Caso Moro, si riaccende il giallo sulla presenza della
‘ndrangheta
Clamorose novità sul caso Aldo Moro, rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9
maggio successivo. Spunta infatti la presenza della ‘ndrangheta durante il
sequestro del presidente della DC, in via Fani, dove furono uccisi quattro
uomini della scorta. Aldo Moro venne rinvenuto cadavere nel portabagagli di una
Renault rossa in pieno centro a Roma, dopo 55 giorni di prigionia.
A riportarlo è "Il Sole24ore", in cui si cita Saverio Morabito, un uomo di
spicco della 'ndrangheta, che avrebbe collaborato nel 1992, facendo delle
rivelazioni inerenti al caso Moro.
L'uomo, interrogato nel carcere di Bergamo da Alberto Nobili, sostituto
procuratore della repubblica di Milano, rivelò la presenza in via Fani quella
mattina del 16 maggio 1978 di Antonio Nirta, uomo della 'ndrangheta. Tutto è
legato al grande impegno alla ricerca della verità della Commissione
d'inchiesta, di cui il presidente è l'onorevole viterbese Giuseppe Fioroni,
eletto nel 2014 a larga maggioranza, dai componenti della Commissione bicamerale
d'inchiesta.
Attraverso questa Commissione di alto profilo, si sta cercando di fare
chiarezza su uno degli episodi più tristi della storia politica italiana. Con
nessuna imposizione di segreti d'ufficio, è stata istituita grazie ad un "
dossier" presentato dai parlamentari Gero Grassi e Marco Carra, che farà luce
sugli inquietanti interrogativi di questo caso.
"La Commissione bicamerale d'inchiesta (presidente Giuseppe Fioroni) a
febbraio ha raccolto due preziose testimonianze e ha incaricato l'ex procuratore
aggiunto della Dna Gianfranco Donadio di scavare sui tanti misteri. Uno di
questi si riferisce alle fasi del rapimento, il 16 marzo 1978 in Via Fani a
Roma, nel corso del quale i cinque uomini di scorta di Moro furono trucidati.
Il 16 febbraio c'è stata l'audizione del Procuratore generale facente
funzioni presso la Corte di appello di Roma, Antonio Marini. Il 24 febbraio è il
turno dell'audizione di Franco Ionta, procuratore della Repubblica presso il
tribunale di Roma, ed è particolarmente con la sua testimonianza che la
Commissione ha cominciato a spingere l'acceleratore.
Il presidente della Commissione Fioroni ha annunciato che il 4 febbraio
Donadio ha presentato una prima relazione concernente possibili adempimenti
istruttori riguardanti la strage di via Fani (verosimilmente anche per questo il
22 febbraio la polizia scientifica ha effettuato nuovi rilievi con tecniche
all'epoca impensabili in Via Fani, con l'auspicio di trovare novità rilevanti,
espresso dal vicepresidente della Commissione Gero Grassi) e l'Ufficio di
presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 18
febbraio, ha incaricato Donadio di effettuare due missioni, rispettivamente, a
Trieste e a Reggio Calabria, per svolgere attività ricognitiva di documentazione
e di risultanze di indagini".
Redazione (4 marzo 2015, Bergamonews)
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