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Assassinati dalle Brigate Rosse - Risarcimento dopo 34 anni
«Hanno cercato di difendere con le unghie e con i denti proprio ciò per cui
dicevano di provare disprezzo: la proprietà, i beni materiali, il denaro. Queste
sono le Brigate Rosse che hanno ucciso mio papà e vorrei che emergesse con
chiarezza». Fu il battesimo di fuoco delle Br e sono trascorsi 34 anni dall’omicidio a sangue freddo di due persone inermi, che si trovano nel posto sbagliato: la sede Msi di via Zabarella a Padova. Graziano Giralucci, militante missino, tra i fondatori del Cus Padova Rugby, aveva 30 anni e una figlia in fasce. Giuseppe Mazzola, padre di Piero, ne aveva 60 e quattro figli. Carabiniere in pensione, una carriera di benemerenze a attestati, scampò alla prigionia in Africa e partecipò alla guerra di liberazione in Calabria. Non era iscritto al Msi, aveva simpatie monarchiche. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, che il 1 luglio 1992 ha condannato il commando omicida — Roberto Ognibene e Fabrizio Pelli, Martino Serafini, Susanna Ronconi, Giorgio Semeria — e per concorso morale in duplice omicidio i leader storici delle Br, Renato Curcio, Alberto Franceschini, e Mario Moretti, è calato il sipario anche sulla causa civile. I killer di Mazzola e Giralucci dovranno risarcire i danni morali ed esistenziali alle famiglie: la sentenza del giudice Carla Zanellato stabilisce infatti che a ciascuna a parte offesa siano liquidati 350mila euro. Ma non sarà facile recuperarli. A oggi risulta siano state avviate le procedure di pignoramento solo dei mobili di Serafini. Curcio, in libertà condizionata, è socio della coop editrice Sensibili alle foglie, a Ognibene, semilibero, potrà al massimo essere pignorato il quinto dello stipendio da geometra al comune di Bologna, la Ronconi, da tempo è in libertà, lavora col Gruppo Abele, Pelli morì di leucemia a San Vittore nell’agosto 1979. «A noi non interessano quei soldi, sono euro che grondano sangue. Andrà tutto in beneficenza all’Arma dei carabinieri», spiega Piero Mazzola. «Abbiamo già recuperato una parte delle spese processuali per i giudizi penali ed è stata devoluta senza toccare un solo centesimo». Soddisfatto per la sentenza? Come reagì quando il ministro Ferrero tentò di nominare la Ronconi
consulente? Uccidere un fascista non è reato, era scritto sui muri delle nostre città
in quegli anni... Moralmente vi sentite risarciti? Oggi si ipotizzano collusioni, tra apparati dello Stato e le Br...
Lorenzo Sani - Il Giorno - 06/09/2008
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