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La verità del giovane Pinocchio
Di Manlio (del 31/07/2012 @ 18:28:49, in Attualità, linkato 4017 volte)
Lo scorso 2 marzo, nell’ambito del processo ai due generali del ROS Mori e Obinu, è stato ascoltato Mons. Fabio Fabbri. Uno degli argomenti del processo è la famosa trattativa Stato-Mafia che tra il ‘92 ed il ’93 pare abbia portato ad uno scambio tra le parti che avrebbe portato ai boss mafiosi sotto 41bis notevoli alleggerimenti nelle condizioni carcerarie.
Fabbri è stato udito come testimone dei fatti in quanto fu protagonista, assieme ad un altro esponente importante del Vaticano Mons. Cesare Curioni, di un consulto con il Presidente Scalfaro che chiese ai due preti di segnalargli un successore di Nicolò Amato (che ormai aveva fatto il suo tempo) alla guida del DAP.

Nel corso dell’interrogatorio, sempre in ambito trattative, Fabbri ha tirato in ballo anche la vicenda Moro nella quale, come braccio destro di Mons. Curioni, ebbe un ruolo nell’ambito dei canali che la Santa Sede attivò per arrivare alla liberazione del Presidente della DC.
La cosa più rilevante che Fabbri ha riportato alla corte è che quei famosi 10 milioni di dollari di cui si è parlato in passato, messi a disposizione da Papa Paolo VI per il rilascio dell’amico Aldo Moro, “io li ho visti con questi occhi!”. E lo avrebbe rivelato per primo al “famoso storico Satta, che (mi pare) insegna alla Sapienza” quando gli chiesero di mettersi a disposizione dell’archivio del Senato in occasione della pubblicazione del libro che viene pubblicato ogni 25 anni sui fatti più importanti della Repubblica. Vladimiro Satta avrebbe intervistato Mons. Fabbri per 7 ore e da quel colloquio avrebbe prima scritto un saggio su Nuova Storia Contemporanea, poi un primo ed un secondo libro che sarebbero diventati la pietra miliare per chiunque scrisse sulla vicenda successivamente.

Satta, documentarista del Senato dal 1987, sulla rivista Nuova Storia Contemporanea, ha pubblicato un articolo nel 2002 come anteprima del suo volume “Odissea nel caso Moro” ed un secondo studio nel 2005 proprio sulle trattative avviate dalla Chiesa per la liberazione del prigioniero delle BR. Oltre a diversi altri lavori il cui elenco trovate qui http://www.biblio.liuc.it/scripts/essper/ricerca.asp?tipo=autori&codice=2038844

Analizziamo le perle che ci ha regalato Mons. Fabbri. Perché di perle si tratta, anche se nessuno si è soffermato ad approfondire perché in cronaca giudiziaria le testate si sono fermate esclusivamente alle parole dette dal prelato.

Ad un certo punto, parlando del “potere” di Mons. Curioni, Fabbri cita un colloquio con il Sen. Andreotti. Argomento dello scambio di battute la trattativa della Chiesa per la liberazione di Moro. Fabbri ricordò ad Andreotti che dopo la morte di Curioni a sapere quelle cose erano rimasti solo loro due. “Teniamo duro!”, fu la risposta del Presidente.
Silenzio dei magistrati e del Presidente della Corte.
Nel descrivere l’interessamento di Papa Paolo VI per la vita di Moro, Fabbri parla dei canali attraverso i quali le informazioni giungevano ai brigatisti che custodivano il Presidente e tornavano indietro. In pratica confessa che ci fu un dialogo diretto attraverso canali riservati e non ancora noti. “Non mi chieda i canali senò va a finire che mi arrestano!” chiede Fabbri dimenticando che non si trattava di una conversazione con un giornalista all’happy hour.
Silenzio dei magistrati e del Presidente della Corte.

Nel parlare degli eventi, Fabbri racconta una storia da “fantabosco” che non sta né in cielo (è il caso di dirlo!) né in terra.
Per dirla in breve (ma avete a disposizione l’audio per ascoltarla dalla voce del prete) Paolo VI chiamò Curioni e Fabbri che erano a bari per un convegno subito dopo il rapimento di Moro. I due tornarono a Roma. Paolo VI pensava di poter attivare dei contatti sfruttando la malavita e, di conseguenza, rivolgendosi al mondo delle carceri. Prima però c’era la necessità di essere certi dell’esistenza in vita di Moro. Tramite i loro canali Curioni e Fabbri spinsero le BR a far pervenire una foto di Moro. Ma questa prima foto, quella senza giornale, non dimostrava che Moro fosse ancora vivo ed allora Paolo VI chiese ai due di ricontattare i brigatisti per fornire una nuova prova. Arrivò così la seconda foto di Moro, con la Repubblica del 19 aprile che convinse Paolo VI a raccogliere il denaro per il riscatto. Denaro che lo stesso Fabbri dichiara di aver visto: una consolle a Castel Gandolfo, coperta da un drappo azzurro che il Papa spostò per far vedere i “mazzetti” di dollari pronti per ottenere la libertà di Moro.
E a proposito di questa faccenda, Fabbri chiude dicendo che “io ed Andreotti sappiamo un po’ come le cose sono andate”.

In un Paese normale qualcuno avrebbe chiesto chiarezza. Un Parlamento che si rispetti avrebbe posto interrogazioni. Un giornalista onesto avrebbe protestato, lui che è portatore di verità, il paladino della trasparenza, la penna della denuncia.
Ecco un esempio di cosa ho trovato il 3 marzo
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/03/trattativa-stato-mafia-cappellano-delle-carceri-amico-potenti/195320/


Siamo sinceri. Ancora crediamo che ci sia qualcuno in Italia che voglia la verità sul passato? E ancora crediamo ad un Presidente che fa bei discorsi di parata in occasione delle ricorrenze ufficiali e che realmente utilizzi tutti gli strumenti in proprio possesso per sostenere la tanto invocata giustizia?
Siamo tutti a bravi quando si tratta di chiedere ad un ex brigatista di stare zitto, perché non ha il diritto morale di parlare, o di farlo parlare a comando a condizione, cioè, che faccia dei nomi nuovi di personaggi marginali che nulla cambierebbero alla storia ma che magari potrebbero servire per soddisfare un personale bisogno di vendetta.
Ma nessuno, e sottolineo NESSUNO, ha le palle (passatemi l’eufemismo) per chiedere conto allo Stato, alle istituzioni, ai partiti e a tutti quei politicanti da quattro soldi che da 30 anni conservano il potere anche grazie al loro silenzio.
Non pretendo che a chiedere ciò siano i giornalisti (figuriamoci...) e nemmeno gli storici (troppo impegnati a conservare le cattedre).
Ma i parenti delle vittime, si.

Strano Paese il nostro.

PS: solo per la cronaca, ho trovato in rete dei riferimenti a Mons. Fabio Fabbri. Non so se e come siano finiti questi procedimenti, ma mi sembra sia comunque interessante metterli sul piatto…

http://www.lanazione.it/livorno/2008/07/14/104368-maggiolo_rispondera_tutto.shtml
http://www.crimeblog.it/post/1023/carte-di-credito-american-express-clonate-loperazione-plastic
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-monsignore-nei-guai-anche-in-svizzera/2033594

Questo il testo di una mia intervista di qualche anno fa a Vladimiro Satta
http://www.vuotoaperdere.org/interviste/Intervista.asp?IntID=3