vuoto a perdere

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ISBN 9788867559756
Ultima versione
1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

Solo 3.99€!
 



Vuoto a perdere è il solito libro sul caso Moro?
Ascolta cosa ne pensa Giovanni Pellegrino
(Presidente della Commissione Stragi dal 1994 al 2001)


Documento inedito

 
Nel libro ho pubblicato la testimonianza di un collaboratore dell'ufficio in via Fani 109 di cui parla il Sig. Barbaro. Dal suo racconto emergono degli elementi nuovi sui quali nessuno ha ancora fatto chiarezza.
Sarebbe interessante poter approfondire con i protagonisti > leggi <


 

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Via Fani, identificati i due sulla moto (1998)
22/04/2014 - Il Messaggero (1998) - M. Mart.  
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Via Fani, identificati i due sulla moto
Erano impegnati a sbarrare la strada. E nel ’77 avrebbero ucciso un giovane in un ristorante

ROMA - Antonio Marini, il pubblico ministero che indaga ancora sul caso Moro, li cercava da vent’anni. Forse li ha trovati adesso, alla vigilia di assumere un nuovo incarico alla Procura Generale di Roma e lasciare tutte le sue inchieste di piazzale Clodio. Sono i due brigatisti che la mattina di via Fani, quel 16 marzo ’78, arrivarono su una moto Honda a sbarrare la strada per tutto il tempo dell’agguato, alle spalle della Fiat 130 dell’onorevole Aldo Moro e della blindata con la sua scorta.

Il magistrato non conferma nulla, ma i nomi dei due sarebbero in un rapporto della Digos appena recapitato al suo ufficio. Si tratterebbe di un uomo e di una donna, tuttora liberi e residenti a Roma. I due sarebbero sotto osservazione da parte della Digos ma non sarebbero ancora stati fermati. Per il momento, dal severo segreto istruttorio, trapelano solo i nomi di battaglia che usavano negli anni Settanta: Peppe e Peppa. Ad accendere i riflettori su di loro, poco più di un mese fa, era stato Raimondo Etro, uno dei brigatisti che partecipò alle fasi preparatorie del sequestro Moro. Di Peppe e Peppa si parla nel verbale reso da Etro ai pubblici ministeri Ionta e Marini il sei marzo scorso. In quell’occasione, Etro indica i due come possibili esecutori di un altro delitto, avvenuto l’8 luglio ’77. Ecco uno stralcio del verbale: «...a questo punto intendo riferire spontaneamente un altro episodio relativo ai miei rapporti con Rita Algranati: il giorno prima in cui è avvenuto l’attentato a Velluto, nel corso del quel perse la vita un suo amico che era seduto accanto a lui nel ristorante dove mangiavano, io e Rita Algranati durante un sopralluogo incrociammo due militanti del Comitato proletario zona Nord che conoscevamo con i nomi di Peppe e Peppa, che provenivano dal vicolo nel quale era sito il ristorante presso il quale poi avvenne l’attentato di cui sopra. Dopo che eravamo venuti a sapere di questo attentato ricollegammo l’episodio dell’incontro con Peppe e Peppa a quell’attentato, nel senso che pensammo che l’attentato era stato fatto dal Comitato proletario Zona Nord. Voglio precisare che il Comitato era una delle sedi del Collettivo di via del Volsci di cui abbiamo fatto parte sia io che Casimirri, Algranati, Ghignoni, Pera, Di Gioia, e Colongioli prima di entrare nelle Brigate Rosse...». Il racconto di riferisce all’attentato in cui perse la vita Mauro Amato, 21 anni, amico dell’agente di custodia Domenico Velluto. I due, quella sera erano a cena al ristorante Sora Assunta, insieme ad altre persone. Un terrorista entrò a volto scoperto e fece fuoco sulla persona sbagliata: l’obbiettivo era l’agente Velluto, indicato come responsabile della morte di un giovane di sinistra, Mario Salvi, anche lui 21 anni, ucciso con un colpo di pistola alla testa durante una manifestazione.

Da quelle dichiarazioni di Etro, gli agenti della Digos sono ripartiti alla caccia degli ultimi due sicari di via Fani rimasti finora nell’ombra. Sono stati risentiti tutti i testimoni possibili, compreso quell’ingegnere che la mattina del sequestro Moro fu bloccato con una raffica di mitra partita dalla moto Honda, proprio mentre imboccava via Fani. Alla fine, i risultati sono finiti in un rapporto che nei giorni scorsi è arrivato in Procura. Per Antonio Marini è l’occasione per chiudere definitivamente con il caso Moro, ma lui preferisce andarci con i piedi di piombo: «Non posso dire nulla, non confermo nulla». Eppure, in gran segreto, nei prossimi giorni dovrebbero essere ascoltati i due vecchi leader delle bierre, Valerio Morucci e Adriana Faranda. Da loro, che usufruiscono di permessi premio e altre agevolazioni carcerarie, gli investigatori si attendono più collaborazione di quanta ne hanno data finora. Adesso, di fronte al nuovo rapporto della Digos con i veri nomi di Peppe e Peppa, non potranno continuare a dire che a via Fani, sulla moto Honda, c’erano solo «due cretini».
 

M. Mart. (22 aprile 1998, Il Messaggero)

 

       

 

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