vuoto a perdere

Sei registrato? 
 


Resta aggiornato
Se vuoi ricevere una eMail di riepilogo delle novità
(frequenza max settimanale)


 
Antispamming. Inserisci il codice



ISBN 9788867559756
Ultima versione
1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

Solo 3.99€!
 



Vuoto a perdere è il solito libro sul caso Moro?
Ascolta cosa ne pensa Giovanni Pellegrino
(Presidente della Commissione Stragi dal 1994 al 2001)


Documento inedito

 
Nel libro ho pubblicato la testimonianza di un collaboratore dell'ufficio in via Fani 109 di cui parla il Sig. Barbaro. Dal suo racconto emergono degli elementi nuovi sui quali nessuno ha ancora fatto chiarezza.
Sarebbe interessante poter approfondire con i protagonisti > leggi <


 

Documenti  

 

  Approfondimento 

 

  Documentario 

 

  Evento 

 

  Giudiziario 

 

  Presentazione 

 

  Stampa 

 

  Trasmissione 

   
   
   

 
Gian Carlo Caselli: "Così 40 anni fa arrestai Curcio e Franceschini ma dagli intellettuali troppa omertà per le Br"
06/09/2014 - Repubblica - Paolo Griseri  
(0)


Gian Carlo Caselli: "Così 40 anni fa arrestai Curcio e Franceschini ma dagli intellettuali troppa omertà per le Br"
Parla il giudice che coordinò il blitz: "Sapevamo già che la battaglia non era ancora vinta perché intorno a loro si era creato un muro di ambiguità"

L'8 settembre di quarant'anni fa i carabinieri del generale Dalla Chiesa arrestarono a Pinerolo, vicino a Torino, i capi delle Brigate Rosse, Renato Curcio e Alberto Franceschini. Le indagini erano coordinate dal pm Bruno Caccia e dal giudice istruttore Gian Carlo Caselli.

Dottor Caselli, era il 1974. Avrebbe potuto essere la fine delle Br e invece fu l'inizio della fase più drammatica della loro attività sarebbe culminata con il delitto Moro. Come mai? "Non avevamo pensato nemmeno per un attimo che l'arresto di un paio di capi storici avrebbe potuto segnare la fine delle Br. Eravamo certi che avevamo a che fare con una organizzazione articolata. Il nucleo speciale coordinato da Dalla Chiesa era stato istituito solo per indagare sul sequestro del giudice Mario Sossi. Dalla Chiesa per i carabinieri e Santillo per la polizia "disubbidirono" al mandato e fecero bene perché così indagarono sull'organizzazione disarticolandola. Nel giro di due anni, dal 1974 al 1976, tutti i capi storici delle Br erano stati arrestati".

Tutti tranne Mario Moretti, che sarebbe poi diventato il capo della colonna romana. Perché Moretti sfuggì all'arresto? "È provato che Moretti a Pinerolo non c'era, e mi pare che lui stesso lo abbia confermato in una autobiografia".

Eppure qualcuno lo avvisò che stavano per arrestare i capi delle Br. Chi fece la soffiata? "Chi fu non lo so. Quel che è certo è che nelle ore precedenti l'operazione di Pinerolo uno sconosciuto chiamò il medico Enrico Levati, l'uomo che aveva messo in contatto Silvano Girotto, detto "frate mitra", con i capi delle Br. La telefonata diceva: "Curcio sarà arrestato domenica a Pinerolo". Levati chiamò Moretti ma nessuno dei due riuscì ad avvisare Curcio".

Girotto era un infiltrato? "Per sue convinzioni aveva deciso di collaborare con i carabinieri per smantellare le Br. Diceva: "Questi sono criminali, non possono servire a nessuna causa rivoluzionaria". Riuscì ad entrare in contatto con l'organizzazione e fece arrestare Curcio e Franceschini".

Lei è convinto della sincerità di Girotto? "Io ho sempre verificato che le sue testimonianze coincidevano al millimetro con le risultanze di fatto. Dimostrò un notevole coraggio".

Quanti incontri fece con i brigatisti prima del loro arresto? "Diversi. Quelli clandestini li vedeva a coppie. Si incontravano in montagna. A torso nudo perché loro temevano di essere registrati".

Sono passati quarant'anni. Dottor Caselli, chi ha sconfitto le Br? "L'attività di repressione e di indagine è stata molto importante. Ma non è stata l'unica. Furono decisive le decine e decine di assemblee che si tennero nelle parrocchie, nei luoghi di lavoro, nelle sedi di partito. Per spiegare che non ci trovavamo di fronte a Robin Hood ma a un gruppo di assassini. Bisognava rompere il muro di ambiguità dei "compagni che sbagliano", i complici silenzi di certi intellettuali".

E funzionò? "Non fu facile ma alla fine i terroristi furono politicamente isolati ed entrarono in crisi. Fu la fine delle contiguità e degli appoggi che avevano portato molti a non vedere la tempesta che stava addensandosi. Pensiamo, per fare esempi anche molto diversi, all'intellighenzia che partecipò alla vergognosa campagna contro il commissario Calabresi che pagò con la vita quelle menzogne. Per quanto riguarda Torino ricordo che un giorno venne assaltato a bastonate un bar ritenuto un covo di fascisti. Mi capitò di interrogare i testimoni, anche esponenti del mondo intellettuale della città. Incontrai l'omertà".

La nascita del terrorismo in Italia avviene nel contesto delle lotte sociali degli anni Sessanta e Settanta. Lei crede che oggi sarebbe possibile una rinascita del partito armato? "Non mi preoccupa l'eventuale rinascita di un partito catacombale e clandestino come furono le Br. Mi sembra fuori dalla realtà e spero di non sbagliarmi. Mi preoccupa il ripetersi in certi ambienti intellettuali di oggi delle stesse ambiguità di allora di fronte alla violenza delle frange estreme. Mi preoccupa il ritorno, in sedicesimo, della stagione dei compagni che sbagliano. Mi preoccupano le predicazioni di intellettuali miopi e nostalgici che possono far credere a chi ha già pochi filtri critici che stia riproducendosi il clima di allora".

Parla della val di Susa? "Sono in pensione".

Ha più incontrato Curcio e Franceschini? "Curcio no. Franceschini una volta a Rebibbia ".

Che cosa le disse dopo l'arresto? "Franceschini era arrogante. Si dichiarò rivoluzionario di professione. E mi chiese: "Dottor Caselli, lei non è di Magistratura Democratica?". Io risposi: "Si perché?". Lui era convinto che essere di Md significasse avere un atteggiamento di condiscendenza verso la violenza".

Paolo Griseri (La Repubblica, 8 settembre 2014)

 

       

 

Vuotoaperdere.org - Copyright (C) 2007, 2014 - Manlio Castronuovo