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Caso Tobagi: interpellanza dei radicali su esplosivo documento riservato dei
carabinieri che smentisce le verità ufficiali sull`omicidio del giornalista
Leggi l'interpellanza dei Radicali
La vicenda di Walter Tobagi, il giornalista ucciso nel maggio 1980 dalla
“Brigata 28 marzo”, un gruppo capeggiato dal terrorista Marco Barbone, a
distanza di quasi trent’anni continua a suscitare interrogativi e anche
interrogazioni parlamentari. Come quella depositata oggi alla Camera dei
Deputati da Elisabetta Zamparutti e dagli altri eletti radicali nelle liste del
PD.
L’interpellanza, rivolta al Presidente del Consiglio, al Ministro della
Giustizia e a quelli dell’Interno e della Difesa, riepiloga la vicenda che seguì
all’omicidio del giornalista milanese e chiede “nel pieno rispetto
dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e a prescindere dall’esito
dei processi in corso, quali iniziative i Ministri interrogati intendano
eventualmente assumere a tutela del diritto dei cittadini a essere informati e a
conoscere la verità su uno dei più inquietanti casi degli anni terribili della
storia d’Italia.”
I deputati radicali chiedono, in particolare, “se i Ministri interrogati
intendano, con ogni misura di loro competenza, riscontrare i riferimenti
espliciti e inequivocabili fatti da testi e imputati davanti al tribunale di
Monza… e - ad avviso dell’interpellante - colpevolmente trascurati, a partire
dal contenuto delle informative secondo le quali si sarebbe saputo in anticipo
di mesi i nomi dei terroristi che stavano progettando l’attentato a Tobagi e che
poi effettivamente l’uccisero, per finire al contenuto del documento presentato
dal generale Bozzo davanti al Tribunale di Monza nella udienza del 16 aprile
scorso secondo il quale gli sarebbero state date dai suoi superiori indicazioni
per fornire, se interrogato dalla magistratura, la versione ‘concordata’ sulle
indagini.”
Nella interpellanza viene richiamata la testimonianza di un sottufficiale
dell’Arma dei carabinieri, Dario Covolo, detto “Ciondolo”, all’epoca incaricato
di tenere i rapporti con un inflitrato-informatore nei gruppi armati della
sinistra, Rocco Ricciardi. “Sulla base delle confidenze del terrorista –
scrivono i deputati radicali - Covolo avvisò i suoi superiori di un progetto di
attentato contro Tobagi sei mesi prima dell’attentato, senza che venissero però
presi adeguati provvedimenti per salvargli la vita.” La vicenda è stata
ricostruita e documentata dal giornalista Renzo Magosso, prima in un libro e poi
sul settimanale Gente diretto da Umberto Brindani, “con il risultato
paradossale”, secondo i deputati radicali, che i due giornalisti sono stati
processati per diffamazione e condannati in primo grado dal Tribunale di Monza,
mentre Covolo è attualmente processato nel tribunale di Monza, dove lunedì 22
settembre si è tenuta l’udienza conclusiva.
In quest’ultimo processo “è emerso ora un fatto nuovo”, giudicato dai Radicali
“grave e sconvolgente”. “Il generale Niccolò Bozzo – è scritto
nell’interpellanza dei Radicali -, all’epoca dei fatti stretto collaboratore del
generale Dalla Chiesa, sentito come teste, ha presentato un documento riservato
preparato dai suoi superiori, nel quale venivano date indicazioni a Bozzo per
fornire, se interrogato dalla magistratura, la versione ‘concordata’ sulle
indagini.”
“In particolare, si raccomandava a Bozzo di rispondere, se interrogato al
riguardo, che Barbone avesse confessato spontaneamente senza che su di lui vi
fossero prove di alcun genere circa l’omicidio Tobagi.” “Ma nello stesso
documento – scrivono i Radicali nell’interpellanza - si attesta una verità
diversa, dato che vi si afferma che «in data 5.6.80 (una settimana dopo
l’omicidio) iniziano pedinamenti Barbone (a tale data risale anche la prima
relazione di servizio)».”
“Si tratta di una smentita clamorosa della verità ufficiale, per come sinora
conosciuta,” affermano i Radicali. “In particolare – secondo i radicali - viene
smentita la posizione della Procura milanese, la quale ha sempre affermato che
la confessione e collaborazione di Barbone era da ritenersi eccezionale,
inaspettata e spontanea (tanto da avergli guadagnato eccezionali benefici
giudiziari ed evitato pesanti condanne), essendo invece avvenuta solo dopo ben 4
mesi dalla data di inizio dei pedinamenti e controlli a suo carico quale
sospetto per l’omicidio Tobagi.”
da AgenziaRadicale.com
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