| Home | |
vuoto a perdere |
|
Pronto DC? Qui le BR... State allo sconto, eh... Giovanni Senzani, l'ultimo stratega delle Brigate
rosse, la butta sullo scherzo. Le istituzioni hanno stretto accordi con Raffaele Cutolo e con i re del cemento. I brigatisti sono riusciti a siglare un'intesa per convivere nelle carceri con i boss campani e intascare 1.450 milioni di lire. L'ostaggio è tornato dalla sua famiglia, senza rivelare nulla di compromettente. Tutti felici e contenti nel mettere in scena, come l'ha definita Giorgio Napolitano, "una delle pagine più nere nell'esercizio del potere in Italia". Ancora oggi sui volti di molti protagonisti della vicenda si materializza un sorriso sornione. Appare nelle interviste e nei filmati inediti della puntata speciale de 'La storia siamo noi' con cui Giovanni Minoli ha ricostruito i lati oscuri del sequestro. Il documentario, realizzato da Carlo Durante e Aldo Zappalà, raccoglie le registrazioni originali della trattativa; il filmato del processo nella 'prigione del popolo'; le parole dello stesso Cirillo, lucidissimo a 87 anni. Colpiscono soprattutto le ammissioni di Antonio Gava, che riconosce per la prima volta il ruolo della Democrazia cristiana nel riscatto: "Dissi: quello che possiamo fare lo facciamo. Ma io e il partito non vogliamo avere alcuna ingerenza. Io mi estraniai, gli altri si sono adoperati. Flaminio Piccoli (all'epoca presidente della Dc, ndr) era convinto che bisognava contribuire". Finora il partito ha sempre negato. Nel 1988 l'allora premier Ciriaco De Mita
in Parlamento aveva respinto la ricostruzione del giudice istruttore: "Un
magistrato che agisce fuori delle procedure e abusa delle procedure per i suoi
sospetti è fuori dal circuito costituzionale". Il rapimento nasce nel disastro sociale del terremoto del novembre 1980, con un numero enorme di disoccupati e di senzatetto. L'offensiva lanciata da Senzani mira a conquistare questa folla. Il sequestro di Cirillo, assessore ed ex presidente regionale che arbitra la ricostruzione, viene rivendicato con lo slogan: 'Requisire le case sfitte. Lavorare meno, lavorare tutti'. A Napoli le Br appaiono invincibili: sequestrano, ammazzano, fanno propaganda. Diffondono i verbali del 'prigioniero' sul sistema di potere di Gava. A quel punto si muovono i servizi segreti: incontrano Cutolo in carcere, concedono un lasciapassare ai suoi luogotenenti latitanti. Don Raffaele convince le Br a rinunciare all'esecuzione di Cirillo e accettare i soldi. Così la Dc salva l'ostaggio e la compattezza del partito. Le uniche vittime restano l'autista e l'agente di scorta di Cirillo uccisi nell'agguato. E ancora oggi Gava non mostra rimorsi: "Con il riscatto le Br si sputtanarono in maniera straordinaria". Solo loro? (16 maggio, Gianluca Di Feo, L'espresso)
|