Quell'inutile riscatto
Parla Cirillo, il politico campano rapito dai brigatisti nel 1981.
«Furono i miei carcerieri a raccontarmi che sarei stato
presto liberato anche se la Dc non si fosse mobilitata per pagare il riscatto.
Le Br avevano già visto esaudite molte richieste, in particolare la
pubblicazione sui giornali del proclama ai terremotati. Pasquale Aprea, uno del
commando, mi confermò che non c’era più interesse a tenermi segregato, che anzi
era urgente rispedirmi a casa. Ma, aggiunse, proprio in quelle ore Giovanni
Senzani, il leader del commando, stava provando a spillare un po’ di soldi dal
rapimento. Il suo era solo un tentativo “aggiuntivo”, che non avrebbe
condizionato la mia imminente liberazione. E invece, a sorpresa, prevalse la
paura di un secondo, tragico epilogo come per Moro. E il riscatto venne pagato».
UNA VITA COME UN ROMANZO.
L’uomo è asciutto e lucido, la voce limpida da giovanotto. «Un libro? Mi
sollecitano in tanti, ma non ho voglia di scrivere». Famiglia d’origine
sterminata sotto le bombe. Traversìe da romanzo. Ma se li coccola al meglio, i
suoi novant’anni infastiditi solo da un po’ di tosse che è figlia di bronchite
antica, contratta durante la prigionia di quei giorni da incubo. Vecchiaia
silente, la sua. Ma serena, sì o no? «Troppe tragedie, troppi dolori e lutti.
Serenità è parola enorme. E distante».
IL RISCATTO.
Chi dice tre miliardi (di lire) chi un miliardo e 450
milioni. Consegnati, come prezzo del riscatto, al brigatista Giovanni Senzani,
il criminologo da pochi giorni tornato in libertà. Si propaga la notizia del
clamoroso pagamento. Scoppia un putiferio di polemiche. «Lo Stato ha finanziato
le bierre e i camorristi», scrivono urlando i giornali dell’epoca. Il sequestro
di Ciro Cirillo, trent’anni dopo.
Per Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica,
rappresenta «una delle pagine più nere della storia repubblicana»: 89 giorni di
bugie e depistaggi, di nebbia democratica che il tempo non dirada.
Un sequestro e un riscatto pieni di ombre
Era il 27 aprile 1981, ore 21,45: Cirillo, ex presidente
della Regione Campania, capo della commissione campana sul terremoto, venne
sequestrato da un commando nel garage di casa sua, in via Cimaglia a Torre del
Greco. Conflitto a fuoco. Morirono il maresciallo Luigi Carbone, che gli faceva
da scorta, e l’autista Mario Cancello. Restò ferito alle gambe il suo
segretario.
LA MEDIAZIONE COI TERRORISTI.
Per mediare con i terroristi e favorire la liberazione del
rapito si mobilitò Raffaele Cutolo, il capo della Nuova Camorra, detenuto nel
carcere di Ascoli Piceno. Lì, nei giorni della trattativa, si recano in
processione esponenti dei servizi segreti, uomini politici della Democrazia
cristiana, mediatori di ogni risma. Il fantasma di Aldo Moro incombeva. Lo Stato
pagò. Cirillo fu liberato.
Con i soldi di quel riscatto le bierre comprarono armi,
organizzarono nuovi agguati, uccisero altre vite.
LA RIVELAZIONE DI CIRILLO.
E adesso, dopo trenta anni, Cirillo dichiarò a sorpresa di
sapere che, riscatto o no, lui sarebbe stato comunque liberato. E che quindi
pagare quell’orrendo balzello fu forse inutile. E di sicuro evitabile. Così
Cirillo ha raccontato: «Fu Senzani a chiedermi se fossi in grado di versare una
forte somma su un loro conto corrente in Francia. Indossava una tuta rossa, col
volto coperto e il forte accento toscano».
Domanda. Lei tornò libero, ma la Dc la mise da parte.
Risposta. Fu Gava a sottopormi la lettera di dimissioni. A
malincuore. Tra i big, mi difese Giovanni Leone. Ho pianto.
D. Fu un sequestro a sorpresa?
R. Qualche mese prima erano stati trovati documenti in cui
le bierre annunciavano l’intenzione di rapire Gava, me e il prefetto Amari.
Avvertii chi dovevo, ma mi derisero.
D. Un errore di sottovalutazione?
R. Poco dopo il ministro dell’interno mi tolse perfino
l’auto di scorta.
D. Chi era il ministro?
Un democristiano (ndr: era Virgilio Rognoni).
D. E poi, quella sera di aprile…
R. E pensare che il povero maresciallo mi aveva sempre
ripetuto: presidè, spero che non succeda mai niente… sa, io non ho mai sparato
in vita mia.
D. Il suo capo-scorta non aveva mai sparato?
R. No.
D. Che altro le raccontavano i carcerieri?
R. Che mi avevano seguito per un anno e mezzo, prima di
rapirmi. Ma nessuno se ne era accorto. Che nel piano di fuoco era previsto anche
il ferimento di mia moglie, che quella sera per un caso non era con me.
D. I magistrati l’accusarono di essere andato subito a
casa dopo il rilascio e di aver parlato con i suoi amici di partito invece che
con loro.
R. Fra i primi a visitarmi fu Maurizio Valenzi, comunista,
allora sindaco di Napoli. Voleva sapere se le bierre mi avevano chiesto di lui.
E mi propose una vacanza in Russia. I magistrati arrivarono a casa mia tre ore
dopo Gava e Flaminio Piccoli, che erano venuti da Roma. Ero sfinito, il medico
proibì l’interrogatorio.
D. Lei ha dichiarato e poi smentito che in quaranta
cartelle consegnate a un notaio c’è tutta la verità. È vero o no?
R. Avevo in animo di consegnare un documento a un notaio
perchè temevo di essere ucciso. Ma non l’ho mai fatto.
D. Ha detto di aver paura per la sua vita.
R. Ma no, ho detto di aver paura dei giornalisti che a
volte travisano le parole.
D. Ora Senzani è libero: potrebbe svelare i misteri del
caso Cirillo.
R. Quali misteri?
D. Per esempio, il vero ruolo svolto dal boss Cutolo
nella trattativa.
R. Cutolo non l’ho mai conosciuto. Pensare che il vecchio
Silvio Gava possa essersi mosso per andare a trattare con un boss mi fa
sorridere.
D. E i Servizi segreti?
R. A chi avrebbero dovuto rivolgersi se non alla malavita?
Del resto, tra loro c’erano già rapporti. Gli affari criminali languivano,
Cutolo aveva interesse che il sequestro fosse risolto.
D. La camorra ha ricevuto denaro.
R. Lo escludo.
D. Perchè?
Anni dopo Cutolo ha bussato a soldi con me, lamentandosi di
non aver percepito una lira per la mia liberazione.
D. Lei ha pagato?
R. Non scherziamo.
D. Senzani libero: ha voglia di incontrarlo?
R. No.
D. Perchè?
Non mi piace che uno che ha commesso i suoi reati sia
libero. Non mi piace che nessuno in Italia si indigni. Né che gli sia consentito
di visitare le carceri. E che abbia perfino ricevuto finanziamenti dalla Cassa
per il Mezzogiorno per aprire un ufficio studi nella stessa strada dove abitavo
qui a Torre del Greco.
D. E gli altri carcerieri?
R. Ho perdonato Aprea e la moglie quando lei è rimasta
incinta e chiedeva di uscire dal carcere. Ricordo che mi infastidiva che i
magistrati mi sollecitassero tanto perchè firmassi subito il perdono. Pretesi
almeno le scuse. Che arrivarono.
D. Li ha più rivisti?
R. In occasione di un test durante le indagini. A loro due
i magistrati offrirono da bere. Bevvi anch’io con loro.
D. Le apparvero turbati?
Per niente.
D. E le famiglie delle vittime?
R. Con loro lo Stato si è comportato male. Troppi anni sono
trascorsi prima che alla figlia del maresciallo ucciso fosse concesso un lavoro
in Regione Campania. Al mio segretario, ferito alle gambe, non è stato
riconosciuto risarcimento.
D. Perchè?
R. Dissero che quella sera non risultava in servizio.
D. Lei come si sarebbe comportato al posto di Gava e
Piccoli?
R. Gava mi confidò di aver ottenuto il via libera dal
Vaticano: se serve a salvare una vita, gli dissero, si paghi pure.
D. Prova rimorso per quel denaro che servì poi a
uccidere?
R. Ero prigioniero, non fui io a decidere. Ma io so che
sarei stato liberato anche senza quel pagamento, che fu chiesto quando il mio
rilascio era già stato deciso. Ecco, il mio cruccio è di non aver potuto
comunicarlo a chi stava raccogliendo il denaro.
D. Teme ancora il terrorismo?
Mai abbassare la guardia. C’è stata troppa clemenza.
D. Che sogni fa, presidente?
R. Sogno spesso Giovanni Leone che mi riceve al Quirinale.
E mi ricordo i sogni fatti nelle notti da prigioniero. Vedevo l’immagine della
madonna di Pompei. E quella di mio fratello sacerdote. E che riuscivo a fuggire
dal covo. E a tornare a casa.
D. Sulla porta per i saluti, ”assalto” finale: la
verità, presidente. Quanta verità ancora manca?
R. Mancano alcuni episodi.
D. Significativi?
R. Sì.
D. Sul sequestro o sul dopo-sequestro?
R. Soprattutto sul dopo.
di Enzo Ciaccio (Lettera43.it Venerdì, 21 Gennaio 2011)
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