dell'informazione o della comunicazione televisiva. Il legittimo reinserimento
nella società di quei colpevoli di atti di terrorismo che abbiano regolato i
loro conti con la giustizia dovrebbe tradursi in esplicito riconoscimento della
ingiustificabile natura criminale dell'attacco terroristico allo Stato e ai suoi
rappresentanti e servitori e dovrebbe essere accompagnato da comportamenti
pubblici ispirati alla massima discrezione e misura.” (Messaggio ripreso anche
nella “Giornata della Memoria” del 9 maggio u.s.)
Quanto sopra esposto rappresenta un pensiero che non solo è stato promulgato
dalla massima carica Istituzionale di questo nostro Paese ma che rappresenta
anche il pensiero di gran parte della nostra cittadinanza. Tanto più che
dispiace, come prima affermato, che su internet è stato dato ampio risalto
all’accadimento, ma che nessuno delle istituzioni comunali locali, abbia avuto
il minimo sentore di avvertirmi o un minimo accenno di rimorso per quanto si
stanno accingendo a compiere.
Penso a quanto darebbe fastidio se Erick Priebke facesse una disquisizione
sulla storia del nazismo sul luogo della “Strage delle Fosse Ardeatine” od in
quei luoghi stessi in cui i partigiani marchigiani combatterono le forze
nazi-fasciste nella Resistenza.
Per ultimo vorrei soffermarmi sul fatto che qualcuno potrebbe farmi notare
che Piperno, seppur latitante non abbia commesso reati efferati, se non fondare
“Potere Operaio” (nota organizzazione terroristica che compì la strage dei
fratelli Mattei nota come il “Rogo di Primavalle” e tanti altri efferati
delitti) e dirigerla insieme a personaggi come Oreste Scalzone,Toni Negri ed
avere, tra l’altro, come collaboratore in quell’organizzazione Valerio Morucci,
proprio uno di colore che in via Fani a Roma quel 16 marzo 1978 uccise con più
di 30 colpi il mio povero marito.
Concludendo il signor Piperno potrà presentare tranquillamente la sua opera
inneggiante al ’68 ed a tutte le sue conseguenze (e dicono che i cattivi maestri
non ci sono più), penso che la mia parola possa solamente toccare direttamente i
cittadini e basta, ma vorrei citare, per una maggiore comprensione, una
splendida ed esemplare frase rilasciata dal Piperno (che magari non saprà
nemmeno dove sta per tenere una conferenza) in un’intervista rilasciata lo
scorso 20 marzo a Sky TG24 (in occasione proprio del trentennale della Strage di
via Fani), per lasciare così in ultimo alla pubblica opinione la possibilità di
fare una propria considerazione su quanto accade; in tale intervista ha,
infatti, sostenuto le sue tesi sulla moralità dei brigatisti e in un sotteso
giudizio sul loro operato ha affermato: “I terroristi? Io penso che sono
moralmente delle ottime persone, anche se hanno ucciso…E' una morale di guerra,
non esiste solo una sua o una mia morale. La morale è multipla - ci sono persone
che vanno a bombardare una città, e sono considerate degli eroi, e persone che
sparano su un bersaglio determinato, che sono considerate dei criminali. Nel
secondo caso, solo perché sconfitte” ( da Franco Piperno a Controcorrente,
trasmissione di Sky Tg24)Tanto per far capire il mio dolore ed il mio
rincrescimento e come si possa non essere italiani di fronte a tali
esternazioni. Grazie!
Porgendo distinti saluti, Rocchetti Maria vedova Ricci (umile vedova di un
servitore dello Stato)
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