vuoto a perdere

Sei registrato? 
 


Resta aggiornato
Se vuoi ricevere una eMail di riepilogo delle novità
(frequenza max settimanale)


 
Antispamming. Inserisci il codice



ISBN 9788867559756
Ultima versione
1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

Solo 3.99€!
 



Vuoto a perdere è il solito libro sul caso Moro?
Ascolta cosa ne pensa Giovanni Pellegrino
(Presidente della Commissione Stragi dal 1994 al 2001)


Documento inedito

 
Nel libro ho pubblicato la testimonianza di un collaboratore dell'ufficio in via Fani 109 di cui parla il Sig. Barbaro. Dal suo racconto emergono degli elementi nuovi sui quali nessuno ha ancora fatto chiarezza.
Sarebbe interessante poter approfondire con i protagonisti > leggi <


 

Documenti  

 

  Approfondimento 

 

  Documentario 

 

  Evento 

 

  Giudiziario 

 

  Presentazione 

 

  Stampa 

 

  Trasmissione 

   
   
   

 
“Come può l’andreottiano Fioroni guidare la commissione sul caso Moro?”
17/12/2014 - TusciaWeb.eu - Enrico Mezzetti  
(0)


“Come può l’andreottiano Fioroni guidare la commissione sul caso Moro?”

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo –

Caro direttore,

da cittadino di questo Paese le sottopongo alcune considerazioni (grato di conoscere, se lo riterrà, la sua opinione) sui recenti clamorosi ed inquietanti sviluppi delle indagini sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro avvenuto il 16 marzo 1978. Sviluppi di cui la stampa nazionale ha dato notizia (anche se, a mio avviso, non con la rilevanza adeguata alla enormità dei fatti).

“L’uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio legato solo alle Brigate Rosse. Sul palcoscenico di via Fani c’erano i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri interessati a creare caos in Italia. Abbiamo chiesto alla procura di Roma di approfondire ai fini della configurazione di un reato la posizione di Steve Pieczenik che riteniamo possa essere l’ispiratore dell’omicidio di Aldo Moro”.

Lo ha detto Il procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, Luigi Ciampoli, ascoltato in audizione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento dell’ex presidente della DC avvenuto il 16 marzo 1978.

Steve Pieczenik era all’epoca un funzionario del Dipartimento di Stato Usa definito “superconsulente Usa del governo di Giulio Andreotti e soprattutto del ministro dell’interno Francesco Cossiga”.

Ferdinando Imposimato, al tempo giudice istruttore della vicenda del sequestro e dell’uccisione di Moro, interviene sul caso Moro con affermazioni pesantissime: “L’uccisione di Aldo Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri. Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per il concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano… Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia”.

Affermazioni più pesanti delle pietre, considerata l’autorevolezza e la ufficialità delle fonti.

Con legge n.82/2014 è stata istituita “una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, “suo compito è quello “di accertare eventuali nuovi elementi …” nonché “eventuali responsabilità… riconducibili ad apparati, strutture e organizzazioni, comunque denominati ovvero a persone ad essi appartenenti o appartenute”.

Presidente della commissione è stato nominato Giuseppe Fioroni.

Ora, tutti noi conosciamo la specchiata storia politica di Fioroni della quale peraltro egli comprensibilmente si fa vanto: da sempre democristianissimo, da sempre legatissimo a Giulio Andreotti, suo maestro e mentore. Sono cose arcinote.

Alla morte di Andreotti, ebbe a commemorarlo con parole commosse quali: “E’ un uomo che ha amato la Costituzione, uno straordinario uomo di Stato con il senso delle istituzioni, che ha costruito l’immagine dell’Italia all’estero”.

Rispettabilissime espressioni di ammirazione e di affetto.

Ma il problema, a mio avviso, è un altro: a norma della nostra Costituzione “La commissione di inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria”.

Nel nostro caso, soprattutto alla luce dei clamorosi sviluppi di cui si è detto, si tratterà di “accertare eventuali nuovi elementi” nonché “eventuali responsabilità riconducibili ad apparati, strutture ovvero a persone ad essi appartenenti o appartenute”.

Dunque, si tratterà di accertare eventuali responsabilità anche di Francesco Cossiga, Nicola Lettieri, Giulio Andreotti.

Ma, e questo è il punto (o almeno uno dei punti): il presidente di questa commissione ha avuto come assoluto maestro politico proprio Giulio Andreotti di cui è stato un pupillo! Del resto Fioroni non solo non ha mai fatto mistero di tale circostanza (peraltro arcinota), ma se ne è sempre fatto vanto.

Ora. L’allievo diretto dovrà indagare su eventuali responsabilità (e che responsabilità) del venerato maestro di cui tuttora vanta il grande senso delle istituzioni.

E’ credibile, e soprattutto, appare credibile  tutto ciò?

Tra le caratteristiche essenziali di chi esercita poteri equiparabili a quelli della autorità giudiziaria ci devono essere la imparzialità e la terzietà.

Si badi: imparzialità e terzietà non solo reali, ma anche apparenti.

Chi svolge quel ruolo non solo deve essere, ma deve anche apparire terzo ed imparziale.

Può, Fioroni apparire “terzo ed imparziale” in una indagine sulle eventuali terribili responsabilità di Andreotti?

Stiamo trattando di tragedie che hanno segnato la storia del nostro Paese: noi reclamiamo (il popolo italiano reclama) il diritto alla verità e ad una indagine trasparente e credibile. E’ una elementare questione di democrazia.

Esistono, dunque, gravi ragioni di convenienza per sollecitare quanto meno la astensione di Fioroni da quel ruolo.

Lo faccia per la credibilità delle istituzioni di cui il suo maestro, a suo dire, aveva tanto rispetto.

Enrico Mezzetti


Lei vuole una mia opinione sul problema che pone. Sarò veramente breve. No, non ha nessun senso mettere Fioroni a capo della commissione d’inchiesta sulla morte di Moro. Anche se a sedici anni, o giù di lì, si professava moroteo. Poi, visto che a Viterbo i morotei non esistevano, divenne andreottiano e gigliano doc.

Una questione di “coerenza” politica. Che evidentemente ha dato i suoi frutti.

Ma cosa vuole questo è un paese, come diceva un mio amico giornalista e vaticanista, di cioccolatai. Cosa vuol sperare? Io non spero più nulla. Vivo come se le istituzioni politiche non esistessero e ne sto alla larga.

Lei ha ancora la forza di indignarsi. E’ evidentemente giovane e ingenuo. Da questo paese chi può se ne deve solo andare.

Come faceva quel grande appassionato di politica che è stato Dante, ho iniziato “a far parte per me stesso”. E’ triste ma va detta la verità: ci hanno rubato anche la speranza.

Carlo Galeotti

Enrico Mezzetti (17 dicembre 2014, lettera a Tusciaweb.eu)

 

       

 

Vuotoaperdere.org - Copyright (C) 2007, 2014 - Manlio Castronuovo