Caso Moro, ancora 15mila documenti coperti dal segreto di Stato
Appello al governo di due deputati del Pd: di Gero Grassi e Marco Carra.
L'appello arriva da due deputati del Partito Democratico, si tratta di Gero
Grassi e Marco Carra, la vicenda è quella del sequestro di Aldo Moro.
Sì proprio così, a 36 anni di distanza dal rapimento e uccisione dello
statista e presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro nell'archivio del
Senato ci sono ancora oltre 15 mila documenti coperti dal segreto di Stato e
quindi non possono essere letti.
Da qui la decisione dei due esponenti politici di rivolgere un appello al neo
governo Renzi. In una interrogazione parlamentare diretta proprio al presidente
del consiglio si chiede di "procedere alla totale declassificazione dei
documenti relativi al caso Moro in considerazione del loro possibile impiego
nell'ambito delle indagini in corso", la Procura di Roma infatti ha recentemente
aperto un nuovo fascicolo, o affinché - proseguono i deputati - "possano essere
messi nella disponibilità di ricercatori e storici che inseguono da anni una
verità irrinunciabile per l'Italia".
I numeri parlano chiaro, su un totale di 54.792 pagine relative al caso Moro
ben 15.343, ovvero il 30%, è attualmente coperto dal Segreto di Stato.
"Si tratta di una cifra importante alla quale si aggiunge un altro elemento:
non è ancora stato emanato il regolamento attuativo della legge di riforma dei
Servizi Segreti (n. 124/2007) che disciplina la materia. Questa circostanza
consente agli uffici di Aise ed Aisi di rispondere negativamente alle richieste
di declassificazione di alcuni loro atti".
Insomma da questa gran mole di documenti si potrebbero sicuramente
rintracciare nuovi elementi per ricostruire quei lunghissimi 55 giorni che
cambiarono il corso degli eventi dell'Italia.
Aldo Moro venne rapito il 16 marzo 1978, quando in via Mario Fani a Roma un
nucleo armato delle Brigate Rosse intercettò e bloccò l'auto su cui viaggiava il
presidente della Dc. Aldo Moro si stava recando alla Camera nel giorno in cui il
nuovo Governo Andreotti chiedeva la fiducia. I brigatisti uccisero Oreste
Leonardi e Domenico Ricci i due carabinieri a bordo dell'auto di Moro e i tre
poliziotti Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi che viaggiavano
sull'auto di scorta e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.
Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale Moro fu sottoposto a un
processo politico da parte del cosiddetto "Tribunale del Popolo" istituito dalle
Brigate Rosse e dopo aver chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo Stato
italiano, Moro fu ucciso.
Il suo cadavere fu ritrovato a Roma il 9 maggio, nel bagagliaio di una
Renault 4 parcheggiata in via Caetani, a metà strada tra via delle Botteghe
Oscure, e Piazza del Gesù, rispettivamente sede nazionale del Partito Comunista
Italiano e Piazza del Gesù.
Gennaro C. (26 febbraio 2014
news.supermoney.eu)
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