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Una risposta al terrorismo è d'obbligo
La manifestazione di domenica sera, sotto il
super carcere dell'Aquila, per la abrogazione delle misure contenute dal noto
articolo 41bis, (il provvedimento del carcere duro contro mafiosi e terroristi)
è stata contrassegnata da un ritorno a un estremismo vecchio di decenni.
Nessuno si era accorto, almeno tra i non
addetti ai lavori, che esistesse ancora un'area, anche se limitata per fortuna,
disposta a scendere in strada a sfidare lo Stato, le sue leggi, pronta a
dichiararsi apertamente, senza remore, a favore del terrorismo rosso.
Le Brigate Rosse dopo il sequestro di Aldo
Moro, non ebbero più simpatizzanti espliciti, che insultassero le vittime, che
esaltassero l'uso delle armi, che si esprimessero sfacciatamente contro la
legalità per la lotta armata. Che ci fossero ancora, tra le pieghe del mondo
sindacale, tra gli ambienti intellettuali, nelle aree più estremistiche del
mondo dell'antagonismo sociale, chi vedesse come eroi i terroristi lo si
sospettava, ma qui c'è stato un salto di qualità. Si osa sfidare lo Stato, i
sindacati, il governo con una tracotanza vigliacca e con tanti atteggiamenti da
esaltati, con slogan farneticanti e criminali. Si minaccia e pare che non si
tema la risposta legale, quella che dovrebbe colpire questi manifestanti per
istigazione a delinquere, se non per banda armata.
Non so come reagirà la Magistratura, ma
sicuramente, prima o poi, questi manifestanti subiranno provvedimenti adeguati.
Invece voglio soffermarmi su alcune questioni
che personalmente mi preoccupano non poco.
Dall'ultima manifestazione di questo
"stile"sono trascorsi circa trent'anni. Cosa lega questi giovani e meno giovani
di oggi a quelli di allora? Che clima politico c'era allora e quale è quello di
oggi? La scelta di scendere in piazza oggi per voler dire che presto ci saranno
altri attentati è quasi un suicidio: il destino di costoro sarà simile a chi li
ha preceduti, con disoccupazione, carcere e miseria. Invece oggi abbiamo visto
che non c'è stato un solo movimento popolare spontaneo, un solo volantino
scritto da qualche associazione sindacale contro questa nuova cultura della
violenza. Lo stesso sindacato non potrebbe muovere neppure un decimo della gente
di allora contro l'eversione. I partiti popolari invece manderebbero in strada
solo pochi militanti. L'indifferenza è stata tanta e neppure il ricordo dei
lutti di un tempo ha favorito qualche reazione veramente immediata e non
organizzata.
Cosa c'è di diverso rispetto ad allora?
Il precariato sta spingendo verso la disperazione una parte dei nuovi lavoratori
e una minoranza di questi potrebbe trovare uno sfogo nella violenza?
E dunque togliamo l'acqua ai pesci del
terrorismo con risposte sociali adeguate.
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