"QUEL TERRORISTA DI DE ANDRÈ"
“DE ANDRÉ FABRIZIO, NON MEGLIO GENERALIZZATO, LIGURE, NOTO
CANTAUTORE E CONTESTATORE, SIMPATIZZANTE DELLE BR" – COSÌ, DAL 1969 AL 1979, LA
POLIZIA SCHEDÒ L’AUTORE DI “BOCCA DI ROSA” - FABER REMIX. L’ANARCOPOLITICA DEL
GRANDE TROVATORE…
Tra i possibili approcci alla musa di Fabrizio De André, il tema del potere è
tra i più suggestivi, considerato che attraversa l'intero arco della sua
produzione, dalla traduzione delle ballate di Georges Brassens (da "Il gorilla"
a "Morire per delle idee") a un brano come "Il testamento di Tito", grondante
ribellione esistenziale. Un potere non soltanto politico, ma che snatura la
religione e s'insinua anche in ambito familiare. L'intero canzoniere del
musicista genovese dispiega valenze libertarie, che hanno influenzato una parte
significativa della generazione del '68 e ancora oggi parlano ai giovani.
De André non si è mai atteggiato ad agit-prop. Ciò nonostante, la polizia lo
ritenne un personaggio infido e pericoloso. A ridosso dell'attentato di piazza
Fontana gli attivisti dell'ultrasinistra sono sottoposti a perquisizioni e
interrogatori. Tra le centinaia di extraparlamentari inquisiti figura un certo
Isaia Mabellini, in servizio di leva con gli alpini, considerato dal questore di
Brescia un marxista-leninista; in calce alla relazione inviata il 20 dicembre
1969 alla Direzione generale della PS, un'osservazione significativa: "É in
rapporto di amicizia con tale De André Fabrizio, non meglio generalizzato,
ligure, universitario a Milano, filo cinese, noto cantautore e contestatore".
Con inflessibile logica burocratica, la segnalazione coinvolge il musicista
nelle indagini; dal ministero dell'Interno chiedono infatti ragguagli al
questore di Brescia, Manganiello che il 25 maggio 1970 aggiorna il fascicolo
Milano - Roma - Attentati dinamitardi del 12.12.1969: "Le Questure di Milano e
Genova sono pregate di identificare il De André Fabrizio e fornire sul suo conto
dettagliate informazioni direttamente".
Nel giro di un paio di settimane la questura di Genova redige una
circostanziata scheda: "Il De André Fabrizio, noto cantautore, pur essendo
studente universitario fuori corso in giurisprudenza, si interessa di questioni
artistiche, provvede alla incisione dei dischi delle proprie canzoni, ha
effettuato qualche spettacolo in televisione, ma non appare mai nei pubblici
teatri. Accompagnato sempre dalla moglie, viaggia a bordo dell'auto Fiat 600
targata GE-293864 ed è titolare del passaporto nr. 5191279 rilasciato a Genova
il 10.12.1969.
Non risultano precedenti penali a suo carico, salvo una denuncia, risalente
al 28.8.1959 ad opera della Polizia di frontiera di Bardonecchia, per
danneggiamento su edificio destinato al culto. In linea politica, pur non
essendo aderente ad alcun partito o movimento - viene indicato come
simpatizzante per l'estrema sinistra extraparlamentare e frequenta, in Genova,
persone note per tale orientamento o favorevoli al PCI e al PSIUP".
Alla vicenda s'interessa il questore di Milano Marcello Guida, assertore
della pista rossa per la bomba stragista, che fa sorvegliare le frequentazioni
milanesi del "sedicente De André": "Il predetto De André, cantautore, viene
regolarmente in questo capoluogo ogni mese, alloggiando sistematicamente
all'Hotel Cavour in questa via Fatebenefratelli n. 21 e ripartendo il giorno
successivo, dopo aver preso contatti con dirigenti di case discografiche".
Per qualche tempo l'attenzione investigativa si affievolisce, tranne
riprendere con maggiore insidiosità nel giugno 1976, quando l'Antiterrorismo
relaziona sull'acquisto di "un appezzamento di terreno in località Tempio
Pausania (Sassari) dove intenderebbe istituire una comune per extraparlamentari
di sinistra. Nei periodi di permanenza in Genova, lo stesso avrebbe contatti con
elementi appartenenti al gruppo anarchico ed a quello filocinese. Il De André è
persona nota a codesto Ministero".
L'antiterrorismo ligure accerta che il musicista è "emigrato in data
12/3/1976 a Tempio Pausania" e invia all'Ispettorato Generale per l'Azione
Contro il Terrorismo e al Nucleo Antiterrorismo di Cagliari un nutrito rapporto,
in cui si registra la sua adesione al Comitato genovese per la difesa del
divorzio, come se rivestisse risvolti penali.
Trascorso un triennio, un aggiornato promemoria viene inserito dal SISDE in
due distinte collocazioni archivistiche: "Brigate Rosse - Varie" e "Fabrizio De
André". Stavolta il cantautore viene definito senza mezzi termini un
simpatizzante dei terroristi e un loro finanziatore:
"Secondo la nota fonte confidenziale il Circolo "Due Porte" è una recente
creazione di copertura per le Brigate Rosse. In esso si tengono normali riunioni
di circolo politico-ricreativo e riunioni ristrette per l'organizzazione
eversiva. Lo stesso Circolo deve servire da strumento economico e la raccolta
dello sfruttamento dei fondi economici necessari alle Brigate Rosse. Una delle
prime iniziative è stato lo spettacolo del cantautore Fabrizio De André alla
Fiera del Mare. Il cantante, simpatizzante delle BR, è stato invitato da il "Due
Porte"".
I malevoli investigatori ignorano la produzione artistica del musicista, che
nel 1973 - quando il terrorismo di sinistra era in incubazione - dedica il 33
giri Storia di un impiegato a un sessantottino deluso tramutatosi in giustiziere
proletario, visitato da incubi notturni in cui il sistema si fa beffa di lui e
lo utilizza per rafforzarsi: "Noi ti abbiamo osservato dal primo battere del
cuore / fino ai ritmi più brevi dell'ultima emozione, / quando uccidevi,
favorendo il potere / i soci vitalizi del potere ammucchiati in discesa / a
difesa della loro celebrazione".
Pur senza disporre di riscontri minimamente verosimili, questori e agenti
investigativi diffidano di De André, indirettamente ricollegato all'eccidio di
Milano e poi trasformato in fiancheggiatore delle Brigate Rosse... Un'immagine
totalmente fantastica, frutto di ottusità e di pregiudizio, oltre che di
abissale incomprensione. Più che su De André, questi rapporti segnaletici ci
informano sulla mentalità dei loro estensori: inadeguati sul piano
professionale, disponibili a dare ombra a fantasmi, secondo i desideri dei loro
superiori, in un pauroso deficit di cultura democratica.
Mimmo Franzinelli (La Repubblica 10 gennaio 2009)
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