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Moro, pg Roma: “Gravi indizi di concorso in omicidio su ex
funzionario Usa”
Nella richiesta di archiviazione di un nuovo filone su via Fani,
il procuratore generale Ciampoli chiama in causa Steve Pieczenik, consulente del
Dipartimento di Stato e di Cossiga, che in un libro aveva già "confessato" il
suo ruolo nello spingere le Br ad assassinare il leader Dc
Nei confronti dell’americano Steve Pieczenik, ex funzionario del Dipartimento
di Stato Usa e “superconsulente” del governo italiano ai tempi del sequestro di
Aldo Moro, vi sono “gravi indizi circa un suo concorso nell’omicidio” dello
statista democristiano. Lo sostiene il procuratore generale della Corte
d’appello di Roma Luigi Ciampoli che chiede alla procura di procedere. Non solo.
Per Ciampoli a carico del cololonnello Camillo Gugliemi, già in servizio al
Sismi, presente in via Fani la mattina del 16 marzo 1978 quando venne rapito
Moro, “potrebbe ipotizzarsi” il concorso nel rapimento e nell’omicidio degli
uomini della scorta, ma nei suoi confronti non si può promuovere l’azione penale
perché è morto.
Proprio oggi lo stesso Ciampoli è stato audito dalla Commissione parlamentare
d’inchiesta sul caso Moro e ha rilanciato: “Bisogna prendere atto che in via
Fani, con la moto, non c’erano solo le Br. Questi hanno successivamente sminuito
queste presenze non conosciute all’epoca. Oggi sappiamo che su quel palcoscenico
c’erano, oltre alle Br, agenti dei servizi segreti stranieri, interessati a
destabilizzare l’Italia”. Pubblicità
Il ruolo del funzionario americano Le presunte responsabilità di Pieczenik
vengono messe in luce dal procuratore generale Ciampoli nella richiesta di
archiviazione, inoltrata al gip del tribunale di Roma, dell’inchiesta sulle
rivelazioni dell’ex ispettore di polizia Enrico Rossi che aveva ipotizzato la
presenza di agenti dei Servizi, a bordo di una moto Honda, in via Fani, a Roma,
quando Moro fu rapito dalle Brigate Rosse. Il pg ha quindi disposto la
trasmissione della richiesta di archiviazione – un documento di cento pagine –
al procuratore della Repubblica di Roma “perché proceda nei confronti di Steve
Pieczenik in ordine al reato di concorso nell’omicidio di Aldo Moro, commesso in
Roma il 9 maggio 1978″.
Il pg Ciampoli: “In via Fani c’erano anche agenti dei servizi stranieri
interessati a destabilizzare l’Italia”
La figura dell’esperto Usa – consulente dell’allora ministro dell’Interno
Francesco Cossiga nel comitato di crisi istituto il 16 marzo 1978, giorno del
rapimento di Moro e dell’uccisione degli uomini della scorta – è da molto tempo,
e da molti, considerata “centrale” nella vicenda del sequestro e dell’omicidio
del presidente della Dc. La procura generale di Roma sottolinea che “sono emersi
indizi gravi circa un suo concorso nell’omicidio, fatto apparire, per atti
concludenti, integranti ipotesi di istigazione, lo sbocco necessario e
ineludibile, per le Br, dell’operazione militare attuata in via Fani, il 16
marzo 1978, ovvero, comunque, di rafforzamento del proposito criminoso, se già
maturato dalle stesse Br”. L’ipotesi dunque è che Pieczenik abbia fatto in modo
che le Brigate rosse si convincessero, maturassero o rafforzassero la propria
idea che la conclusione “ineludibile” del rapimento del leader democristiano era
la sua uccisione.
Riprende quota la pista internazionale, con i servizi, italiani e stranieri,
che si inseriscono in un’operazione genuinamente pensata e condotta dalle
Brigate rosse, per pilotarne l’esito finale verso la morte dell’uomo del
compromesso storico. “Sicuramente su quella moto non c’erano – ha spiegato il
procuratore generale Ciampoli in Commissione parlamentare – né ‘Peppo’ né ‘Peppa’,
i due autonomi che invece sono presenti in altri episodi. Questo è un dato
sicuro. Il problema della moto non inquadrata nelle forze Br rimane”.
Chi era Guglielmi
Anche lo 007 Guglielmi è presente in via Fani al momento del rapimento.
Ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare, addetto all’Ufficio “R” per
il controllo e la sicurezza, anni dopo ai magistrati offrirà la sua versione:
“Stavo andando a pranzo da un collega che abitava in via Stresa, a pochi passi
dal luogo della strage”. Il collega confermò la visita, ma negò il pranzo. La
strage di via Fani avvenne intorno alle 9 del mattino.
Cronaca (12 novembre 2014, Il fatto Quotidiano)
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