Mastella: "Mi impedirono di salvare Aldo Moro"
La rivelazione in commissione d'inchiesta: “Fui contattato dalla
famiglia ma Galloni mi dissuase"
Far prevalere il valore umano, l'amicizia, il dolore dei familiari, o la
fredda ragion di Stato? Un dilemma drammatico e ben noto quello che si pose nei
tragici giorni di prigionia di Aldo Moro.
Una stagione vissuta da protagonista, o quantomeno vista da vicino,
dall'allora giovane dirigente della Democrazia Cristiana, Clemente Mastella. Che
di quei momenti, a distanza di quasi quarant'anni, ha una lettura
sorprendentemente complottista: l'uccisione di Aldo Moro fu “benedetta” da Stati
Uniti e Unione Sovietica che non intervennero per salvare lo statista italiano.
La posizione emerge dall'audizione resa da Mastella alla commissione
parlamentare d'inchiesta sul sequestro dell'ex leader Dc, il cui testo è stato
da pochi giorni pubblicato integralmente.
Nelle dodici cartelle messe a verbale lo scorso 8 aprile, il politico
ceppalonese ricorda preliminarmente di aver depositato una interrogazione
parlamentare subito dopo la morte di Moro, non ricevendo alcuna risposta. Già in
quella sede Mastella evidenziava “una sorta di convergenza tra le strategie
della Cia e del Kgb in Italia” in quanto “per ragioni diverse, sia il blocco
occidentale sia quello sovietico vedevano con sfavore la possibilità
dell'ingresso nella maggioranza di governo del Partito comunista”.
Tesi ribadita nel corso di alcune interviste alle quali, fa notare Mastella,
puntualmente seguivano “costanti effrazioni nel mio studio romano in Via dei
Prefetti, e qualche altra volta a casa mia”.
Ci fu anche l'interessamento dei cinesi alla vicenda. L'allora ambasciatore
della Repubblica popolare chiese di poter incontrare Clemente Mastella
attraverso un giornalista de L'Avvenire. Ma il sannita declinò l'invito: “Feci
sapere – riferisce Mastella – che se avessi avuto la possibilità di rendermi
conto di quello che si era verificato per davvero, al di là delle mie
esternazioni sul piano politico-intellettuale, sarei stato il capo del Kgb o
della Cia”.
Mastella rivela poi un'altra circostanza appresa direttamente nel viaggio tra
Caserta e Benevento effettuato nell'auto di Aldo Moro che era atteso nel
capoluogo sannita per il celebre discorso tenuto nel novembre del 1977: “Ho
assistito alla discussione sulla macchina blindata (secondo alcuni volutamente
negata ad Aldo Moro, ndr). L'allora sottosegretario all'Interno Lettieri chiese
a Moro come non avesse la macchina blindata che lui invece aveva. Ricordo che
Moro rispose: “Sai, Nicola: io sono soltanto il presidente di un partito”. Con
fare un po' schivo fece scivolare questo tipo di risposta alla domanda, per la
semplice ragione che non dipendeva da lui garantire la propria sicurezza”. E
proprio nel “discorso di Benevento” il compianto statista preannunciò quanto
stava per accadere: “Aldo Moro – ricorda Mastella – profetizzò l'avvento del
terrorismo e parlò anche, con un linguaggio che gli era familiare,
dell'indifferenza delle forze politiche rispetto a questo fenomeno e a questo
problema”.
Ma la rivelazione più interessante è quella che Clemente Mastella fa alla
commissione in merito a un possibile ruolo di mediazione per arrivare alla
liberazione di Moro, ruolo che gli fu negato: “Ero forse citato per conto della
famiglia Moro dallo stesso Rosati (Luigi, ex parlamentare, ndr) per dire di
attivare qualsiasi meccanismo che sollecitasse una forma di trattativa rispetto
a quella che sembrava essere messa in piedi da parte dei brigatisti rapitori.
Ebbi problemi di coscienza, come tantissimi altri, ma alla fine fui frenato.
Andai a parlare con Galloni (Giovanni, allora ministro, ndr) il quale mi spiegò
che il senso dello Stato prevale anche rispetto a fatti di natura umana. Mi
convinse che era opportuno evitare una cosa di questo genere perchè non c'era
nulla da fare”.
Un racconto che colpisce, malgrado la tesi di fondo non sia affatto inedita.
Se persino un esponente politico cauto e legato alle istituzioni come Mastella
si spinge a testimoniare possibili connivenze delle massime autorità
d'intelligence mondiali nella vicenda Moro, si comprende la ragione per la quale
a distanza di quasi quarant'anni il caso meriti ancora una formale inchiesta
parlamentare. “Resto fermo nella convinzione che Aldo Moro era scomodo –
conclude Clemente Mastella – perchè effettuava la congiunzione tra mondo
cattolico democristiano e mondo comunista marxista, rischiando di far saltare un
equilibrio sul piano internazionale”.
Paolo Bocchino (3 maggio 2015, Ottopagine.it)
|