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Br: Senzani, pornografico chiedere perdono ai Peci
Presenta un libro a Firenze. "Il terrorismo esperienza sconfitta". "Il
perdono è una cosa privata, andarlo a chiedere è una offesa. I morti chi li ha
fatti se li porta dentro"
FIRENZE. Nel film 'Sangue' ha raccontato l'esecuzione di Roberto Peci, ucciso
perché era il fratello di un brigatista pentito, Patrizio. Quel giorno
dell'agosto 1981 Giovanni Senzani c'era e filmò l'esecuzione. Lui era un (il)
capo delle Brigate rosse. Ne parla anche in un libro: stesso titolo, 'Sangue',
stesso coautore, il regista Pippo Delbono. "Un tempo - spiega - io parlavo solo
a livello di collettivo. Il film e il libro mi hanno costretto a farlo in prima
persona. Ora non posso più tirarmi indietro se mi fanno delle domande".
Le risposte che dà sono quelle di uno che non si è mai pentito. Però
riconosce di essere stato dalla parte di chi ha perso. "Quella delle Br è
un'esperienza finita, sconfitta, non riproducibile - spiega - E' un'esperienza
finita perché è il prodotto di un'epoca, di una generazione. I giovani non
devono guardare con ammirazione al passato. Mi auguro che non ci siano altri
omicidi come quelli di Biagi o D'Antona".
Senzani è riuscito a parlare dell'omicidio Peci in un film e in un libro, ma
quando gli viene posta la domanda diretta su Roberta, la figlia dell'uomo che
uccise, all'inizio la risposta è contorta, sfuggente. Poi però: "Dopo averle
procurato un dolore simile - spiega - chiederle perdono sarebbe pornografico.
Il perdono è una cosa privata, andarlo a chiedere è una offesa. I morti chi
li ha fatti se li porta dentro".
Senzani l'ex brigatista, l'omicida, il terrorista mai pentito è in una
libreria in centro a Firenze, martedì 24, a presentare il suo libro. "Io un
cattivo maestro? - spiega - Sono qua per parlare di un film, di un libro, di
un'opera artistica, non per mettermi in cattedra, ma per guardare quegli anni".
Quegli anni sono i Settanta/primi Ottanta. "Mi hanno descritto come il
brigatista dai mille segreti, ma non sta in piedi - dice Senzani - Su di me sono
state scritte e dette cose inverosimili, sui miei rapporti con il ministero, sui
miei viaggi negli Stati Uniti. I misteri ci sono, e tanti, sulle stragi di
piazza Fontana, sulla morte di Pinelli, sulla bomba alla stazione di Bologna.
Quelli sulle Br sono infinitamente più piccoli".
Il film e il libro hanno fatto discutere. "Ho visto un Paese stupido e scemo
- ha detto Delbono - Ci sono librerie che non hanno ordinato il libro perché
scritto anche da un brigatista. Il giudice Caselli ha detto che il film non
andava visto perché dentro c'è un assassino. Guarda caso quel film a Torino non
è mai arrivato. Forse Berlusconi aveva ragione su certe toghe... C'è paura di
conoscere la propria storia, questo è il Paese della menzogna, la malattia del
nostro Paese è non voler saper niente".
Redazione (24 febbraio 2015, Il Tirreno)
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