vuoto a perdere

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ISBN 9788867559756
Ultima versione
1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

Solo 3.99€!
 



Vuoto a perdere è il solito libro sul caso Moro?
Ascolta cosa ne pensa Giovanni Pellegrino
(Presidente della Commissione Stragi dal 1994 al 2001)


Documento inedito

 
Nel libro ho pubblicato la testimonianza di un collaboratore dell'ufficio in via Fani 109 di cui parla il Sig. Barbaro. Dal suo racconto emergono degli elementi nuovi sui quali nessuno ha ancora fatto chiarezza.
Sarebbe interessante poter approfondire con i protagonisti > leggi <


 

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Ecco la nuova fuffa su Aldo Moro
21/11/2014 - Formiche.net - Francesco Damato  
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Ecco la nuova fuffa su Aldo Moro

Se quella di Aldo Moro non fosse stata e non fosse tuttora un’autentica tragedia, con quella sua orribile morte nel 1978 e i tanti misteri rimasti irrisolti, ci sarebbe da ridere della nuova commissione d’inchiesta parlamentare, costituita per fare più luce su quella vicenda. Una commissione che sta scambiando lucciole per lanterne e che soffre anch’essa di annuncite: la malattia politica del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del suo governo.

Il primo annuncio della commissione è stato quello di chissà quali e quanti documenti in via di desecretazione, al pari di quelli sulle stragi promessi da Renzi appena insediato a Palazzo Chigi. Ma il ministro dell’Interno Angelino Alfano si è premurato di precisare di persona ai commissari di avere tirato fuori dagli armadi del Viminale, a proposito della vicenda Moro, un faldone di carte solo parzialmente divulgabili. E per giunta riferibili ad un arco di tempo – dal 1999 in poi – tanto lontano dal 1978 da fare ritenere improbabile una loro utilità per capire che cosa non avesse funzionato all’epoca del sequestro dell’allora presidente della Dc.

Un latro annuncio è stato quello del successo – chiamiamolo così – conseguito dalla commissione con il ritrovamento dell’auto nel bagagliaio della quale Moro fu ucciso e venne fatto trovare dopo qualche ora a metà strada fra le sedi nazionali del Pci e della Dc, come se in quella macchina fosse ancora possibile rinvenire elementi preziosi per la ricerca delle verità mancanti.

La R4 rossa così tristemente famosa per le immagini televisive del ritrovamento del cadavere di Moro non aveva fatto alcuna fine misteriosa. E’ stata “ritrovata” regolarmente custodita in un garage del Ministero dell’Interno, ceduta qualche anno fa allo Stato dal proprietario, al quale i brigatisi rossi l’avevano rubata durante il sequestro di Moro, e destinata a un museo storico delle macchine della Polizia. Fra le quali andrebbero evidentemente annoverate anche quelle usate contro lo Stato dai criminali.

Degli annunci della o alla commissione d’inchiesta parlamentare sulla vicenda Moro fa parte anche il “procedimento formale” comunicato dal Procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, Luigi Ciampoli, contro il funzionario americano della Cia Steve Pieczenik, accorso alla richiesta di aiuto dell’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga a fronteggiare l’emergenza, ma sospettato di avere deliberatamente concorso con i suoi consigli all’assassinio dell’ostaggio.

Matteo Renzi sarà stato il primo a sobbalzare di fronte a questa ipotesi. Che smentirebbe anche quell’arguto libretto da lui scritto nel 1999 con l’amico Lapo Pistelli proprio per contestare dietrologie di questo tipo. Un libretto sarcasticamente ed efficacemente chiaro sin dal titolo e dalla vignetta di copertina raffigurante una guardia canadese: “Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro”.

Ad ammazzare Moro, 55 giorni dopo averne sterminato la scorta, non furono infatti né i canadesi né gli alleati americani, ma più semplicemente le Brigate rosse italiane. Che riuscirono a realizzare da sole la loro più eclatante operazione militare e politica, bastando e avanzando per il loro successo la inadeguatezza degli apparati di sicurezza dello Stato, un po’ di “consulenti in comune” che incredibilmente avevano lo stesso Stato e i terroristi, secondo le rivelazioni di un magistrato esperto di terrorismo all’ultima commissione d’inchiesta parlamentare sulle stragi presieduta da Giovanni Pellegrino, e l’impotenza cui il governo si condannò con le giaculatorie di una retorica linea della fermezza. Una linea non a caso tradita nella occasione successiva, tre anni dopo, quando fu sequestrato dalle brigate rosse e liberato con la mediazione addirittura della camorra Ciro Cirillo, un assessore regionale democristiano della Campania la cui vita fu evidentemente e scandalosamente ritenuta più preziosa di quella di Moro.

Francesco Damato (21 novembre 2014, Formiche.net)

 

       

 

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