Una bella intervista a
Claudio Signorile, è stata pubblicata da
Alessandro Forlani lo scorso 20 gennaio. Forlani è stato “supportato” dal collega
Paolo Cucchiarelli e l’audio è disponibile sul sito di GR-Parlamento >
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Sebbene alle parole dell’ex vice Segretario del PSI, protagonista politico della trattativa che, attraverso gli esponenti dell’Autonomia Lanfranco Pace e Franco Piperno, giunse ad un passo dal far si che le BR sospendessero l’esecuzione del loro prigioniero non abbiano trovato grande eco (ecco i due lanci ANSA diffusi proprio da Paolo Cucchiarelli >
qui<) ritengo che Signorile abbia detto almeno tre cose assolutamente nuove e di grande importanza. Vediamole.
I giornalisti Alessandro Forlani e Paolo Cucchiarelli
Primo. Signorile ha precisato che il giorno 6 maggio aveva concordato con Amintore Fanfani che il presidente del Senato avrebbe dato dei segnali di apertura alla disponibilità di rompere il fronte della fermezza a favore di una trattativa umanitaria che, pur non comportando il cedimento dello Stato, avrebbe offerto alle BR un motivo per “sospendere” la loro sentenza di morte. Sentenza annunciata come prossima con il comunicato diffuso il 5 maggio, restato famoso per il gerundio “eseguendo la sentenza”. Signorile ha precisato che questa dichiarazione di Fanfani non avrebbe comportato la liberazione di Moro, ma sicuramente avrebbe permesso di fermarne l’uccisione ed aprire una nuova fase verso la liberazione. Il fatto nuovo sta nella considerazione di Signorile sulla reale possibilità delle forze dell’ordine di fare qualcosa di concreto verso la ricerca della prigione. “Avevo il telefono sotto controllo – racconta Signorile – ed ero pedinato; se avessero voluto utilizzare le informazioni raccolte, avrebbero potuto fare qualcosa”.
Secondo. La situazione non precipitò la mattina del 9 maggio ma la notte precedente. Questa considerazione apre ad una riflessione di non poco conto.
Sembrerebbe esserci un legame con le parole del terrorista Carlos nell’intervista rilasciata allo stesso Cucchiarelli nel giugno del 2008, successivamente confermate da Bassam Abu Sharif. Carlos sostenne che una fazione del Sismi preparò un ultimo, estremo tentativo di salvare Aldo Moro che prevedeva il trasferimento di alcuni brigatisti italiani dal carcere in un Paese Arabo. Carlos ritiene che l’operazione fallì forse per l’imprudenza di Bassam Abu Sharif che nell’agosto del 2008 confermò che avrebbe potuto salvare Moro ma non commise nessuna imprudenza: chiamò un numero “speciale” lasciando un messaggio dopo l'altro ma senza avere nessuna risposta.
Una annotazione, infine, sull’apertura di Fanfani. Se la sera dell’8 maggio la situazione era ben diversa e gli eventi precipitarono nel corso della notte, Fanfani non avrebbe avuto bisogno di annunciare, in sede di Consiglio Nazionale della DC la sua posizione di rottura nei confronti della fermezza. A maggior ragione se fosse stato al corrente della notizia del ritrovamento del corpo di Moro prima delle 11 del mattino.
(Intervista completa a Carlos >
qui<) (Intervista completa a Bassam Abu Sharid >
qui<)
Terzo. La notizia della morte nei palazzi del potere sarebbe arrivata molto prima del ritrovamento della R4 in via Caetani e l’uccisione di Moro non fu la conseguenza di qualcuno che “fregò” Cossiga. Forse di qualcuno più forte (o meglio attrezzato) che operava in contrasto con gli interessi con i quali si muoveva chi stava agendo per conto del Ministro dell’Interno, nel cercare una via per salvare la vita ad Aldo Moro. E questo vuol dire che una trattativa c’era, che qualcuno la sabotò e che il Governo era aggiornato costantemente dell’evolversi della situazione.
E se tanto mi dà tanto, chi sabotò la trattativa e contribuì in maniera determinante all’uccisione di Moro, fu diverso da chi, a livello internazionale, stava dando una mano al governo per giungere ad un esito positivo. Il governo fu probabilmente aiutato dagli alleati di sempre…
Dulcis in fundo una considerazione, parzialmente nota, riguardo l’operazione e l’autonomia delle BR. "Le BR rapirono moro in autonomia, secondo una loro logica, ma senza l'intenzione di ucciderlo: ne é prova il fatto che lo interrogassero a volto coperto. Dopo pochi giorni però il sequestro cambiò di significato, natura e quindi anche conclusione". E ancora: "Non credo che ci fosse bisogno di dare a Moretti l'ordine di agire, perché i brigatisti sapevano già cosa fare; certo c'erano delle persone sopra Moretti, che non sono mai state scoperte".
Una chiara chiamata di correità verso le forze ed i poteri internazionali. E, forse, un’allusione musicale?