Il regista Giuseppe Ferrara parla del caso Moro e lo fa con la chiarezza di sempre e la schiettezza di chi ha sempre lavorato senza "prendere ordini". Ha realizzato capolavori come "Il caso Moro", "Cento giorni a Palermo", "Giovanni Falcone", "I banchieri di Dio" ed è sicuramente uno dei personaggi più colti e trasparenti di una sinistra attenta attenta e coraggiosa, forse oggi quasi del tutto scomparsa. Scheda
1) Il caso Moro è uno degli avvenimenti che più hanno segnato la storia contemporanea del nostro paese. Centinaia di libri ma solo 3 film. Tra questi solo il suo ha cercato di raccogliere e presentare in maniera organica e senza preconcetti la vicenda. Perchè una così poca produzione artistica destinata al grande pubblico?
Non credo che tre film sullo stesso argomento siano pochi. Se poi si aggiunge un misterioso filmato (una fiction in diversi capitoli) girato dal regista Aurelio Grimaldi in Inghilterra (non ancora uscito e forse destinato all'oblio) nonchè un programma tv in preparazione per Mediaset (sempre fiction), direi che l'argomento ha avuto molta attenzione dai massmedia. L'ultima fiction di Mediaset, chiaramente schierata a confondere le acque, ha già provocato una reazione negativa della figlia di Moro, Maria Fida.
Se poi si aggiungono le puntate di PORTA A PORTA (Rai Uno) e dell'INFEDELE (La 7), tempestivamente dedicate a BUONGIORNO NOTTE, di netta approvazione del film di Bellocchio, seguite da almeno due tre milioni di spettatori, mi pare che al tema Moro cinema e tv abbiano dato grande spazio.
Se mai, la maggioranza di questo spazio è stata dedicata a chi sosteneva e sostiene la tesi anticomplotto, visto che soltanto il mio CASO MORO e PIAZZA DELLE CINQUE LUNE di Martinelli sono favorevoli ad una ipotesi che con disprezzo viene definita dietrologica (non conosco la posizione di Grimaldi). Sono convinto che l'opera di Martinelli non debba essere liquidata come disorganica e preconcetta: è un film viziato da un eccesso di spettacolarità e invenzione, basandosi però su una griglia storica assolutamente veritiera e rispettabile.
Concludendo, non si deve lamentare la mancanza di attenzione dei mass media all'argomento, ma la netta prevalenza data agli "innocentisti", a coloro che chiamano fuori dalla vicenda i poteri politici e forti, che invece sono i reali mandanti del delitto. Prevalenza che del resto risulta schiacciante anche nel campo editoriale (attenzione, però i libri sull'assassinio di Moro non superano la ventina).
2) Le conoscenze odierne sulla vicenda sono sicuramente superiori rispetto al 1986. Fare un film oggi sul caso Moro sarebbe più semplice o più difficile?
L'accoglienza entusiastica del film di Bellocchio, anche da parte della sinistra (che ovviamente ha commesso i suoi errori storici e si porta dentro pesanti complessi di colpa) dimostra chiaramente che tutti i poteri hanno archiviato il caso. Moro è stato ucciso SOLO dalle Brigate Rosse, punto e basta. Oggi fare un film veritiero sul caso Moro non sarebbe nè più facile nè più difficile, sarebbe impossibile.
3) Dal suo film e dal suo libro (che riassume i risultati della sua inchiesta) emerge chiaramente un ruolo determinante della P2, non in termini di "eterodirezione" ma di influenza esterna diretta ad intervenire sui gangli del potere. Quale è stato il ruolo della P2, secondo lei?
Le ultime indagini e le ultime notizie uscite dal segreto indicano nel servizio di intelligence chiamato ANELLO il responsabile della morte di Moro. Naturalmente l'ANELL0 era parallelo alla P2, il cui ruolo - nel vero e proprio golpe che è l'assassinio di Moro - svolge un ruolo attivo e determinante (come penso di aver dimostrato nel mio volume). Quello che però in quella sede non ho detto con chiarezza è che sia all'ANELLO che alla P2 faceva capo Giulio Andreotti.
4) Perchè non è stato mai possibile appurarlo fino in fondo?
Perchè Andreotti è un intoccabile. E' la sintesi del potere e dei misteri delle Prima Repubblica. C'è come un patto di ferro tra le forze politiche ed economiche che sancisce l'insondabilità di questi misteri. Del resto i poteri che hanno deciso la morte di Moro non hanno mai avuto interruzione dal dopoguerra ad oggi. Gli armadi a chiusura stagna che tengono ben serrati gli scheletri sono nascosti nelle profondità del Palazzo.
5) Al momento dell'agguato di via Fani un testimone chiave ha assistito alla scena da pochi metri. Nel suo libro racconta di come Alessandro Marini, invece, fu più volte minacciato e costretto a cambiare la propria versione. Perchè? Cosa aveva visto e chi non aveva interesse che potesse emergere?
Marini aveva riconosciuto, facendone nome e cognome, un brigatista. Che non era delle BR. La mia ipotesi è che fosse un infiltrato dei servizi segreti.
6) Chi ha pagato nell'affaire Moro? E chi non ha pagato per niente?
Hanno pagato Moro e la sua famiglia. Ha pagato il PCI che è stato emarginato per sempre fino alla sua decomposizione automatica. Non hanno pagato per niente Andreotti , Cossiga e Gelli.
7) Nel 2005 ha realizzato un film dedicato a Guido Rossa per celebrare il centenario della CGIL, film che sta trovando molte difficoltà nella distribuzione. A distanza di 20 anni cosa è cambiato nel suo modo di vedere e pensare a quegli anni.
E' cambiato il mio giudizio su Berlinguer, che a torto pensavo avesse subito l'intimidazione piduista e dei servizi USA. Invece, anche per merito di Rossa, militante sindacale di una lungimiranza straordinaria, oggi sono un convinto berlingueriano. La sua campagna per un'affermazione della morale nell'azione politica è ancor oggi di un'attualità sconcertante. Ed ho molti motivi per credere che la sua "scomodità" (soprattutto nei confronti di Craxi) gli sia costata la vita.
8) Brigate Rosse vecchie e nuove. Un tema, purtroppo, di attualità Secondo lei c'è un ritorno dei malesseri sociali che furono alla base di certe scelte oppure si tratta solo di gruppi isolati e fuori dalla storia che prestano il fianco a strumentalizzazioni di ogni genere?
No, le nuove BR sono come le pustole piene di pus che compaiono sulla pelle del viso a causa di una malattia interna che non trova altro modo per manifestarsi. Diceva Citati su LA REPUBBLICA che la nostra è una società dominata da asfissianti burocrati. E' così ed è socialmente letale.
9) In fin dei conti, secondo lei, Moro avrebbe potuto essere salvato?
Penso che Moro vivo sarebbe stato un pericolo per il riassestamento dei poteri piduisti, quelli che poi hanno portato al regime Berlusconi. Un rischio troppo grande che non doveva essere corso. Moro doveva morire in ogni caso. Giustamente sua moglie ha dichiarato in un processo: "Mio marito era una pietra da inciampo".
10) Quale può essere il ruolo di chi, a vario titolo e livello, si occupa di non far cadere nel dimenticatoio ciò che è successo?
Non si tratta solo di difendere la memoria del passato, ma di affermare anche i valori della democrazia che purtroppo in Italia non hanno mai prevalso. Invito tutti a leggere il bel libro di Gustavo Zagrebelsky IMPARARE LA DEMOCRAZIA e a trarne indicazioni operative.