“Fra Torino e Aldo Moro un legame tragico ma ancora poco
conosciuto”
L’ex capo della Procura a Torino questa sera in un convegno ha
parlato di uno dei grandi misteri italiani
«Il legame tra Torino e il rapimento di Aldo Moro è poco esplorato ma c’è ed
è stretto». Al convegno intitolato «Chi e perché ha ucciso Aldo Moro», questa
sera al circolo Cecchi Point, l’ex capo della Procura a Torino, Giancarlo
Caselli - il magistrato che 40 anni fa coordinò le indagini insieme a Bruno
Caccia che portarono all’arresto dei capi delle Brigate Rosse, Renato Curcio e
Alberto Franceschini per mano dei carabinieri del generale Alberto dalla Chiesa
- ha scelto di puntare su un aspetto che avviluppa uno dei grandi misteri
italiani: la relazione tra la «città rossa, operaia e lo statista
democristiano».
L’intervento di Caselli ha seguito la relazione incalzante e per certi versi
spaventosa di Gero Grasso, vicepresidente parlamentare alla Camera del Pd che,
in sequenza e basandosi su documenti di Stato, ha raccontato episodi e
depistaggi che hanno contrassegnato le indagini sui giorni terribili del
sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro.
«Il filo di connessione tra Torino e Moro è intenso – ha detto Caselli – per
due ragioni precise: perché il sequestro venne rivendicato qui, nell’aula della
Corte d’Assise dove si celebrava il processo ai capi storici delle Br. E perché
le richieste dei terroristi, nei comunicati scritti, riguardavano proprio la
liberazione degli esponenti in carcere a Torino». «Va assolutamente ricordato –
ha aggiunto l’ex magistrato – di quanto i brigatisti osteggiassero quel
processo. Ordinarono un fuoco di sbarramento per impedirlo secondo la logica per
cui “la rivoluzione non si processa”. Erano convinti che andando avanti lo Stato
avrebbe “mostrato il suo vero volto, fascista e reazionario” e questo avrebbe
dato origine a una forte reazione nel “popolo” che si sarebbe coagulata attorno
a loro. Il processo a Torino invece proseguì nel rispetto della legge e delle
regole e questo li depotenziò enormemente. Non solo, dopo l’uccisione di Moro,
fu proprio durante le imponenti assemblee operaie a Torino che si decretò una
ferma scissione tra i meno critici e i più numerosi che invece rifiutarono
collegamenti e collusioni con i brigatisti».
Elena Lisa (19 settembre 2014, La Stampa)
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