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De Lutiis: i luoghi di prigionia furono tre e non c'era Via
Montalcini
La vera, l'ultima prigione di Aldo Moro non era in Via Montalcini ma in Via
Caetani dove è stato fatto ritrovare ucciso? A sostenerlo ci sono inquirenti ed
esperti del caso, ma soprattutto a fornire per primo l'indicazione sarebbe stato
lo stesso Aldo Moro in due sue lettere. Non si tratta degli anagrammi di cui si
è favoleggiato all'epoca con venti o più parole che permettevano la costruzione
di varie e arbitrarie affermazioni, ma di un messaggio comprensibile solo a chi
era a conoscenza di aspetti particolari di un fatto storico evocato come una via
da seguire per una trattativa.Si tratta delle lettere in cui Moro si dice
convinto che si potrebbe ripetere quanto era stato fatto per liberare il giovane
professore Giuliano Vassalli nelle mani delle SS con una trattativa condotta dal
Vaticano. Sono le lettere inviate a Eleonora Moro (6 aprile 1978) e quella non
consegnata indirizzata a papa Paolo VI. Nella prima, quasi un inciso che appare
una forma di sottolineatura, Moro nell'auspicare una sollecitazione al Vaticano
scriveva: "Tempi di Pio XII che contendeva ai tedeschi il giovane Prof.
Vassalli, condannato a morte.
Si dovrà ritentare".Nella lettera a Paolo VI Moro affermava: "... alla Santità
vostra, l'unica che possa piegare il governo italiano ad un atto di saggezza. Mi
auguro si ripeta il gesto efficace di S.S. Pio XII in favore del giovane Prof.
Vassalli, che era nella mia stessa condizione".Il messaggio comprensibile solo a
chi conosceva i fatti, e sicuramente tra questi il Vaticano, era che la
trattativa per liberare Vassalli venne condotta in incontri a Palazzo Caetani.Solo
una coincidenza? A non crederlo è ad esempio il professore Giuseppe De Lutiis il
maggiore studioso di eversione e poteri occulti in Italia, presidente del Cedost
(Centro di documentazione storico-politica su stragismo, terrorismo e violenza
politica) che dal 1994 al 2001 è stato coordinatore dei consulenti della
Commissione parlamentare su stragi e terrorismo.Alla domanda se questi richiami
di Moro a Vassalli possano essere un'indicazione alla prigione, De Lutiis si
dice convinto: "Sì, io sono uno dei sostenitori di questa tesi. Credo che Moro
sia entrato dall'ingresso principale della casa di un principe e poi sia uscito
- morto -sul lato sinistro direttamente sulla strada dove è stato trovato".De
Lutiis non crede alla fondatezza della versione della prigione di Moro in Via
Montalcini: "Io condivido la tesi che la prigione, la prima prigione di Moro
fosse vicina a Via Fani. Dopo il sanguinoso sequestro non è pensabile che i
brigatisti abbiano fatto chilometri e chilometri per per arrivare in Via
Montalcini attraversando una Roma blindata, in allarme. Non se lo potevano
permettere".Secondo De Lutiis "fa bene la nuova commissione parlamentare
d'inchiesta ad indagare sul luogo in cui in quei giorni si sono perse le tracce
delle macchine del rapimento". Una zona, aggiunge, che si concentra nell'area
della Balduina, con al centro quella Piazza della Madonna del Cenacolo dove
secondo la versione del brigatista Morucci ci sarebbe stato il trasbordo di Moro
su un furgoncino 850 Fiat.Una piazza che ha visto letteralmente sparire le tre
vetture che successivamente sono state fatte ritrovare in giorni successivi
nella vicina Via Licinio Calvo.Ma per il prof. De Lutiis è probabile che dalla
Balduina si sia passati ad una seconda prigione che sarebbe stata allestita in
una grande villa sul litorale a nord di Roma, secondo ambienti inquirenti nella
zona di Palo Laziale.Se l'ipotesi di Via Caetani è fondata, questa sarebbe stata
la terza e ultima prigione di Moro. A questa ipotesi aveva fatto riferimento
l'indagine svolta in quei critici giorni dal Ros dei Carabinieri ad opera dei
colonnelli Mario Mori e Demetrio Cogliandro. Specialmente quest'ultimo,
all'epoca capo del Raggruppamento centri di controspionaggio di Roma, in due
successive note informative parlava (citando "fonte molto attendibile") di
Palazzo Caetani come di un luogo coinvolto nel caso Moro con sospetti di
accoglienza da tempo di giovani soggetti dell'eversione. Le informative di Mori
e Cogliandro non ebbero seguito, nel senso che non furono trasmesse alla
magistratura inquirente.In Via Caetani, ha notato De Lutiis in un suo libro
dedicato al caso Moro, si affacciano due palazzi storici, Palazzo Caetani e
Palazzo Antici Mattei che anticamente facevano parte di un unico complesso
denominato Insula Mattei.E Via Caetani si propone come la via delle coincidenze
visto che, secondo l'informativa dei Ros, all'interno di Palazzo Mattei si
trovava il Centro studi americani amministrato da un consiglio direttivo
composto di tredici membri due dei quali designati dal United States Information
service. Ma ci sono altre singolarità come quella che al quarto piano di Palazzo
Antici Mattei (scala A) per un decennio ci siano stati uffici del Sisde.A Via
Caetani, ai due palazzi e alle strane coincidenze fece riferimento anche Mino
Pecorelli sulla sua rivista OP sostenendo che la prigione di Moro era conosciuta
dal ministro dell'Interno che però "non poteva decidere nulla sui due piedi:
doveva sentire più in alto".Tutti interrogativi che al dc Giovanni Galloni,
allora direttore del Popolo, intervistato nel 1984 dal settimanale Il Sabato,
fecero dire: "Noi vogliamo sapere dove è stato tenuto prigioniero Moro. Se
ancora non si è saputo nulla, ci dovrà pur essere un motivo. Deve essere qualche
motivo importante che porta a nascondere un fatto che avrebbe potuto essere
puramente logistico. Se la prigione era in centro, vicino al luogo di
ritrovamento della Renault rossa, tacendo della circostanza si sta forse
cercando di proteggere qualcuno?".Il prof. De Lutiis oggi concorda con quelle
parole di Galloni: "Credo anch'io come Galloni che ci sono persone che non hanno
detto e non dicono tutto quello che sanno. Sono passati tanti anni e ora si
potrebbe tentare di fare chiarezza. Ci sono uomini dei servizi che potrebbero
contribuire a fare luce".
min (8 maggio 2015, Agenzia Aska News)
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