Gotor uno e trino: senatore- storico-investigatore
Miguel Gotor è un caso unico nel panorama dei "casi italiani": è senatore del
Pd, storico, con studi di esordio sui processi per stregoneria e
sull'Inquisizione, è "filologo" delle lettere di Aldo Moro dalla prigione.
Ora sappiamo che è anche una sorta di magistrato, un inquirente preventivo
che non pone problemi, ma emette "sentenze" ancor prima di poter leggere, capire
e riflettere.
Quando uscì il film Romanzo di una strage nel 2012, Gotor sentenziò che si
trattava di un'operazione discutibile e che quella della "doppia bomba" a Piazza
Fontana, illustrata nel volume "Il segreto di Piazza Fontana" che avevo
pubblicato tre anni prima, era nulla, meno di niente - nonostante 700 fitte
pagine di fatti e cose - perché, dopo che la magistratura aveva alzato bandiera
bianca su quella vicenda, toccava agli storici esprimersi con la ponderatezza,
l'acutezza, l'apertura di mente e spirito che gli è propria.
Solo che Gotor attaccò duramente libro e film senza aver letto il primo e
visto il secondo. Si andò a scusare con il regista Marco Tullio Giordana e con i
produttori; il film era bellissimo - disse ai tre - ma tacque sul libro da cui
era stato tratto e che aveva bollato come inattendibile ovunque aveva potuto
dire la sua.
Ora Gotor, che ha scritto due libri sulle lettere dal carcere e sul memoriale
Moro, attacca, senza averla capita, letta e valutata, l'inchiesta su Via Fani
che ho scritto per la mia agenzia e pubblicata oggi da tutti i giornali: "Una
polpetta avvelenata per la commissione Moro", spiega erga omes l'uno e trino
all'Unità.
I fatti, certamente da valutare e scandagliare in tutti gli aspetti e
sfaccettature, hanno un valore intrinsecamente negativo per il nostro
storico-senatore-inquirente?
Gotor sembra esprimere un paradosso filologico: che analizzate le lettere da
parte sua, il Caso Moro sia sostanzialmente chiuso, esaurito e che tutte le cose
che non sono nei suoi libri siano dei depistaggi. Al massimo delle fole da
disperdere quanto prima al vento di una seria ricerca storica che rimetta ordine
lì dove sembra regnare solo il caos indistinto.
Una cosa è certa: la via "filologica" alle lettere di Moro non ci potrà mai
dare la verità sul caso Moro. Anche perché il senatore-storico ha non visto
passaggi fondamentali della vicenda della prigionia del Presidente della Dc.
Faccio un solo un esempio: Aldo Moro, prima ancora che venga condannato a morte
dalle Br, stila, ai primi di aprile del 1978, cinque testamenti e si prepara a
morire: Perché? In che luogo? Come mai un dato scientifico così rilevante non è
posto al centro dell'interpretazione delle lettere di Moro?
Potrei citare molti altri problemi che pone la mancata interpretazione
avanzata da Gotor di questo e di altri punti salienti della vicenda che è stata
"racchiusa" dallo storico dentro le sole lettere e il Memoriale, così come le Br
hanno "racchiuso Moro" - a loro dire - solo nel budello-prigione di via
Montalcini n. 8 interno 1.
Enrico Rossi, l'ispettore superiore che ha fatto le rivelazioni su via Fani,
è pronto a parlare solo davanti al Pm di Roma che indaga e al Parlamento, cioè
la Commissione d'inchiesta.
Mi piacerebbe che ci fossero in Italia milioni di Signor Rossi come Enrico
Rossi e visto che certamente Gotor farà parte della commissione d'inchiesta
parlamentare in quella sede sarà molto interessante capire, sentire, vedere, se
le lettere e il Memoriale di Moro possono contenere tutta la "verità" sul caso o
se si debba lasciare spazio al giornalismo di inchiesta e al libero lavoro dei
magistrati ben motivati a sciogliere quello che lo storico Giorgio Galli ha
definito il "mistero dei misteri". Gotor, permettendo, naturalmente.
Paolo Cucchiarelli (24 marzo 2014)
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