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Data news: 21/04/2009
Argomento:
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Titolo: Secondo Cirillo, Moro poteva essere salvato come lui


«Aldo Moro poteva essere salvato pagando un riscatto in denaro, proprio come accadde con me». Lo ha sostenuto Ciro Cirillo (ex assessore regionale all'urbanistica e lui stesso ostaggio delle Brigate Rosse dal 27 aprile al 24 luglio 1981) nel corso della presentazione del libro-intervista firmato da Giuliano Granata e Tonia Limatola, «Io, Cirillo e Cutolo - dal sequestro alla liberazione», edito da Cento Autori. Sollecitato dalle domande del giornalista Nico Pirozzi, che ha moderato l'incontro, Cirillo ha aggiunto: «A rivelarmelo furono i miei stessi carcerieri, che mi spiegarono anche che quando la trattativa prese il via era già tardi. Troppo tempo era inutilmente passato, prima di capire che c'era la possibilità di percorrere anche questa strada». Altri tasselli al mosaico sono, successivamente, stati aggiunti da Giuliano Granata, ex capo della segreteria particolare di Cirillo e componente della direzione nazionale della Dc, protagonista della trattativa parallela con il capo della Nco, Raffaele Cutolo, e i servizi segreti, nel carcere di Ascoli Piceno. «La cifra messa a disposizione dei brigatisti in cambio della liberazione di Moro - ha spiegato l'ex sindaco di Giugliano - era di circa quaranta miliardi di lire». Il tempo, però, non giocò a favore dell'ostaggio, che fu ucciso 55 giorni dopo il sequestro. «Il prevalere dell'ala militarista del movimento diede una svolta tragica al sequestro», ha concluso Granata.
«Della trattativa parallela con il capo della Nco, Raffaele Cutolo, per la liberazione di Ciro Cirillo, attraverso il pagamento di un riscatto in denaro, erano al corrente buona parte dei vertici della Democrazia Cristiana». Lo ha affermato Giuliano Granata, già capo della segreteria particolare di Ciro Cirillo, l'ex assessore regionale all'urbanistica, ostaggio delle Brigate Rosse dal 27 aprile al 24 luglio 1981 - e componente della direzione nazionale della Dc, protagonista della trattativa parallela con Cutolo, il Sisde e il Sismi, nel carcere di Ascoli Piceno. «Questo l'ho capito a distanza di qualche mese dalla liberazione di Cirillo, quando l'esistenza di una trattativa con la camorra cominciò a trapelare anche dalle colonne di qualche giornale», ha spiegato Granata, sollecitato dalle domande del giornalista Nico Pirozzi, durante la presentazione del libro-intervista firmato con Tonia Limatola, «Io, Cirillo e Cutolo - Dal sequestro alla liberazione», edito da Cento Autori. «A chiedermi conferma della mia presenza nel carcere di Ascoli Piceno e anche di un incontro con Cutolo fu, nel corso di una vera e propria irruzione nel consiglio comunale di Giugliano, Joe Marrazzo, il giornalista Rai autore di numerose inchieste su mafia e camorra. Non negai. Subito dopo, però, telefonai ad Antonio Gava, per metterlo al corrente di quanto era accaduto». «A conclusione del colloquio Gava mi disse che quelle dichiarazioni rendevano necessaria una riunione della direzione nazionale del partito. Ebbene - conclude Granata - se, come si è sempre sostenuto, nessuno in casa DC sapeva della trattativa con Cutolo, quale necessità c'era di convocare, con così tanta urgenza, una riunione della direzione per elaborare una strategia di condotta, a seguito dell'intervista che avevo rilasciato a Marrazzo?».
Fonte ANSA