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Così Cossiga rievoca il patto scellerato tra l’Olp e il Governo
07/10/2008 - l'Opinione delle Libertà - Dimitri Buffa  
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Segreti di stato
Così Cossiga rievoca il patto scellerato tra l’Olp e il Governo
di Dimitri Buffa

Il sospetto che i politici della Prima Repubblica come il compianto Aldo Moro e il sempreverde Giulio Andreotti non l’avessero raccontata tutta, né giusta, sui metodi sporchi di contenimento del terrorismo interno e internazionale c’era sempre stato. Da domenica scorsa però abbiamo anche una testimonianza illustre. Il sacco l’ha vuotato il “solito” Francesco Cossiga in un’intervista fiume a un diffuso quotidiano israeliano, “Yedioth Ahronoth”, rilasciata al suo corrispondente a Roma Menachem Gantz venerdì 3 ottobre (poi tradotta in italiano dal sito Informazione Corretta domenica 5). Fino ad oggi tutti sapevano del patto di non aggressione stilato per ordine di Aldo Moro dall’ex colonnello del Sismi Stefano Giovannone già nei primi anni ’70 con l’ex Olp di Arafat. Praticamente l’Italia diventava per i terroristi palestinesi una sorta di porto franco in cui fare confluire armi e uomini che poi sarebbero stati usati in agguati in Israele e in Europa contro obbiettivi dello Stato ebraico. In cambio però avremmo evitato azioni di terrorismo. Oggi Cossiga aggiunge qualche altro dettaglio veramente criminale di questo patto con Arafat: i cittadini italiani di religione ebraica erano da considerarsi esclusi dall’accordo di non aggressione.

E infatti il 9 ottobre del 1982 il piccolo Stefano Gaj Tachè perse la vita nell’orrendo attentato davanti alla Sinagoga e il 27 dicembre 1985 all’aeroporto di Fiumicino ci rimisero la pelle ben quindici tra cittadini italiani di religione ebraica e israeliani tutti in partenza dallo scalo della El Al. Cossiga addirittura ipotizza che nel caso dell’attentato alla Sinagoga i palestinesi abbiano avvertito prima i nostri servizi, permettendo al Sismi di fare richiamare le due volanti di guardia al luogo sacro degli ebrei. Insomma: ci avrebbero permesso di salvare i poliziotti rendendoci complici della morte del piccolo Stefano Gaj Tachè. Cossiga, per spiegare una simile nefandezza, fa anche il paragone con l’uccisione del sospetto terrorista di Settembre Nero, lo scrittore palestinese Adel Wahid Zuaitar, a Roma da parte del Mossad nel 1973 e dice ammiccando a Gantz: “crede che gli italiani non sapessero chi fossero quei due che hanno sparato? E’ ovvio che lo sapevano, ma in questioni del genere è meglio non mettere le mani, ed è questa la linea che guidava il comportamento dell’Italia”. Ma Gantz non lascia passare questo paragone “salomonico” sotto silenzio. E domanda: “Lei paragona l’eliminazione di un terrorista all’assassinio di un bambino di due anni all’uscita della Sinagoga?”. Cossiga stavolta è veramente in difficoltà e risponde così: “No, assolutamente no.

Se avessi saputo che le volanti della polizia erano state istruite ad andarsene quella mattina, nell’ambito di quell’accordo di cui mi hanno sempre negato l’esistenza, forse tutto sarebbe andato diversamente”. Bene, così parla un ex Presidente della Repubblica italiana. E così hanno operato ex presidenti del consiglio come Aldo Moro, Giulio Andreotti e lo stesso Bettino Craxi, di cui Cossiga rivela anche retroscena non edificanti di quell’episodio di Sigonella che, chissà perché, in tanti credono essersi trattato di un atto eroico. E che invece fu forse uno dei suoi più gravi errori politici. L’intervista di Cossiga indubbiamente avrà ripercussioni anche sul ruolo internazionale dell’Italia. Ma a livello più “terra-terra” la prima reazione che provocherà in molti di quei cittadini che l’hanno letta (e non solo in quelli di religione ebraica) è un profondo senso di vergogna e disgusto per gli uomini e le istituzioni che ci hanno rappresentato e tuttora ci rappresentano.

L'Opinione delle Libertà (Opinione.it, 7 ottobre 2008)

 

       

 

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