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Sequestro Moro, il fantomatico 007 era un fotografo che
viveva a Bra
Secondo l’autore della lettera anonima c’era lui sulla moto Ma l’ex moglie: “Nel
’78 era sempre a casa con la sua famiglia”
Nome: Antonio Fissore, originario di Bra (Cuneo), morto a Firenze nell’agosto
2012. A marzo aveva compiuto 67 anni. Sarebbe lui l’agente X che, in sella a una
Honda blu, con un «collega» avrebbe partecipato al sequestro Moro, il 16 marzo
1978, proteggendo la fuga dei killer delle Br. La moglie separata, Franca Faccin,
lo difende: «Nel ’78 era a casa con noi, a Bra, mai stato nei Servizi».
Professione fotografo, regista tv, esperto di comunicazione, commesso dal
2001 al 2010 in un negozio di dischi-video nel quartiere San Paolo a Torino.
Aveva conseguito il brevetto di pilota civile nella scuola di volo
dell’aeroporto di Levaldigi. Alle spalle una famiglia benestante di coltivatori.
Sposato con Franca Faccin, 68 anni, padre di due figli già grandi, Flavio
(titolare di una società di produzione tv, la Fimedia) e Davide, operaio. Nel
2000 si separa e inizia una relazione (durata sino al 2010) con Tiziana A.,
torinese, commessa nello stesso negozio. Poi si lega a una terza donna, Monica
M. e va a vivere con lei a Firenze, non lontano da via Villamagna. Un uomo alto
1,90, calvo, baffi. Distinto. Secondo l’autore della lettera anonima inviata
alla redazione de La Stampa nell’ottobre 2009, Fissore sarebbe stato lo 007 che
spianò una mitraglietta contro un testimone, per indurlo ad allontanarsi.
L’anonimo era in fin di vita, gravemente malato. Non conosceva il nome del
collega con cui operò in via Fani ma offriva indicazioni per identificarlo come
il «marito» della commessa del negozio.
«Le armi prese dalla polizia»
La moglie, Franca Faccin, 68 anni, vive ancora nella villetta sulla collina
di Bra. Accetta di rispondere a tre domande. Nei primi Anni 70, in particolare
nel ’78, dov’era suo marito? «Qui con noi a Bra, non si è mai allontanato, di
certo non andò mai a Roma». E la militanza nei Servizi Segreti? Ha mai avuto
percezione di una sua doppia vita? «Non ha mai lavorato per i Servizi, era
fotografo e regista tv». Pare in una tv privata piemontese. Le armi. Sapeva che
in casa erano custodite una pistola cecoslovacca, rara, e una semi-automatica
Beretta? «Certo, le ha prese la polizia, in casa non ho più neppure una sua
foto».
L’autore della lettera anonima spiega di essersi deciso, prima di morire, per
il rimorso di avere partecipato alla strage della scorta di Moro, di rivelare la
verità. Non sa il nome del collega con cui era sulla Honda ma tutti e due -
sostiene l’anonimo - erano al comando del colonnello dell’Ufficio R del Sismi,
Camillo Guglielmi, che, quella mattina alle 9.15 era effettivamente in via Fani
(«Stavo andando a trovare un collega», aveva poi detto ai pm romani) dunque per
caso. I due agenti avrebbero dovuto proteggere la fuga dei killer dopo la
strage. La Digos di Torino individua subito Antonio Fissore, attraverso la sua
ex amante di Torino. Si mettono in contatto con lui, sanno che aveva denunciato
il possesso di due armi. Le vanno a cercare, il 24 maggio 2012, nella villetta
di Bra. Trovate in una scatola di cartone. C’è anche una copia di Repubblica del
16 marzo 1978. Poi libri e saggi su temi-storico politici e ritagli di giornale,
sempre su fatti di grande rilievo, come la prima guerra in Iraq di Bush padre.
Poi una busta con un foglio dell’ex parlamentare dc Franco Mazzola, nel ’78
sottosegretario alla Difesa, ritenuto uno dei depositari dei segreti del caso
Moro. Fissore viene denunciato per «incauta custodia» delle armi ma il
procedimento della procura di Alba viene archiviato dopo la sua morte. Gli
elementi dell’indagine finiscono in una nota inviata alla procura di Torino che,
per competenza, trasferisce il fascicolo a Roma. L’indagine viene archiviata.
Non erano emersi infatti, al di là degli elementi «suggestivi» e «sospetti»
contenuti nella lettera, alcun indizio che potesse collegare il fotografo a via
Fani. Chiude il sindaco di Bra, Bruna Sibille: «Faceva il fotografo nei
matrimoni, ha lavorato in un negozio nel centro. Una persona gentile e
riservata. Lui uno 007? Impossibile».
di Massimo Numa (25 marzo 2014, La Stampa)
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