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Caso Moro, nuovo colpo di scena: il pg accusa di concorso
in omicidio il superconsulente Usa di Cossiga
"Gravi indizi contro di lui": il procuratore generale chiede ai pm
di procedere contro Steve Pieczenik, nel 1978 funzionario del Dipartimento di
Stato inviato a Roma per 'gestire' la crisi aperta dal sequestro del presidente
della Dc da parte delle Brigate rosse. Accuse anche a un ex ufficiale del Sismi
deceduto. "In via Fani servizi segreti italiani e stranieri"
ROMA - La storia infinita del caso Moro si arricchisce di un nuovo colpo di
scena. Il procuratore generale di Roma Luigi Ciampoli, ha chiesto alla procura
della repubblica di procedere formalmente a carico di Steve Pieczenik,
funzionario del Dipartimento di Stato Usa ai tempi del sequestro, in quanto vi
sarebbero "gravi indizi circa un suo concorso nell'omicidio" del presidente
della Democrazia cristiana. Pieczenik, 'inviato' informale del governo
americano, era il superconsulente Usa del governo di Gulio Andreotti e
soprattutto del ministro dell'Interno, Francesco Cossiga, per la gestione della
crisi aperta dal sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.
Pieczenik è sempre stato uno dei grandi misteri della vicenda. Psichiatra,
esperto di terrorismo, lauree alla Cornelle e ad Harvard e specializzato al Mit,
nella sua inquietante ambiguità è spesso stato considerato dagli storici il
'commissario straordinario' inviato dagli Usa per conto del blocco atlantico e
dell'Occidente intero per gestire quella crisi in sostituzione - più che in
appoggio - del governo italiano. Nel 2008, in un libro-intervista pubblicato a
trent'anni dagli avvenimenti, Pieczenik ruppe il silenzio, dichiarando
apertamente di aver portato avanti un piano di "manipolazione strategica" perché
si arrivasse all'uccisione di Aldo Moro, obiettivo irrinunciabile nel contesto
della 'stabilizzazione' dell'Italia, unico paese dell'Occidente dove un partito
comunista stava per avere accesso al governo. "Fino alla fine ho avuto paura che
lo liberassero", aggiunse Pieczenik.
La sua 'confessione', tradotta anche in Italia, passò all'epoca quasi
inosservata, ma a quanto pare la magistratura italiana avrebbe chiesto
spiegazioni al Dipartimento di Stato Usa sul ruolo dell'ex funzionario e
l'amministrazione Obama avrebbe aperto un'inchiesta sul caso.
Le presunte responsabilità di Pieczenik vengono messe in luce dal procuratore
generale della corte d'appello nella richiesta di archiviazione, inoltrata ieri
al gip del tribunale di Roma, dell'inchiesta sulle rivelazioni dell'ex ispettore
di polizia Enrico Rossi che aveva ipotizzato la presenza di agenti dei Servizi,
a bordo di una moto Honda, in via Fani, a Roma, la mattina dell'agguato in cui
venne uccisa la scorta di Moro e fu rapito lo statista.
Il pg ha quindi disposto la trasmissione della richiesta di archiviazione -
un documento di cento pagine - al procuratore della Repubblica di Roma perché
però "proceda nei confronti di Steve Pieczenik in ordine al reato di concorso
nell'omicidio di Aldo Moro, commesso in Roma il 9 maggio 1978". La procura
generale di Roma sottolinea che "sono emersi indizi gravi circa un suo concorso
nell'omicidio, fatto apparire, per atti concludenti, integranti ipotesi di
istigazione, lo sbocco necessario e ineludibile, per le BR, dell'operazione
militare attuata in via Fani, il 16 marzo 1978, ovvero, comunque, di
rafforzamento del proposito criminoso, se già maturato dalle stesse BR".
Ma quello su Pieczenik non è il solo colpo di scena incluso del documento
inviato dal pg alla procura del tribunale. Secondo Luigi Ciampoli, anche un
ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare dell'epoca, il colonnello
Camillo Guglielmi, avrebbe dovuto essere indagato con l'accusa più grave di
concorso nel rapimento di Moro e nell'uccisione della sua scorta. Ma nei suo
confronti, rileva il Pg, non si può promuovere l'azione penale perché è morto.
Guglielmi era finito nelle inchieste sulla strage perché non aveva dato
spiegazioni ritenute plausibili dai magistrati sulla presenza in via Fani al
momento in cui scattò l'agguato delle Brigate rosse.
"L'uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio legato solo alle Brigate Rosse.
Sul palcoscenico di via Fani c'erano i nostri servizi segreti e quelli di altri
Paesi stranieri interessati a creare caos in Italia". Lo ha detto il procuratore
generale presso la corte d'appello di Roma, Luigi Ciampoli, sentito dalla
commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento dell'ex presidente ella Dc,
avvenuto il 16 marzo del 1978.
Ciampoli, ascoltato in audizione dalla commissione parlamentare d'inchiesta
sul caso Moro, ha detto poi che "l'uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio
legato solo alle Brigate Rosse. Sul palcoscenico di via Fani c'erano i nostri
servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri interessati a creare caos in
Italia". Quanto al ruolo di Pieczenik, Ciampoli ha spiegato: "Abbiamo chiesto
alla Procura di Roma di approfondire ai fini della configurazione di un reato la
posizione di Steve Pieczenik che riteniamo possa essere l'ispiratore
dell'omicidio di Aldo Moro. La sua autoreferenzialità era esasperata e quasi
schizofrenica - ha detto il pg - perché lui in una intervista a Giovanni Minoli
su Rai Storia raccontò che Moro doveva morire perché in questo modo si sarebbero
destabilizzate le Brigate Rosse. Noi abbiamo acquisito il cd di quell'intervista
televisiva e tutto il girato completo e siamo convinti - ha concluso Ciampoli -
che la sua posizione meriti un approfondimento da parte della Procura".
Redazione (12 novembre 2014, La Repubblica)
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