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Luigi Maria Perotti, regista di ‘L’infame e suo fratello': "E' come se la
gente non riuscisse a metabolizzare questa storia"
I ‘peccatori’ di San Benedetto del Tronto nei Giorni della Rotonda
Anni ’80, l’omicidio Peci e la droga nel nuovo libro di Silvia Ballestra
che, oltre a riaprire vecchie ferite, sta scuotendo le coscienze di questa città
di provincia. L'autrice: "Volevo conoscere meglio il periodo a cavallo tra gli
anni ‘70 e ’80 e il mio paese". Emidio Girolami, cognato di Roberto Peci: "Resta
un romanzo, continua a mancare un'analisi seria". Il sindaco Gaspari: "Il primo
morto per eroina qui è stato già nel 1974 o ‘75. La concentrazione da noi in
percentuale è stata di sicuro più alta”
Riaprire vecchie ferite mai rimarginate, scuotendo le coscienze di una città
di provincia che si affaccia sul mare. E' la reazione di San Benedetto del
Tronto a ‘I giorni della Rotonda’ (Rizzoli, 18,50 euro), ultimo libro di Silvia
Ballestra (nella foto), da poco nelle librerie.
"Volevo parlare degli anni ’80, che sono ancora qui, magari in maniera
terminale ma ci sono, e di San Benedetto del Tronto”, dice a IGN, testata on
line del Gruppo Adnkronos, l'autrice che presenterà il suo romanzo
all’Auditorium Comunale di San Benedetto del Tronto il 19 dicembre.
In città sono in molti a essersi incuriositi. Vuoi o non vuoi, quando si
parla della tua città, delle tue vie, delle tue persone, un po’ di curiosità c’è
sempre. E così sta accadendo in città. Protagonista del romanzo della scrittrice
marchigiana è appunto la San Benedetto del Tronto degli anni ’80, specchio di
un’Italia che sta cambiando. Nel romanzo, diviso in tre parti, si parla del
rapimento e dell’assassinio di Roberto Peci (1981), fratello del primo pentito
delle Brigate Rosse, “una ferita ancora aperta per la gente del posto”; della
droga che dilaga tra i giovani del posto (1983) e del trionfo della società
dello spettacolo (1985).
“Mi interessava lavorare sul periodo a cavallo tra gli anni ‘70 e ’80, un
periodo di cui negli ultimi anni si è cominciato a parlare. Tante cose di quegli
anni me le ricordavo male, da bambina. E allo stesso tempo volevo conoscere
meglio la storia del mio paese – racconta Silvia Ballestra – così ho
approfondito l’argomento con i protagonisti di quel periodo, con le persone del
posto”. Ma nella polemica che la morte di Roberto Peci ancora suscita non vuole
entrarci. “La reazione di San Benedetto del Tronto al mio romanzo la potrò
‘toccare con mano’ il 19 dicembre”, dice la Ballestra.
“Non è semplice per noi. E’ in pratica la prima volta che si parla di questo
periodo, dell’omicidio di Roberto Peci, ma si tratta pur sempre di un romanzo”
dice a IGN Emidio Girolami, cognato di Roberto Peci e proprietario della
libreria ‘Nuovi Orizzonti’ a San Benedetto del Tronto. “L’autrice scrive per
sentito dire e qui a San Benedetto neanche ci vive. C’è nata nelle Marche ma
vive a Milano. La verità è che da noi c’è ancora l’epopea di quel periodo sul
quale non è stata fatta una ricostruzione storica. E così si tende ancora a
romanzare”, sottolinea Girolami. “In città c’è chi ha rimosso, ma c’è anche chi
è incazzato visto che dopo 30 anni non è stata fatta chiarezza – continua – il
merito della Ballestra è di essere tornata sull’argomento e sul periodo,
allargando e romanzando, cambiando qualche nome. Ma continua a mancare
un’analisi seria”.
Alla libreria ‘La Bibliofila’ è stato necessario far arrivare altre copie.
“La reazione è stata più che positiva e il passaparola ha fatto il resto.
Qualcosa del genere mancava, del periodo non c’era nulla e secondo me la
ricostruzione è abbastanza esaustiva”, afferma Mimmo Minuto, direttore del
Quotidiano.it e proprietario della libreria di via Ugo Bassi. “L’unica cosa che
non ho particolarmente apprezzato è l’associazione tra politica e droga. Nel ’68
lì alla Rotonda ci andavano quelli di Lotta Continua. Poi però le cose sono
cambiate e lì sono confluiti tutti i drogati della città. La politica però non
c’entrava nulla con questo discorso. Nel libro invece sembra che i due ambiti
trovino un punto di incontro, mentre in comune hanno solo il posto”. Su questo
argomento Silvia Ballestra ha un’idea diversa: “La Rotonda in quel periodo era
come divisa a metà. E secondo me la droga è stata funzionale e tollerata alla
grande”.
Che di quel periodo e, in questo caso, del rapimento e dell'omicidio di Peci
si cominci a parlare sempre di più ne è prova anche il documentario di 92
minuti, ‘L’infame e suo fratello’. A firmarlo è Luigi Maria Perotti, classe
1975, un giovane di San Benedetto del Tronto che conosce Silvia Ballestra e che,
pur essendo piccolo in quegli anni, aveva “capito che stava succedendo
qualcosa”. “Questa è una storia che si conosce pochissimo – dice a IGN – e fare
le ricerche è stato difficilissimo. Negli anni la gente del posto ha cancellato
quanto è accaduto e chi ricorda è comunque impreciso”. “Quanto è accaduto a
Roberto Peci è ancora poco chiaro ed è come se la gente di San Benedetto del
Tronto non riuscisse a metabolizzare questa storia in cui, secondo me, qualcuno
del posto ha qualche responsabilità. Una cosa però che non è mai stata provata”.
Giovanni Gaspari, sindaco di San Benedetto del Tronto, non ha ancora letto il
libro ma si ripromette di farlo al più presto: “Ho apprezzato altri lavori di
Silvia e leggerò anche questo romanzo”, dice a IGN, testata on line del Gruppo
Adnkronos. “San Benedetto è stata investita violentemente dai movimenti politici
estremisti, anche da noi si respirava un clima pesante che faceva comunque parte
del periodo. Poi c’è stato un ripiegamento su sé stessi, è arrivata la droga. Il
primo morto per eroina qui è stato già nel 1974 o ‘75 – ricorda Gaspari – da qui
un dilagare del fenomeno”. “La città è stata di sicuro in linea con il resto del
Paese, ma la concentrazione in percentuale è stata di sicuro più alta”, fa
notare il sindaco.
Per Gino Troli, presidente dell’Amat (Associazione marchigiana attività
teatrali), dal 1983 al 1988 assessore alla Cultura di San Benedetto del Tronto,
“gli anni Ottanta sono stati anni in cui in tutta Italia ha cominciato a vincere
l’individualismo che faceva morire l’idea del collettivo e del sociale. E’ vero
che a San Benedetto del Tronto girava la droga – racconta Troli a IGN – ma come
accadeva nel resto del Paese. Non mi sento di parlare di un fenomeno sociale
collettivo”. Quanto all’omicidio Peci “è una pagina drammatica per la città,
eravamo increduli, non credevamo che le Brigate rosse potessero fare una cosa
del genere nei confronti di una persona che non era ‘ un nemico di classe’.
Forse era una cellula impazzita delle BR”.
Redazione (IGN ADNKronos, 29 novembre 2009)
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