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Ustica, trent'anni dopo Cossiga accusa: «Francesi le
responsabilità della strage»
L'ex presidente della Repubblica interviene in un film inchiesta
A 30 anni dal disastro aereo del Dc9 in cui morirono in 81
«L'aereo francese si era messo sotto il Dc9, per non essere intercettato dal
radar dell'aereo libico che stava trasportando Gheddafi. Ad un certo punto
lancia un missile per sbaglio, volendo colpire l'aereo del presidente libico».
Sono le parole con cui Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica,
torna a parlare della strage del 1980 e di «Cosa accadde quella notte nel cielo
di Ustica», per dirla con il titolo del film in cui è raccolto il suo
intervento.
«Sopra e sotto il tavolo», la video inchiesta di Giampiero Marrazzo e
Gianluca Cerasola, uscirà il 10 giugno insieme a un libro con prefazione di
Giulio Andreotti. Il 27 giugno saranno trent'anni dalla sera in cui il Dc9 dell'Itavia
si inabissò nel Tirreno a largo di Ustica. Quel giorno morirono 81 persone.
L'ipotesi delle responsabilità francesi nel disastro aereo non è nuova per
Cossiga. Già nel 2007 l'ex presidente della Repubblica, primo ministro ai tempi
della strage, l'aveva sostenuta in un'intervista. Ed è proprio a partire da
quelle dichiarazioni che la procura di Roma aveva deciso di aprire una nuova
inchiesta sull'incidente. «Chiamai io l'ammiraglio Fulvio Martini, direttore del
Sismi - dice il senatore a vita nel film - che mi disse che non aveva prove, se
non quelle dell'intelligence che raspa nei bistrot».
Riferendosi poi agli autori di «Sopra e sotto il tavolo», Cossiga li ha
avvertiti dicendo: «Io vi sconsiglio vivamente di andare in Francia. Se
continuate questa inchiesta potrebbe succedervi qualcosa: un'intossicazione
alimentare, lo scoppio di uno pneumatico o uno scontro con un camion». In ogni
caso, secondo Cossiga, «ci può essere un governo di destra, di centro-destra, di
sinistra o di estrema sinistra, ma i francesi non lo diranno mai; magari finché
qualcuno che sa o che è l'autore, in punto di morte non avrà paura del giudizio
dell'Altissimo, a cui non potrà opporre egalitè, fraternitè‚ e libertè».
Redazione (Il Messaggero, 24 maggio 2010)
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