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E allora diciamolo che siamo ancora in guerra!
Di Manlio (del 28/10/2008 @ 16:49:51, in Attualità, linkato 1825 volte)
Stamattina ho dato un’occhiata alla Piccola Posta di DagoSpia tra i pochi siti (se non l’unico) che danno notizie “senza filtro” sulle vicende del nostro decennio dei ’70.

Pochi giorni fa aveva pubblicato un resoconto del dibattito tra Valerio Morucci e i lettori del blog di Claudio Sabelli Fioretti a seguito di un’intervista dell’ex brigatista (leggi) Leggo, allibito, la contro-risposta di un lettore alla domanda conclusiva di Sabelli Fioretti:

Lettera 9 (28/10/2008)
Caro D'AGOSTINO, la dichiarazione di Morucci : la Chiesa e le Br (entrambi hanno usato la violenza a fin di bene)... rende finalmente chiaro perché molti di noi ritiene assurdo definire questi scarti del genere invertebrato "ex brigatisti". Questi lo sono ancora, anzi più convinti di prima della giustezza del loro operato. E' stata una follia la clemenza usata nei confronti dei non pentiti e non dissociati. Maggiore durezza doveva essere usata per costringerli a rivelare tutti gli aspetti organizzativi e i nomi di coloro che impartivano gli ordini. Sarebbe anche ora di far conoscere l' "ENTE" di appartenenza di Moretti e Morucci. Sconcertante, in tutto questo, Sabelli Fioretti, quando sul suo blog risponde ad Armando Gasparini, che invocava per morucci &c il sistema usato per la RAF: "stai dicendo che bisognava ammazzarlo in carcere?". La risposta giusta è : non una, ma tante via Fracchia (Genova).
Vittorio Pietrosanti

Ho l’impressione che il problema di fondo sia che la maggior parte della gente si ritenga ancora in guerra, viva una condizione di “guerra permanente” nella quale, se non può difendersi dalle ingiustizie cosmiche, se non altro può attaccare chi era il suo vecchio nemico. Per la serie: se non lo hai un nemico vero, è meglio che te lo crei alla svelta, altrimenti contro chi scaglierai la prossima pietra?

Più che un’impressione è una certezza, ormai.
Altrimenti come giustificare la squallida vicenda dei film che raccontano quegli anni e del giudizio morale sui loro contenuti? Come giustificare la battaglia personale di autori e produttori che pur di portare avanti i loro prodotti fanno delle proprie ragioni delle “contro-questioni personali”? E come decodificare il dibattito tra chi abbia più diritto di parlare e chi, invece, deve sparire nell’oblio della quotidianità perché “disturba” la memoria di qualcun altro?
E “last but not least” perché mai solamente in occasione di elezioni e/o anniversari si tirano in ballo la seduta spiritica di Prodi o di chi sia di competenza l’eredità del pensiero di Aldo Moro?

Quello che mi preoccupa non è l’idiozia o la sommarietà di giudizi come “non una, ma tante via Fracchia” ma il fatto che la classe politica attuale, pur consapevole che questo atteggiamento non porterà il Paese a nulla di buono, resta arroccata sulle divisioni continuando a tirare fuori il peggio da quegli anni.

PS. Caro Pietrosanti, lei che vorrebbe conoscere “l’ENTE di appartenenza di Morucci e Moretti”, quando, tra breve, verrà fuori la verità su una delle vicende chiave della “strategia della tensione” e potrà capire meglio quale sia stato il ruolo delle istituzioni e degli apparati dello Stato, vorrei che la stessa domanda la ponga a chi ha gestito il potere in Italia.
Naturalmente, dopo aver chiesto per essi la galera a vita, anche per quelli tutt’ora in circolazione…