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L'ETERNO RITORNO DI LICIO
E se fosse davvero eterno? Perché con questa storia del programma televisivo,
ma anche del film sulla sua vita che George Clooney - addirittura! - dovrebbe
interpretare, viene il dubbio che il Venerabile, o «l´Aretino», come si
presentava anche se di Pistoia, o «l´ingegner Luciani», altro pseudonimo usato
ai tempi delle sue scorribande nel Palazzo, ecco, il sospetto è che la leggenda
di Licio Gelli sia destinata a entrare nel tempo infinito dell´immortalità.
Da questo punto di vista, il trapasso del Venerabile nell´aldilà mediatico,
il suo risolversi in fotogrammi e pixel ad alta definizione potrebbe essere
letto come l´aggiornamento tecnologico dell´esoterica fantasia secondo cui egli
sarebbe la reincarnazione o il proseguimento di un unico personaggio che nei
secoli avrebbe preso le fattezze e il nome del conte di Saint-Germain, di
Cagliostro, di Louis-Claude di Saint Martin o del mitico Christian Rosenkreutz.
Vai a sapere. Certo l´uomo, che compirà 90 anni il prossimo 21 aprile, ha
sempre offerto notevoli risorse evocative, una delle quali è una certa
propensione per le identità fuggevoli ai limiti e talvolta oltre l´istrionismo;
e basti qui segnalare che in uno dei tanti libri-interviste, anzi nel migliore (Sandro
Neri, Parola di Venerabile, prefazione di Sandra Bonsanti, Aliberti, 2006) c´è
una raccolta di foto, verosimilmente rese dall´intervistato, una delle quali
ritrae lo durante la latitanza in Francia in tenuta da suonatore ambulante con
tanto di organo a rullo o a cannone, altrimenti detto organetto di Barberia (ma
senza scimmietta che ritira il soldino).
Detto questo, la provvisoria, ma ricorrente eternità di Gelli nella vita
pubblica rappresenta pur sempre un a dir poco enigma sconfortante. E non solo
perché sanziona come l´Italia continui a restare prigioniera non solo del suo
passato, ma di quello più oscuro, patologico e appiccicoso. Dopo diversi
preannunci, nessuno roseo, lo scandalo della P2 venne fuori nella primavera del
1981, 27 anni orsono, in piena guerra fredda. E tutto si può dire della loggia,
meno che in questo quarto di secolo il fiume, lo stagno o il pozzo nero non
siano stati dragati.
Commissioni di saggi, disposizioni legislative ad hoc, processi civili e
penali, inchieste parlamentari, pronunciamenti massonici, quintali di rassegne
stampa, intere scaffali di librerie. In tale montagna di materiale c´è pure una
canzone, «Maudit», dei Litfiba - e un pomeriggio l´ex leader del gruppo, Piero
Pelù, salì a Villa Wanda per conoscere di persona il Venerabile, ma l´incontro
lasciò delusi entrambi.
Di recente, Gelli ha donato all´Archivio di Stato un´ulteriore vagonata di
carte, compresa la mole delle sue tradottissime e premiatissime poesie, insieme
a foto ricordo, coppe, targhe, pergamene, medaglie e riconoscimenti. Il caso e
la necessità hanno voluto che ad accogliere il venerabile fondo sia stata la
dottoressa Linda Giuva in D´Alema. Nel corso di una specie di cerimonia la brava
e nota dirigente dei Beni culturali e il donatore - che nei suoi giorni di sole
rivendicava minacciosamente il titolo onorifico di «cartofilo» - si sono stretti
la mano. Tutto quindi spingerebbe a considerare la faccenda chiusa.
E invece non lo è per niente. Perché ogni tanto scatta l´allarme, ogni tanto
qualcuno vede nuovi collegamenti tra vecchi piduisti o ualcun altro denuncia
nuovissime entità che assomigliano straordinariamente alla loggia d´antan,
archetipo di intrighi, spionaggio e attività crimogene. Di queste inesorabili
ricorrenze si potrebbe compilare un lungo e noiosissimo elenco che per forza di
cose si intensifica nei momenti in cui a Palazzo Chigi governa un personaggio,
Silvio Berlusconi, il cui nome e cognome - come recitava la formula - ricorrono
negli elenchi sequestrati a Castiglion Fibocchi.
Ogni tanto viene riesumato e fatto combaciare al presente quel «Piano di
rinascita nazionale», che poi in realtà sono due se si considera il cosiddetto
«Schema R» (come risanamento) o addirittura tre con il meno noto, ma più brutale
«Memorandum sulla situazione politica del Paese». Ogni tanto, consapevole com´è
del suo potere contaminante, lo stesso Gelli dice qualcosa che in modo più o
meno implicito o esplicito giova a qualcuno e nuoce a qualcun altro.
E allora puntualmente c´è sempre chi un po´ o molto si preoccupa, chi si
scandalizza, chi difende o loda il galantomismo o il patriottismo della P2; e
chi ridimensiona, sentenze alla mano, l´effettivo pericolo della combriccola
gelliana, campionessa di ambiguità nazionale: specchio, ombra, morbo, commedia e
cuore nero del solito passato che non vuole mai passare.
Filippo Ceccarelli (La Repubblica, 02 novembre 2008)
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