Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Mi è capitato di leggere una serie di commenti su un’inchiesta di qualche anno fa il cui senso profondo non è stato ancora colto da nessuno.
Mi permetto di fare un piccolo intervento, dato che ritengo di conoscere un po' meglio di tutti la vicenda.
Al di là delle ricostruzioni di cronaca che a distanza di 30 anni possono anche essere condizionate da elementi esterni, io credo che NESSUNO abbia compreso a fondo l'importanza della questione.
Che non è se hanno aperto la macchina così o cosà, se c’era tizio o caio, se tizio ha detto una cosa o un’altra.
Ma è l’orario.
Già nel 1980, in Commissione Moro, Signorile indicò l’orario in cui seppe assieme a Cossiga del ritrovamento del cadavere di Moro alle 11. E lo disse quasi a ridosso dei fatti e di fronte a persone che non erano le ultime arrivate (ad esempio c’era il Sen. Flamigni tra i commissari). Nessuno obiettò nulla sull’orario. Io sarei saltato sulla sedia, per esempio…
Per tanti anni mi sono posto il problema di trovare un riscontro a quella dichiarazione di Signorile: non era facile in quanto l’unica strada era riuscire a trovare un testimone diretto.
Per caso incrociai Raso e mi stupì il fatto che non avesse scritto nel suo libro proprio l’orario in cui fu chiamato ad intervenire. Quando glielo chiesi e mi disse che era poco prima delle 11, capii che forse c’era una possibilità. Per lui l'orario non era un problema e per molto tempo gli ho lasciato credere che fosse vero che la telefonata di Morucci fosse stata fatta nel primo mattino (di questo era convinto).
Il Maresciallo Circhetta ricorda perfettamente il momento in cui ricevette la chiamata dalla centrale in cui gli venne chiesto di rientrare urgentemente a Roma. Lo ricorda perché stava facendo addestramento a circa un’ora di distanza dalla capitale: guardò l’orologio ed erano le 11. Lo ha ribadito con grande lucidità anche il 9 maggio scorso nella trasmissione "Radio Anch’io" che lo ha intervistato nuovamente.
Tutti i colleghi di Raso che facevano parte del gruppo all’epoca hanno confermato l’orario e anche dei superiori di Raso
Un’agenzia delle 9.35 informa della visita di Signorile al Viminale. L’Onorevole ha sempre confermato sia l’orario, sia la circostanza dell’invito di Cossiga per il caffè a quell’orario.
Nei servizi dei TG di quel 29/06/2013, il sottosegretario Darida dice che lui stesso accompagnò Cossiga in via Caetani verso le 12, e sostiene di ricordarlo bene. Ora le 12 non saranno le 11 ma nemmeno le 14 in cui il Ministro si vide in via Caetani ripreso dalle telecamere. Qualcuno prima delle 14, evidentemente, Raso deve averlo visto.
E dato che l’orario credo sia ormai un dato di fatto, allora le domande che ci dovremmo porre sono altre:
1) Come facevano le Istituzioni a sapere che lì, a quell’ora (le 11) c’era un’anonima macchina rossa che conteneva “la nota personalità”?
2) Come mai la notizia non la diede lo Stato (ad esempio il Ministero dell’Interno) ma si attese la famosa telefonata delle 12.13?
3) A cosa servì quel lasso di tempo in cui il cadavere del povero Moro fu tenuto in ostaggio dallo Stato?
Queste domande, secondo me, portano diritti alla questione principale di tutta la vicenda: cosa realmente fece lo Stato per liberare il prigioniero, quali personaggi furono coinvolti, con quali obiettivi e con che risultati agirono.
Perché è questo il vero dubbio che ho sempre avuto: che lo Stato, più dei brigatisti, non ci abbia raccontato quasi nulla e quel poco sia da catalogare in un mare di frottole.
E quell’orario e ciò che successe nelle due ore successive, per me ne sono un concreto indizio.
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