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Morucci nel covo nero: "Ho diritto di parola"
Tutto esaurito per l'appuntamento con l'ex brigatista a Casa Pound,
centro sociale della destra
"Si dice che negli anni ‘70 ci fu una guerra civile tra rossi e neri: non è
vero. Fu una pratica di violenza etnica compiuta attraverso la lente del
razzismo ideologico", sostiene Valerio Morucci. Una ragazza sviene. Ovazione
nell´intero palazzo. L´ex br del caso Moro è a Casa Pound, il centro sociale
della destra all´Esquilino a Roma, per rivendicare il diritto di parola dopo il
divieto a partecipare ad un dibattito alla Sapienza. Una serata sorprendente.
Inizia a parlare alle 22.
Dice: "Non conta il mio presente. Conta il mio passato. Ho diritto di parola.
Nonostante gli ostracismi. Sto combattendo una battaglia per la libertà di
espressione". Declama. Silenzio in sala. Centinaia di persone presenti, fuori
c´è la fila di quelli che non sono potuti entrare, molti dei quali non era
nemmeno nati quando Morucci - 9 maggio 1978 - telefonò per annunciare che il
corpo di Aldo Moro si trovava nel bagagliaio di una Renault in via Caetani. Lo
ascoltano in silenzio, mentre rivendica l´aver percorso un sentiero scomodo:
"Nel ‘79 criticai l´uccisione di Guido Rossa in un volantino delle Br. Potete
imnaginare quel che accadde. Ma sentivo di dirlo: poi ruppi la mia fede
politica". E sventola quel volantino stampato su un giornale ingiallito.
Aveva esordito dicendo provocatoriamente: "Sono un vostro nemico, ma non si
può avere come obiettivo l´annullanento del nemico. Qualsiasi cosa dica deve
essere riconosciuto come essere umano. E quando si parla degli anni 70 bisogna
ricordare la cornice nelle quali sono maturate quelle tragedie. Quella cornice
ha avuto la sua importanza". Morucci ha i capelli grigi. Sembra un mite
professore. Oggi fa l´informatico. Gli sta accanto Giampiero Mughini, che
rivendica d´aver avviato un dialogo con i fascisti già nell´81, "quando ci
ritrovammo con Rutelli a parlare con Umberto Croppi in uno scantinato"; Ugo
Tassinari, scrittore di estrema sinistra che da vent´anni studia la fascisteria,
dice: "La ferocia politica degli anni ‘70 aveva un senso e una sua umanità,
rispetto a quella cieca del branco di Guidonia".
Morucci presenta un libro sulle galere, e per fortuna Mughini ricorda che
dietro le sbarre ci finì "non per sbaglio, ma per precise responsabilità".
Morucci annuisce. Ai muri delle sale i volti di Evola, Berto Ricci, Luciano
Bianciardi. Angelo Mellone dice che questa è una festa di liberazione,
"finalmente destra e sinistra si ritrovano a parlare degli anni ‘70", ma forse è
anche vero che oggi la destra radicale e l´ultrasinistra hanno più punti in
comune di quanto si pensi, come l´antimperialismo, la lotta agli Ogm, la
globalizzazione. Morucci fa un solo accenno alle vittime, quando ricorda che
"non bisogna dimenticare le troppe tragedie, i troppi morti". Dibattito fino a
notte fonda.
Concetto Vecchio (Repubblica, 7 febbraio 2009)
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