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Assassinati dalle Brigate Rosse - Risarcimento dopo 34 anni
06/09/2008 - Il Giorno - Lorenzo Sani
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Assassinati dalle Brigate Rosse - Risarcimento dopo 34 anni
I killer di Mazzola e Giralucci dovranno pagare 350mila euro ai parenti delle vittime.
Tra gli altri è stata condannata la Ronconi poi consulente del ministro Ferrero

«Hanno cercato di difendere con le unghie e con i denti proprio ciò per cui dicevano di provare disprezzo: la proprietà, i beni materiali, il denaro. Queste sono le Brigate Rosse che hanno ucciso mio papà e vorrei che emergesse con chiarezza».
Aveva 26 anni Piero Mazzola e una carriera universitaria appena avviata quando le Br gli uccisero il padre, il 17 giugno 1974.

Fu il battesimo di fuoco delle Br e sono trascorsi 34 anni dall’omicidio a sangue freddo di due persone inermi, che si trovano nel posto sbagliato: la sede Msi di via Zabarella a Padova. Graziano Giralucci, militante missino, tra i fondatori del Cus Padova Rugby, aveva 30 anni e una figlia in fasce. Giuseppe Mazzola, padre di Piero, ne aveva 60 e quattro figli. Carabiniere in pensione, una carriera di benemerenze a attestati, scampò alla prigionia in Africa e partecipò alla guerra di liberazione in Calabria. Non era iscritto al Msi, aveva simpatie monarchiche. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, che il 1 luglio 1992 ha condannato il commando omicida — Roberto Ognibene e Fabrizio Pelli, Martino Serafini, Susanna Ronconi, Giorgio Semeria — e per concorso morale in duplice omicidio i leader storici delle Br, Renato Curcio, Alberto Franceschini, e Mario Moretti, è calato il sipario anche sulla causa civile.

I killer di Mazzola e Giralucci dovranno risarcire i danni morali ed esistenziali alle famiglie: la sentenza del giudice Carla Zanellato stabilisce infatti che a ciascuna a parte offesa siano liquidati 350mila euro. Ma non sarà facile recuperarli. A oggi risulta siano state avviate le procedure di pignoramento solo dei mobili di Serafini. Curcio, in libertà condizionata, è socio della coop editrice Sensibili alle foglie, a Ognibene, semilibero, potrà al massimo essere pignorato il quinto dello stipendio da geometra al comune di Bologna, la Ronconi, da tempo è in libertà, lavora col Gruppo Abele, Pelli morì di leucemia a San Vittore nell’agosto 1979.

«A noi non interessano quei soldi, sono euro che grondano sangue. Andrà tutto in beneficenza all’Arma dei carabinieri», spiega Piero Mazzola. «Abbiamo già recuperato una parte delle spese processuali per i giudizi penali ed è stata devoluta senza toccare un solo centesimo».

Soddisfatto per la sentenza?
«Non si può proprio parlare di soddisfazione. La nostra ferita non si rimarginerà mai, ma l’intera vicenda ha fatto emergere il vero spessore morale dei brigatisti. Per loro la vita umana non aveva valore, ma i beni materiali sì, e per difenderli si sono attaccati ai cavilli più nascosti delle leggi di quello Stato che dicevano di voler sovvertire».

Come reagì quando il ministro Ferrero tentò di nominare la Ronconi consulente?
«Lo denunciai e ha dovuto fare marcia indietro. I giornali hanno scritto che la Ronconi si ritirò, ma non è vero: quella nomina è stata annullata perché mancavano i presupposti, era un atto illegittimo e, se permette, per me illecito. Non mi ha sorpreso, se è questo che vuole sapere, perché gli ex brigatisti continuano a tenere banco e a salire in cattedra alle università. Quando nel ’91 il presidente della Repubblica Francesco Cossiga manifestò l’intenzione di graziare Curcio io e la mia famiglia abbiamo chiesto la sospensione della cittadinanza italiana. Non potevamo opporci alla grazia, ma non volevamo che fosse concessa anche a nome nostro».

Uccidere un fascista non è reato, era scritto sui muri delle nostre città in quegli anni...
«Se è per questo diversi deputati lo sostenevano anche in Parlamento: Padova era la culla ideologica di certi fermenti e in parte forse lo è ancora. La gente tende a rimuovere e preferisce voltarsi dall’altra parte. Ma è sbagliatissimo, perché quello che è capitato alle nostre famiglie poteva capitare a tutti. Non ci siamo mai sentiti abbandonati, anche se ci siamo trovati da soli contro il presidente della Repubblica: i carabinieri hanno sempre lavorato per trovare i veri assassini. Anche la magistratura non si è arresa e vorrei sottolineare l’umanità di un magistrato, Pietro Calogero, che non mi ha mai trattato come il numero di un fascicolo, nonostante io abbia consumato negli anni i gradini della Procura».

Moralmente vi sentite risarciti?
«Moralmente ci fa pena tutto lo spazio che i mass media hanno dato agli ex terroristi. E’ vergognoso».

Oggi si ipotizzano collusioni, tra apparati dello Stato e le Br...
«E’ possibile che questi terroristi siano stati strumentalizzati per chissà quale disegno superiore. Basta guardarli in faccia: nei loro occhi non vedi la luce, l’intensità di un’intelligenza superiore. Vedi solo la banalità del male».

 

Lorenzo Sani - Il Giorno - 06/09/2008