Raffaele Cutolo: "Se parlo crolla lo Stato" . Don Raffaè
torna a parlare dopo un lungo silenzio
"O' Professore", che ha ispirato anche il noto pezzo di Fabrizio De André Don
Raffaè, è recluso in regime di 41bis nel carcere di Parma. Come nel suo stile,
lancia accuse pesanti nei confronti della classe politica, che, a suo dire, è
sempre stata collusa con la criminalità organizzata. A tale riguardo, senza
troppi giri di parole, ha detto all'inviato del giornale: "Se parlo ballano le
scrivanie di mezzo Parlamento".
Tale affermazione, gli viene fatto notare, sembrerebbe anacronistica, rivolta
a dei politici che hanno fatto parte di stagioni passate della storia
repubblicana. E invece Cutolo precisa subito: "Molti di quelli che stanno adesso
(in Parlamento ndr) ce li hanno messi quelli di allora che venivano a pregarmi".
Secondo il condannato, nei suoi confronti ci sarebbe stato un accanimento
giudiziario: "per dignità non mi sono mai venduto ai magistrati. Se la sono
legata al dito e hanno buttato la chiave". Cutolo, infatti, dice di essere stato
prima usato e poi "tumulato vivo". Eppure, avverte: "se parlo io crolla lo
Stato".
Giunto all'età di 74 anni, Cutolo è una sorta di fantasma. Sono lontani i
tempi delle interviste televisive che lo resero celebre all'opinione pubblica,
in carcere può vedere solo la moglie Immacolata Iacone, la figlia Denise e
l'avvocato Gaetano Aufiero. Le sue dichiarazioni a Repubblica sono state fatte
filtrare proprio dalla sua consorte e dal suo legale.
E' tornato anche sulle vicende riguardanti Aldo Moro e Ciro Cirillo, che già
in passato aveva usato in sede processuale come una minaccia: "Mi hanno usato e
gonfiato il petto, da Cirillo a Moro che, a differenza del primo, hanno voluto
morto e infatti mi ordinano di non intervenire". Ricordiamo che per quanto
concerne l'ex Presidente della Provincia di Napoli, rapito dalle Brigate Rosse,
Cutolo ebbe un ruolo attivo nel suo rilascio, anche se la vicenda non è mai
stata chiarita in sede giudiziaria.
Sul caso Moro, invece, la questione è ancora più nebulosa. Cutolo ha sempre
affermato di aver riferito alla magistratura, dopo "un'inchiesta" della Nuova
Camorra Organizzata, il luogo della prigione del Presidente della Dc. Tali
rivelazioni le avrebbe rilasciate durante i 55 giorni del sequestro in cambio di
una sorta di salvacondotto dalla giustizia. Tuttavia, le sue esternazioni
sarebbero state volutamente ignorate.
Sollecitato ad esprimersi sui politici che maggiormente apprezza, Cutolo ha
ammesso di aver ammirato Giulio Andreotti, "testimoniai per lui al processo
Pecorelli. Nemmeno un grazie". Ma ha rimarcato anche di rispettare Silvio
Berlusconi, "l'ultimo che ho stimato".
Cutolo, infine, ha detto "di essersi pentito davanti a Dio, ma non davanti
agli uomini". Lo Stato pensa sia ancora legato alla camorra, ma non è di certo
più in grado di gestire una articolata rete di affari in regime di detenzione,
come negli anni '70 e la prima parte degli '80. Allora riusciva a comandare un
esercito di 7 mila affiliati nella guerra contro la Nuova Famiglia. Poi è
arrivato il 41bis e si è ritrovato sempre più isolato.
Mario Lucio (2 marzo 2015, Crimeblog.it)
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