Anche i più dotati dal punto di vista dell’immaginazione, non sarebbero mai arrivati a pensare di poter acquistare un giorno un volantino originale delle Brigate Rosse. E invece a partire dal prossimo 29 marzo tutto ciò sarà (?) possibile. La casa milanese Bolaffi, cederà all’asta un lotto di 17 documenti brigatisti datati tra il 1974 ed il 1978 compreso uno proveniente dal rapimento Moro. E non uno qualsiasi ma proprio quello con il quale il 15 aprile i brigatisti annunciarono la condanna a morte del presidente della DC. Il prezzo di partenza è di 1.500€.
Non mi sarei stupito se una cosa del genere fosse avvenuta in un paese come la Germania che con quegli anni ha chiuso i conti, ha capito le ragioni degli uni e degli altri e ha serenamente accettato che una parte (seppur minoritaria) di una generazione ha cercato di ribellarsi facendo ricorso alle armi, senza per questo far ricorso a spiegazioni dietrologiche, grandi vecchi o occulte trame internazionali. E un documento come quello potrebbe rientrare nella casistica dei documenti storici.
Ma è davvero possibile che in un paese come l’Italia, in cui si cerca ancora la verità su tanti tragici episodi della storia contemporanea, si possa permettere di svendere un pezzo di storia chiusa dal punto di vista dei tribunali ma non ancora dal lato della verità storica e politica?
Possiamo considerarli documenti storici o forse “corpi di reato”? E se ci fosse qualcosa di inedito (documenti nuovi o parzialmente nuovi rispetto a quelli divulgati all’epoca)?
E poi il problema della fonte. Da dove provengono questi reperti?
In occasione delle operazioni di fabbrica i volantini venivano distribuiti direttamente “in loco” e potevano perciò essere raccolti da chiunque.
Nel sequestro Moro, però, i comunicati venivano distribuiti in più città in contemporanea e quindi l’unica possibilità di intercettare un originale era farlo sfuggire al sequestro delle Forze dell’Ordine. Quindi commettere un reato.
Sono certo che la Polizia Giudiziaria impiegherà poche ore a sequestrare il tutto ed avviare le dovute indagini. Ma se tutto ciò sarà permesso, allora mi aspetto che a breve sarà possibile acquistare nuovi reperti inediti: bossoli di via Fani, qualche scatto privato che riprende la scena immediatamente dopo l’agguato (tanto il magistrato non considerò quelle foto inutili ai fini delle indagini?), un’uniforme da aviere dismessa, una testina per macchina da scrivere…
E nel frattempo, poiché il caso Moro è ancora oggetto di lotta e divisione politica, la solita domanda echeggia tra coloro che ne studiano i risvolti da anni: ennesima strumentalizzazione monetizzata o messaggio trasversale (stavolta un “innocuo” manifestino, la prossima qualche pagina autografa)?