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Sequestro Moro, ricostruito l’agguato in 3D: non andò come
dicono le Br
Secondo quanto ricostruito per la prima volta con slide in 3D, sulla base dei
dati delle autopsie, delle perizie balistiche e della collocazione dei bossoli
sul terreno, la dinamica dell’agguato smentisce in gran parte le dichiarazioni
rese dai brigatisti di quel giorno e la versione dei fatti fin qui accreditata.
Sequestro Moro, la “nuova” dinamica dell’agguato
E allora, in base alle nuove acquisizioni, lo schema dell’accerchiamento e
dell’azione terroristica sarebbe questo: quattro killer che sparano sulle auto
in via Fani; colpi singoli e mirati scaricati subito sulla 130 ancora in
movimento per evitare di uccidere Moro e colpire invece in maniera mirata gli
uomini in macchina con lui; raffiche sulle altre auto per colpire gli uomini
della scorta. Poi la mattanza e gli stessi killer che si spostano (tutti o in
parte) da una dislocazione di fuoco sulla sinistra del corteo delle auto alla
destra delle stesso per uccidere con 17 colpi Iozzino, l’unico uscito dall’auto
per reagire, e infliggere dei colpi di grazia scaricati su uomini già morti e
che hanno come conseguenza, per il rinculo delle armi, anche i colpi che si
infilano sulla sinistra fin dentro le abitazioni. Tutto questo, ricostruito con
slide in 3D sulla base dei dati delle autopsie, delle perizie balistiche e della
collocazione dei bossoli sul terreno, va a ricomporre la dinamica del 16 marzo
1978 smentendo in gran parte le stesse affermazioni dei brigatisti che
sostengono di aver sparato solo dal lato sinistro del corteo di auto. I
riscontri incrociati sui dati disponibili parlano infatti di 7 tiratori sul lato
sinistro, e non quattro come sostenuto prima dal memoriale Morucci che ha
«stabilizzato» la versione delle Br per via Fani, ed ora proposto nelle analisi
per la Commissione Moro.
I dubbi, le contraddizioni, le smentite
Audizione lunghissima stanotte per la commissione Moro che ha visto
illustrare due relazioni frutto di una complessa serie di accertamenti fatti
dalla Polizia scientifica e dai tecnici per conto della Commissione utilizzando
le più moderne tecniche di ricostruzione della scena del crimine. La prima
relazione, di Laura Tintisona, ha “smontato” molte delle contraddizioni e degli
elementi di dubbio avanzati da alcuni libri negli ultimi mesi, chiarendo anche
che le due auto presenti in prossimità del corteo di Moro, cioè una Mini Clubman
e una Mini Cooper, erano intestate e in uso a persone che hanno dichiarato di
non aver mai avuto rapporti con i servizi segreti. Chiarito anche l’orario di
arrivo di una Alfasud che trasportava il Dottor Spinella a via Fani e
interrogato anche il “signore con il cappotto color cammello”, Bruno Barbaro,
tra i primi a soccorrere gli uomini della scorta, che ha confermato le
precedenti testimonianze. Su ognuno dei soggetti sono state fatti accertamenti
approfonditi sia su possibili legami, anche economici o imprenditoriali, con
strutture dei servizi segreti, sia sulla loro attività e sulla “logica” della
loro presenza in via Fani quella mattina. Altro passaggio importante quello
delle armi usate. Sono state recuperate la pistola Smith&Wesson e la pistola
mitragliatrice Fna 43, il caricatore caduto a Fiore in via Fani e altri reperti
trovati in terra, tutti i bossoli e parte dei proiettili. Mancano i proiettili
rinvenuti sul corpo del maresciallo Leonardi, due rinvenuti nell’Alfetta di
scorta, i proiettili rinvenuti nella 130 e nella Mini. In sede di perizia è
stato trovato, in un pannello di una delle auto, un proiettile. La perizia
afferma anche che non sono state rilevate particolarità sui bossoli di via Fani.
I quattro tiratori
La relazione di Federico Boffi ha riguardato la ricostruzione in 3D.
L’incrocio degli elementi indica che le macchine furono colpite in movimento;
che non ci fu un vero e proprio tamponamento e del tentativi di “svincolamento”
in retromarcia, come affermano i Br, ma solo dei sobbalzi della macchina che si
andò ad appoggiare alla 128 delle Br e che le anomalie nei colpi sparati sul
Maresciallo Leonardi sono spiegabili con il fatto che si era girato rispetto al
punto di fuoco per cercare di sottrarre ai colpi il Presidente Moro. Confermato
che un secondo Fna sparò 49 colpi, ma l’arma ancora non è stata ritrovata.
Miguel Gotor (Pd) ha fatto notare che i 4 tiratori rappresentano la versione
minima data dalle Br fin dall’inizio (poi smentita dalle successive
acquisizioni) che cozza con il racconto sciorinato nella memoria Br in cui si
parla di un fucile inceppato, di gente che se la faceva sotto, di pistole
inefficienti, cambi di caricatore ecc. Stesse perplessità da parte di Gero
Grassi. La commissione trasmetterà alla magistratura l’insieme dei documenti e
la ricostruzione in 3D illustrata ai commissari.
Giulia Melodia (11 giugno 2015, Il Secolo d'Italia)
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