| Home | |
vuoto a perdere |
|
Vita e morte di Margherita Cagol, il primo capo delle
Br 5 giugno 1975. Muore Margherita Cagol, "Mara" per le prime "Brigate Rosse". Ragazza di buona famiglia che diventa rivoluzionaria negli anni delle contestazioni all'università di Trento. Moglie di Renato Curcio, leader dei brigatisti, prima a scegliere la lotta armata impegnando tutta sé stessa alla causa rivoluzionaria. Ma sulla sua morte ci sono ancora due tesi e un mistero irrisolto: Mara è stata uccisa in uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine? Oppure è stata vittima di un'esecuzione a sangue freddo dopo che si era arresa? Da questo enigma, tra la versione ufficiale e quella raccontata dal brigatista mai arrestato che stava con lei, Stefania Podda, giornalista del quotidiano "Liberazione" ha dato alle stampe il suo "Nome di battaglia Mara - Vita e morte di Margherita Cagol, il primo capo delle Br" della Sperling & Kupfer Editori. Il filo rosso che unisce le quasi 250 pagine del libro vanno alla ricerca del personaggio Kagol, la ragazza bene e la rivoluzionaria, la musicista e il leader della lotta armata. Trento, Milano, Genova, Torino. Azioni armate, teorie rivoluzionarie, la nascita delle Brigate Rosse. Macchine bruciate ai responsabili d'azienda colpevoli di colpire la classe operaia. Sequestri lampo. E poi, il rapimento del giudice Sossi che sostanzialmente fa trionfare il brigatismo sullo stato, facendo passare le Br come novelli "Robin Hood". E poi, il sangue di Padova, dove a morire sono i due missini Giuseppe Mazzola e Graziano Girallucci. L'arresto del marito-leader brigatista, liberato dopo poco grazie alla spettacolare azione nel carcere di Casale Monferrato, guidata proprio da Mara. E poi il sequestro Gancia, che finirà con la morte della brigatista. "Piú passano gli anni e piú ci rendiamo conto del caos che c'è in Italia, delle differenze di classe, delle ingiustizie infinite. Tutti i fanatismi sono terribili, ma arrivo a capire meglio quegli anni lontani, ormai dimenticati. Almeno allora c'era un ideale. Il resto è mafia, cocaina, potere assoluto". Con queste parole, Vittorio Vallarino Gancia, dieci anni fa in un'intervista all'Espresso, analizzava il fenomeno Br. E ringraziava Mara per la sua "umanità" e per avergli fatto salva la vita. E quindi l'epilogo di mistero. Un libro che si legge tutto di un fiato, dall'inizio alla fine. Che analizza nel profondo le tesi "rivoluzionarie". Le utopie, i sogni, come l'intransigenza della lotta armata. E racconta come dopo la morte della Cagol, le Br II e III iniziano la lunga striscia di sangue che terrorizzerà l'Italia intera. Con l'avallo dei vecchi brigatisti. Anche se in alcuni momenti la tentazione apologetica è dietro le porte, l'autrice è brava nel prendere le distanze e nel non far prendere mai la dimensione del romanzo a storie tremendamente vere. Soprattutto, oggi, con la follia delle nuove Br c'è bisogno di analisi lucide come di risposte forti per fermare ogni deriva terroristica. Ma prima è necessario capirne le tesi, perché solo il pugno duro dello Stato potrebbe diventare un errore. Un libro da far leggere a chi vuole sentire addosso l'angoscia esistenziale di quei tempi e capirne la storia, momento per momento. E soprattutto una pubblicazione da leggere per conoscere il romantico personaggio di Mara, donna rivoluzionaria, leader che trova la morte armi in pugno. Che a distanza di anni ancora suscita passione. E non trova pace per la sua fine misteriosa. Un mazzo di rose, intanto, per anni è stato lasciato nel luogo della sparatoria. Margherita Cagol è uno dei quei personaggi che difficilmente vengono dimenticati. Augusto Curino
|