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Ultimi ciak de «Il Presidente», miniserie
Mediaset che ripercorre in due puntate la carriera e la tragica fine del leader
democristiano
Moro. Un caso in TV
Placido nei panni dello statista
ucciso «I giorni della prigionia, scene terribili»
ROMA — 16 marzo 1978: Aldo Moro viene rapito dalle
Brigate rosse sotto casa, in via Fani, sterminata la sua scorta. Il 9 maggio
successivo, dopo 55 giorni di prigionia, viene ritrovato il suo corpo senza vita
in via Caetani, nel bagagliaio di una Renault rossa. Dopo il cinema (tre film)
tocca alla televisione raccontare la vicenda del leader democristiano.
Il Presidente si intitola la miniserie in due puntate,
prodotta dalla Taodue per Mediaset, con Michele Placido nel ruolo del
protagonista, per la regia di Gianluca Maria Tavarelli. Avverte l’attore, che ha
appena terminato le riprese: «Ciò che colpisce, nella figura di Moro, è la
modernità del suo pensiero. C’è un dialogo, che riportiamo nel film, tra il
Presidente e il brigatista Mario Moretti, dove il primo dice al secondo: "E
adesso cosa succederà? Cosa farà della sua vita? La vita è sacra, anche la
sua..."».
La vicenda è strutturata in due parti. Nella prima
puntata, viene seguito il percorso politico di Moro, nella creazione del
«compromesso storico». Nella seconda, il centro della storia è focalizzato sulla
prigionia del leader e il suo rapporto con i suoi carcerieri: la sua battaglia
senza speranza da ostaggio impotente. Riprende Placido. «La sofferenza di un
uomo abituato al dialogo, che si sforza di entrare anche nella psicologia di
quei giovani farneticanti. Ma anche la sua prostrazione, la sua solitudine,
perché si sente abbandonato da tutti». Uno sforzo anche fisico, quello
dell’attore e non tanto per somigliargli nei tratti somatici: «Durante la
prigionia—spiega —Moro era costretto a sopravvivere in un cunicolo di appena un
metro per 2. Una situazione al limite, a dir poco claustrofobica, che io
ovviamente ho dovuto riprodurre».
Nel cast, Marco Foschi è Mario Moretti e Donatella
Finocchiaro è Adriana Faranda, inoltre Libero De Rienzo è nei panni di Valerio
Morucci. La sceneggiatura è scritta a quattro mani da Salvatore Marcarelli e
Francesco Piccolo, con la supervisione di Stefano Rulli. Precisa il produttore
Pietro Valsecchi: «Uno dei nostri consulenti è stato Francesco Cossiga. Ma non è
stata facile la preparazione di questo film. La fase di sceneggiatura, quindi, è
stata la più sofferta, perché spesso abbiamo provato la sensazione di lavorare
su un terreno scivoloso: sia per la complessità e la tragicità del fatto storico
e politico, sia per le innumerevoli versioni della vicenda... ognuno di coloro
che l’hanno vissuta, la racconta a modo suo. Dunque, ci siamo mossi con estrema
cautela per raccontare nel modo giusto una ferita ancora aperta per tanti».
Un progetto difficile, delicato: «Abbiamo cercato di
rappresentare —continua Valsecchi— le coscienze di coloro che hanno,
direttamente e indirettamente, partecipato, deciso, vissuto in prima persona le
varie fasi del "caso Moro". Abbiamo voluto dare, inoltre, una visione del
cambiamento della politica, tra ieri e oggi, tratteggiando a chiare linee il
clima di quegli anni, soprattutto per lasciare un segno nei giovani d’oggi,
molti dei quali non sanno nemmeno chi sia lo statista assassinato». E proprio
per non dimenticare, il tv-movie andrà in onda il 16 marzo 2008, nel trentennale
del rapimento.
Conclude Placido, pugliese come il personaggio che
interpreta: «Sono meridionale e capisco la sua mentalità, anche perché mio padre
era presidente dell’Azione cattolica nel mio paese, Ascoli Satriano. Rivivendolo
ora dall’interno, in Moro riconosco tante caratteristiche di mio padre, quella
limpidezza di intenti, quell’etica rigorosa nel fare politica, che oggi
francamente stento a ritrovare nei politici attuali».
Emilia Costantini - Corriere della Sera - 14 agosto 2007
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