Caso Moro. Grassi: «la Procura di Roma termina inchiesta
sugli 007 della Honda»
Il procuratore Ciampoli riferirà sugli esiti dell'indagine
direttamente alla Commissione parlamentare d'inchiesta
«La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta condotta sul caso Moro dopo le
rivelazioni dell’ex ispettore di polizia Enrico Rossi. Domani (il 12 novembre,
ndr) il procuratore generale della capitale, Luigi Ciampoli, verrà a riferire
nella Commissione parlamentare». E’ quanto ha reso noto il vicepresidente dei
deputati del Pd e componente della Commissione d’inchiesta sul caso Moro, Gero
Grassi.
«Rossi – dichiara ancora l’esponente democratico – aveva fornito elementi di
grande interesse in merito al possibile ruolo di agenti segreti durante
l’agguato di via Fani, indicandoli come i passeggeri della moto Honda che
certamente passò durante l’assalto del commando brigatista. Naturalmente si
tratta di notizie che devono essere attentamente valutate, dunque è importante
che la Procura abbia indagato. Vedremo se ci saranno sviluppi».
Il procuratore generale, ad aprile, aveva avocato a sé l’inchiesta derivata
dalle dichiarazioni che l’ex della Digos di Roma aveva rilasciato all’agenzia
Ansa. La notizia dell’avocazione era emersa a margine di un’audizione di
Ciampoli davanti al Copasir. Rossi era stato sentito per circa tre ore anche dal
procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Luca Palamara,
confermando, quasi interamente, quanto dichiarato al giornalista dell’Ansa,
Paolo Cucchiarelli, sulla sua indagine relativa alla presenza di una moto Honda
in via Fani al momento della strage che ha preceduto il sequestro Moro.
Successivamente il fascicolo aperto a piazzale Clodio è stato avocato dalla
Procura generale. L’indagine riguardava, in particolare, una lettera anonima
recapitata nel 2009 al quotidiano La Stampa dove un uomo, oggi scomparso,
affermava di essere il passeggero della Honda. «La mattina del 16 marzo –
scriveva l’anonimo – ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello
Guglielmi (Camillo Guglielmi del Sismi, ndr), con me alla guida della moto un
altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di
proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere».
Redazione (11 novembre 2014, Lettera35.it)
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